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Critiche

TITOLI DELLA STAMPA , Sulla presentazione del nuovo CD di Gastone Pietrucci-La Macina-,Jesi, Teatro "Pergolesi" 6 Febbraio 2010.

PostDateIconMercoledì 25 Novembre 2009 19:24 | PDF | Stampa | E-mail

Sabato il concerto per la presentazione del nuovo disco. Rammarico per la mancata lirica su Scataglini.                                                LA MACINA CANTA LA TRADIZIONE POPOLARE.                    Gli eredi del poeta dorico hanno imposto al gruppo di non utilizzare i suoi versi. valentina Conti: "Disco straordinario".

Talita Frezzi -CORRIERE ADRIATICO,  Anno 150 N° 33 - Mercoledì 3 febbraio 2010

                                           *   *   *

DISCO LA MACINA-SCATAGLINI, LA ROTTURA PER COLPA DI UN LIVE.                                                                                       Il disco incompiuto.

Paolo Termentini - Il MESSAGGERO, Anno 132-N° 34 - Giovedì 4 Febbraio 2010

                                          *   *   *

Jesi: sabato 6 febbraio alle ore 21,15 al Teatro Pergolesi presentazione in prima nazionale.                                          TERZO CD DI GASTONE PIETRUCCI-LA MACINA

VOCE DELLA VALLESINA, Anno LVII-N.4 - Jesi, domenica 7 Febbraio 2010.

                                         *   *   *

Tolta una canzone con i versi di Scataglini.                                    LA MACINA, IL NUOVO DISCO GENERA POLEMICHE.

Sara Ferrari, il RESTO DEL CARLINO, Anno 125-Numero 28, Mercoledì 3 Febbraio 2010.

                                         *   *   *

Il caso. Sabato al Pergolesi il vernissage dell'ultimo album del gruppo, ma senza il brano coi versi musicati del poeta dorico.    SCATAGLINI, GLI EREDI DICONO NO. E LA MACINA RESTA SENZA PAROLE.                                                                                            La La poesia di Scataglini non diventa musica.

Paolo Termentini, IL MESSAGGERO, Anno 132-N° 33 - Mercoledì 3 Febbraio 2010.

APPUNTAMENTI IN MUSICA. SULLE NOTE DELLA 'MACINA'

il RESTO DEL CARLINO, Anno 125-Numero 29, Giovedì 4 febbraio 2010.

                                           *   *   *

 

Il concerto al Pergolesi.                                                                 LA MACINA A JESI CON IL NUOVO CD

CORRIERE ADRIATICO,  Anno 150 N° 35 - Venerdì 5 febbraio 2010.

                                            *   *   *

AEDO MALINCONICO ED ARDENTE, FUOCO ED ACQUE DI CANTO.                                                                                      La presentazione del terzo volume realizzato da Gastone Pietrucci e La Macina.

CORRIEREPROPOSTE, Mensile di Cultura e Turismo delle Marche. Febbraio 2010/02.

                                            *   *   *

E' uscito il nuovo album della Macina.                                           LA MACINA, LA TRADIZIONE POPOLARE DIVENTA ARTE L'ultimo lavoro del gruppo folk

PORTOBELLO'S Magazine, Settimanale di annunci, informazioni, sport, tempo libero. Edizione Vallesina N° 6 - 10 Febbraio 2010.

                                            *   *   *

La poesia "contesa"                                                                 TUTO E' CORPO D'AMORE, LA MUSICALITA' DEI VERSI DI SCATAGLINI CHE LA MACINA VOLEVA CANTARE.

IL MESSAGGERO, Venerdì 5 Febbraio 2010.

                                            *    *    *

GASTONE PIETRUCCI E LA MACINA PRESENTANO IL LORO NUOVO CD.

JESI E LA SUA VALLE, Quindicinale d'informazione. Anno XLIX, n. 2 - 30 gennaio 2010.

                                            *   *   *

Gli show made in Jesi, La Macina e Lucarini sabato da separati in casa.                                                                                          PER PIETRUCCI E LUCARINI SABATO DA SEPARATI IN CASA. Vallesina / I due spettacoli frutto dell'estro di autori locali collcati alla stessa ora dalla Fondazione.                                                 Il concerto per il nuovo disco al Pergolesi, la commedia "L'unico dubbio è il prezzo" a Montecarotto. Pubblico costretto a scegliere.

                                            *   *   *

STASERA AL PERGOLESI LA MACINA E POETA.

