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Critiche

GUIDO FESTINESE, Il Manifesto, 3 Aprile 2010

PostDateIconMercoledì 28 Aprile 2010 15:51 | PostAuthorIconScritto da Gastone Pietrucci | PDF | Stampa | E-mail
GASTONE PIETRUCCI/LA MACINA     
 AEDO MALINCONICO ED ARDENTE, FUOCO ED ACQUE DI CANTO III         
(Storie di Note/Egea)

Contrassegnato da Il Manifesto con il simbolo di: IMMENSO.

 Partiamo dalla doppia attribuzione, in titolo: Gastone Pietrucci “è” La Macina, il cuore pulsante che convoglia e spinge, con ostinata saggezza, un percorso che ormai attraversa i decenni. Le cronache potrebbero andare assai lontano, in epoche in cui c’era Giovanna Marini e poco più, a cercare il senso dell’oggi in tanti “ieri” della musica popolare che era conveniente lasciar morire d’inedia, nel vortice d’ottimismo gelido che annunciava tempi speciali e consumo per tutti. Lo “ieri” di Gastone Pietrucci erano le Marche delle filandare, del canto a vatocco, delle ballate tragiche del grande Nord filtrate, lì, in mille travestimenti diversi, e che lui s’è andato a cercare, per imparare a ricantarle, perché non morissero. Questo è il terzo capitolo dell’ Aedo, e siamo ormai a una sorta di pulsante “archivio della memoria” che ha dovuto incorporare nella scheggiata voce di pietra e di vento di Pietrucci altri materiali, che molti non crederanno “folk”: perché anche Piero Ciampi “Litaliano” come diceva Sartre, è un brandello di memoria che non deve andarsene, perché anche il Pasolini di Supplica a mia madre merita adeguata, sobria veste musicale. E che dire del Savona di E’ lunga la strada, percorso davvero “a latere” delle vicende del Quartetto Cetra? Sia come sia, qui partecipano, al solito, compagni di percorso che nobilitano il tutto con il dono della sincerità, senza schermi e paracadute: i Gang, l’Orchestra da Camera di Jesi, Ambrogio Sparagna e tanti altri. Perfino la Banda Osiris tiene un passo sobrio, ancorché monello. Dovuto, a un Signore del canto.                                                                                           

Guido FESTINESE,       
 da Alias, Supplemento Settimanale de “Il Manifesto”    
Sabato 3 Aprile 2010. Anno 13 - N. 14.

 

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Ultimo aggiornamento (Mercoledì 28 Aprile 2010 16:26)

 

Enrico de ANGELIS ,Presentazione al terzo CD di Gastone Pietrucci-La Macina: "Aedo malinconico ed ardente, fuoco ed acque di canto"

PostDateIconMartedì 29 Dicembre 2009 16:11 | PDF | Stampa | E-mail
 

Sono cresciuto, come tanti, imparando una fondamentale distinzione, quella tra canzone popolare e canzone d’autore. Ho acquisito la prima come appartenente alla tradizione orale del popolo, come espressione diretta delle classi “subalterne”, le quali la fanno propria tramandandola nel tempo e modificandola continuamente secondo le esigenze e gli stimoli delle diverse epoche e dei diversi ambienti. La seconda è invece scritta da individualità educate, artigianalmente abili, o addirittura professionistiche; e però ha un’immediatezza (diciamo di imitazione popolare) che la rende diffusa in larghi strati sociali. Si sa che sono distinzioni non nette: c’è una musica “di consumo” più vicina al folclore (quella dei cantastorie per esempio) e una più legata a modi intellettuali (anche qui un esempio: le arie e le romanze d’opera isolate e arrangiate come passatempo da salotto).
Poi è arrivata La Macina. E ha scombussolato tutti i miei schematismi. Avevo sentito parlare di loro come di un grande gruppo di ricerca e riproposta della musica di tradizione orale marchigiana. Ne tesseva le lodi nientemeno che Giovanna Marini, che attribuiva un “rigore non ostentato” al loro lavoro; dunque quale migliore garanzia per includerla nel casellario del canto popolare? Poi improvvisamente scopro, non so più come, che avevano messo su un intero spettacolo su Fabrizio De André. Ma come? Che c’entrava? Quindi arriverà Luigi Tenco, e poi Piero Ciampi, e ora Domenico Modugno.
A ben vedere, questi cantautori non erano scelti a caso, voglio dire non solo per la loro qualità intrinseca, ma anche perché in effetti hanno tutti qualcosa a che fare con il “popolare”. Nella sua vita De André ha utilizzato pastorelle medievali, antiche ballate inglesi e francesi, anonimi napoletani, il dialetto arcaico di Genova con tutte le sue influenze mediterranee. Tenco ha iniziato e chiuso la sua carriera artistica con esplicite dichiarazioni in questo senso: ha introdotto il suo primo album invocando “non la musica leggera o da ballo ma la musica popolare” e ci ha lasciato il progetto incompiuto di un disco con titoli in prevalenza tradizionali. Ciampi ha dalla sua un’evidente vocazione “orale” nella musicalità, nell’improvvisazione, nella frammentarietà, nel prestarsi alla continua modificazione e trasformazione, che lo accomuna al patrimonio folclorico. E che dire di Modugno, così radicato nell’humus dei dialetti (lui, pugliese, cantava in siciliano e in napoletano), nella cultura popolaresca, nella fisicità, nel costume, nel linguaggio del Mediterraneo.
Non potevo non entrare in contatto con questi singolari personaggi della Macina, perché, se di musica popolare ho una qualche infarinatura, alla canzone d’autore ho dedicato una vita. Scopro così un’intera compagnia di belle persone, cordiali, illuminate, artisticamente entusiasmanti. Scopro la simpatia e la voce rauca e ombrosa di Gastone Pietrucci, che con la stessa confidenza e lo stesso amore canta i documenti della tradizione marchigiana e i capolavori dei più grandi cantautori italiani. Addirittura imbastisce un concerto dove ogni canzone di De André viene affiancata ad un pezzo popolare che in qualche modo vi si collega. Incredibilmente, la Macina si unisce a uno storico e tiratissimo gruppo rock, i Gang, per realizzare, oltre che innumerevoli incontri dal vivo, un disco metà in dialetto e metà in lingua, che gli merita l’invito al Premio Tenco. Ancor più incredibilmente, mi chiamano a fare voce narrante in uno spettacolo su Ciampi. Scopro i loro dischi, tra cui un