CORRIERE ADRIATICO,  Anno 150 N° 36 - Sabato 6 febbraio 2010.

                                            *   *   *

Il concerto / Al Pergolesi si scopre l'ultimo intenso e complesso disco che chiude la Trilogia dell'Aedo.                                              LA MACINA, MUSICA TRA MALINCONIA E ARDORI.               Sul palco anche Marco Poeta, i Gang, Màlleus, Galassi e l'orchestra di Campolucci.

Paolo Termentini, IL MESSAGGERO, Anno 132-N° 36 - Sabato 6 Febbraio 2010.

                                            *   *   *

LA MACINA AL PERGOLESI STASERA NEL CONCERTO ORFANO DI SCATAGLINI

Giorno & Notte, IL MESSAGGERO, Anno 132-N° 36 - Sabato 6 Febbraio 2010.

                                            *   *   *

JESI-TEATRO "PERGOLESI"-SABATO 6 FEBBRAIO - PRESENTAZIONE IN PRIMA NAZIONALE DEL NUOVO CD DI GASTON PIETRUCCI-LA MACINA, "AEDO MALINCONICO ED ARDENTE, FUOCO ED ACQUE DI CANTO" III. 

FOLK BULLETIN, Musica danza tradizione,  Numero 259, Febbraio 2010, Anno 7- numero 10 (nuova serie).

                                             *   *   *

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CIRO DE ROSA:LA MACINA AL PREMIO NAZIONALE "CITTA’ DI LOANO" ,Loano (Sv)31 Luglio 2009

PostDateIconLunedì 23 Novembre 2009 23:49 | PDF | Stampa | E-mail

[...] Serata conclusiva della manifestazione il 31 luglio con "Storie di Faber. Tradizione e folklore nella musica di De Andrè", la produzione concepita proprio per il festival loanese. Operazione delicata e rischiosa, che poteva apparire perfino abusata, visti gli innumerevoli tributi al cantautore genovese a dieci anni dalla scomparsa. Per la direzione artistica del festival De Andrè ha incarnato nella musica e nei testi la dialettica tra antico e moderno, con continui richiami al mondo popolare nelle forme poetiche e nei temi. Da qui nasce la proposta fatta ad un gruppo di artisti di rango dell'arcipelago folk e non solo di fornire una lettura personale delle canzoni di De Andrè. [...]

[...]  Passaggio di consegne a La Macina attraverso "Bocca di Rosa" che incontra la licenziosità del tradizionale "Catarinella ero catarinella so...". A seguire "La Ballata del Michè" e "Tre madri" in parallelo con il canto religioso "Sotto la croce Mmaria...". Siamo sicuramente alle sequenze più entusiasmanti e toccanti della serata per la capacità di Gastone Pietrucci di sentire la poesia di De Andrè, avvicinandola per temi e umori alla propria tradizione orale marchigiana, cogliendo appieno lo spirito del progetto loanese. [...].

Ciro DE ROSA, Io c'ero, Folk Bulletin, Anno XXI, Numero 256, Novembre 2009 .Anno 7 - numero 9 (nuova serie).

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Guido FESTINESE ,Book Note, il Manifesto, Maggio 2009

PostDateIconLunedì 21 Aprile 2008 18:22 | PDF | Stampa | E-mail

BOOK  NOTE                                                                                 Il sonno della ragione.                                                               Tra riti, filastrocche                                                               e serenate contadine.  

"Straordinaria figura di operatore culturale, sempre (o quasi) "dietro le quinte", a curare nel dettaglio regia, tempi e modi di spettacoli che scavano a fondo nelle "radici" , restituendo emozioni che davvero sembravano smarrite, Giorgio Cellinese è una figura ben nota nel mondo della musica popolare, e della ricerca etnografica ed etnomusicologica tutta. Dal 1977 Cellinese è il "quinto" della Macina, uno dei più straordinari e longevi ensemble della Penisola volto al recupero delle tradizioni popolari, "focus" speciale sulle Marche, senza dimenticare disgressioni sulle regioni di confine. Dodici anni è durato il lavoro di raccolta dei materiali sulle proprie radici abruzzesi e nello specifico di Atri, nel teramano. Riordinando e catalogando bobine e cassette raccolte tra il 1980 e il 1992, ecco il materiale da salvare, e da far conoscere, palpitanti schegge di sapere popolare raccolti in Jemece a ffà un sonnellino in fondo allo stagno, edito dal Centro Tradizioni Popolari. Lo stesso titolo ha avuto, a partire dal 2001, lo spettacolo incentrato su questa raccolta andato in scena al Festival di Monsano che proprio la Macina organizza. E' un incrocio stretto, avvolgente di filastrocche, formule magiche, giochi, invocazioni, canti: come la superva versione abruzzese di Isce sole, che qualcuno rammenterà "detta" da Peppe Barra. Il cd accluso ne presenta buona scelta, con la partecipazione attiva (e commossa) dei fratelli Severini, ovvero i Gang, negli ultimi anni collaboratori abituali della Macina.

Se il testo di Cellinese è un affondo in una "microstoria" familiare che pure restituisce il respiro largo della comunità, imponente invece è il lavoro di sistemazione organica del materiale raccolto (negli anni Sessanta) racchiuso in L'Umbria cantata. Musica e rito in una cultura popolare [...]

 

Guido FESTINESE, Book Note, il Manifesto, Maggio 2009

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Gino FERRO , Venezia, 7 Aprile 2009,

PostDateIconDomenica 20 Aprile 2008 17:39 | PDF | Stampa | E-mail

A PROPOSITO DELL'ULTIMO LAVORO DE LA MACINA:

GIORGIO CELLINESE-LA MACINA                                          JEMECE A FFA' UN SONNELLINO IN FONDIO ALLO STAGNO" (Ricordi e tradizioni popolari atriane della famiglia Cellinese). Libro con Cd allegato (MCM-records-050-W10-2008)

 

"[...] Un grazie di cuore a Giorgio per il dono molto gradito (libro con cd allegato: Jemece a ffà un sonnellino in fondo allo stagno"). Ho ascoltato con emozione la sua voce che interpreta i canti e le favole della sua terra, riuscendo a narrarre l'epopea della sua infanzia, come luogo della memoria perduta e ritrovata, capace di restituire nella sua interezza quel mondo primigenio che ciascuno di noi si porta dentro durante tutta la vita.

I testi sono sempre qualcosa di inerte. Essi vivono solo quando vengono letti, interpretati e animati dalla voce. Un fatto, un ricordo, un volto devono essere nominati per uscire dal silenzio e dall'ombra. La rievocazione di Giorgio si sviluppa tra l'incanto della dolcezza della memoria e la concretezza di un brano di storia personale ancorato ad un preciso contesto storico-culturale.                                                                                   Per la nostra generazione la fine dell'infanzia ha coinciso con la fine di un mondo, di un paesaggio, di una cultura. Nel giro di pochi decenni tutto è stato travolto ed annullato. Mi chiedo molte volte quanti di noi hanno saputo affrontare con equilibrio questo passaggio da una civiltà contadina ad una civiltà tecnologicamente avanzata la cui omologazione totalizzante ha annullato ogni differenza ed ogni identità.                                Per chi come noi ha imparato a parlare usando il dialetto, solo l'uso di questo strumento linguistico consente un'adesione immediata e profonda ad un mondo che sentiamo unico ed originale.                                                                                    Da qui deriva, io credo, quel clima incantato e sognante che avvolge questo lavoro in cui tutto diventa levità e simbolo. la forza emotiva di questi testi risiede nella loro capacità di dare concretezza visiva e sonora ad un paesaggio dell'anima e della memoria.                                                                                      E in questa lettura ed in questo ascolto ho ritrovato anche una parte di me stesso.                                                                   Mai come in questo momento c'è bisogno di poesia. Mala tempora currunt! Siamo governati da un guitto da avanspettacolo di periferia. E' una vera e propria catastrofe estetica, prima che morale ed istituzionale. Raccogliamo le forze ed aspettiamo che passi la 'notte'.                                                                           Un abbraccio a tutti e due, con affetto.                                   Gino".

Gino FERRO, da una lettera a Gastone Pietrucci, Venezia, 7 Aprile 2009.

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Gilberto Severini, Corriere Adriatico 30/VIII/1977 - 01/IX/1978 - 1/VI/2003

PostDateIconMercoledì 19 Marzo 2008 17:54 | PDF | Stampa | E-mail

" LA MACINA" RISCOPRE L'ANTICO FOLKLORE MARCHIGIANO. Il gruppo di canto popolare, che ha fatto ancora sfoggio di particolare bravura meritandosi tanti applausi, tende a recuperare , attraverso un severissimo rigore di ricerca e d'esecuzione, vecchie nenie e canzoni della nostra terra, che erano il motivo conduttore dei riti di una civiltà estinta.

[...] Cos 'è la Macina? Un gruppo di canto popolare [...]  che tiene al proprio rigore sia nel senso della ricerca che in quello dell'esecuzione. La ricerca viene condotta per gran parte nelle Marche ed è rivolta al recupero dei vecchi canti che erano il motivo conduttore dei riti di una civiltà pressocchè estinta: quella contadina. Canti quindi che scandivano ritmi e motivazioni molto diverse da quelle attuali. Vi è in essi il sapore del lavoro quotidiano, il senso di una condizione subalterna, l'autenticità dei momenti gioiosi ed il dolore composto dei momenti più amari. Per quel che riguarda la esecuzione il Gruppo si attiene, sin dall'uso degli strumenti, per non parlare ovviamente della voce, alle modalità espressive delle loro origini . Da ciò deriva una inevitabile carica emotiva che, intatta, investe il pubblico recuperandolo ad un momento corale "vivo" e non già al gusto lezioso e furnesco per l'archeologia musicale o per gli LP della Cinquetti o della Berti che, contente e vezzose, di tanto in tanto propongono qualche valzerotto "impegnato" per dire quanto sono sensibili alla cultura folk. Quelli de "La Macina" si muovono in tutt'altro senso e se vi capita di ascoltarli capite perché ci hanno convinto sin dalle prime battute de "La Pasquella" (poi richiesta per il bis) che è un canto di questua raccolto a Monsano. I giovani interpreti si chiamano Claudio e Giuseppe Ospici, Piergiorgio Parasecoli, Gastone Pietrucci, Fefi Serrini. E sono tutti bravi. Sul serio."

[...] Chi assisterà ai loro concerti capirà da sè il discorso della Macina: per quel che dicono cantando, per come lo cantano, per l'espressività estrema del Gruppo, che è riuscito ad attingere linfa vitale dalle più profonde radici della nostra terra, facendo proprie le modalità e riti della civiltà contadina, che sicuramente divulgano con esemplare rispetto ed amore [...] "

" [...] Perché è così importante questa formazione marchigiana? Perchè è una delle poche, a nostro avviso, dell'intero territorio nazionale che propone i valori della società contadina restituendoli nella loro autenticità [... ] "

Gilberto Severini, Corriere Adriatico, 30 Agosto 1977

 

" LA MACINA NELLA CORNICE DI SANTA MARIA DEGLI AROLI.  La formazione di artisti marchigiana è una delle poche che propone i valori della civiltà contadina restituendoli nelle loro autenticità. Si raccolgono gli echi di un mondo scomparso.

[...] "La Macina", un gruppo di canto popolare di riogre e coerenza tale da suscitare vivissimo interesse presso il pubblico anconetano che assistette, lo scorso anno, alle manifestazioni di musica e prosa presso il Chiostro dell'ex "Buon Pastore". Oggi Claudio e Giuseppe Opisci, Gastone Pietrucci, Piergiorgio Parasecoli saranno a Monsano per il loro primo concerto estivo in una felicissima cornice: la Chiesa di santa Maria degli Aròli. [...] Ma torniamo alla Macina. Perchè è così importante questa formazione marchigiana? Perchè è una delle poche, a nostro avviso, dell'intero territorio nazionale, che propone i valori della civiltà contadina restituendoli nella loro autenticità. Ponendosi quindi in felice alternativa con i "recuperi" di maniera un pò furbi e un pò snob che hanno prodotto parecchi danni in termini di sottocultura da più di un decennio. La Macina (il gioco di parole ignobile ci auguriamo venga scusato) "macina" sul serio le sue proposte. Ricerca nella memoria contadina, che ha ormai pochi superstiti, gli echi dei riti di un mondo scomparso e, interpretandone con autentica passione la vitalità, ne ripropone il messaggio [...] Chi assisterà allo spettacolo di Monsano e poi a quello del Chiostro ad Ancona ed al loro intervento all'IN-Teatro di Polverigi, capirà da sè il discorso de "La Macina". Per quel che dicono cantando, per come lo cantano, per l'espressività estrema del gruppo che è riuscito ad attingere linfa dalle più profonde radici della nostra terra facendo proprie le modalità e i riti della civiltà contadina che sicuramente divulgano con esemplare rispetto ed amore".

Gilberto Severini, Corriere Adriatico, 1 Luglio, 1978

 

"Poi la pioggia. Gran correre, l’ultima sera, tra il Parco e il cinema-teatro. La Macina esegue lo spettacolo metà all’aperto e metà al chiuso. E i canti del gruppo di Monsano reinvestano la allegria perduta delle nostre campagne, la irriducibile gioia di vivere che fa del dolore e dell’oppressione una musica di rabbia, un’arma per i pacifici che non vogliono conoscere la rassegnazione. Ed è una festa nella festa di Polverigi.

Gilberto Severini, Di festa in festa, 10 Giorni IN TEATRO 78, Arte, 1978

 

Caro Gastone,                                                                          

ti capita di ricordare l'infanzia? Non i tuoi momenti privatissimi, ma la scena, il fondale dei nostri primi anni di vita (siamo quasi coetanei); i suoni della provincia del dopoguerra, i ritmi dei giorni, le luci tenui la sera per strada e nelle case, gli odori della campagna nei paesi, il mercato settimanale con i mangiatori di fuoco, l'attesa delle feste?                                                           A me, da un pò di tempo succede. Senza nessun rimmpianto. Senza la minima voglia di pronunciare l'impronunciabile: ai miei tempi. Però sono piuttosto contento di aver cominciato da lì a guardarmi intorno: in un mondo minimo, conchiuso, con qualche radio e rari frigoriferi. E ogni tanto qualcuno attraversava una piazza cantando.                                                                Quando mi hai chiesto di scrivere qualche riga per i 35 anni de "La Macina", ho avuto la tentazione di cercare quel primo mio articolo del '77, di cui tu spesso mi parli, e ricostruire il lungo tragitto di cui tu sei l'infaticabile animatore...                              Di voi, della Macina, hanno scritto tanti, forse tutti quelli che ne avevano la comptenza e l'autorità che a me mancano. Cos'altro aggiungere che non sia stato detto?                                    Posso solo offrirti la personale messa a fuoco del primo nostro incontro. Con gli anni capita che il dato cronachistico si faccia vago (era luglio o agosto? era in un ex colegio di Ancona? si chiamava Buon Pastore? si trattava di una rassegna promossa da Roberto Cimetta?); ma si conservi, nitido, il senso delle emozioni provate.                                                                      Tu, voi del gruppo, con la vostra musicalità lieta e accorata, in quell'intreccio di voci che si cercavano per condividere gli stessi suoni, nella verità antica del bisogno di partecipare la gioia ed esorcizzare il dolore, mi ricongiungevate al mondo dell'infanzia. Quando quel cantare per le strade dei paesi veniva da lontano. E quel lontano era così vicino a quegli anni frugali. Con i ricordi di guerra, le speranze intatte, i ritmi della vita dei campi non così dissimili da quelli delle piccole città.                                           Ma è  davvero tutto cambiato?                                                   Ho riascoltato, prima di scrivere questa lettera, il tuo ultimo cd, dove la nudità della tua voce recupera una parte esemplare della tua ricerca. Sono, le tue - lo dico senza alcuna pretesa critica - sonorità elegantemente impure, mai approssimative.      Rendono il tempo visibile. Il passato si fa presente, come il disegno delle nostre colline. Sono, i tuoi, suoni antichi, che abitano in noi, dettati dal bisogno di celebrare e consolare la propria esistenza con il mistero della musica.                             Mi sto dilungando e rischio di essere più superfluo di quanto vorrei.                                                                                        Per concludere; volevo solo dire a te e ai tuoi amici de La Macina: grazie per questi 35 anni!                                          Buon compleanno! A presto!                                                        

Gilberto Severini, Osimo,  1 Giugno, 2003                                da I trentacinque anni di Gastone Pietrucci con La Macina: 1968-2003, Jesi, 2003

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Altri articoli...
  • Roberto Leydi ( dalla prefazione al CD ‘ Je se vedea le porte dell’affanno…’ 1998
  • Giovanna Marini ( dalla prefazione al disco ‘ Io me ne voio andà pel mondo sperso…’ 1984; 14 Maggio 1994
  • Guido FESTINESE , "L’aedo marchigiano", Worldmusic , Marzo-Aprile 2003, Anno XIII, n: 59
  • MONI OVADIA, dalla prefazione al cd, "Aedo malinconico ed ardente, fuoco ed acque di canto" (Vol. II), 2006; 1995

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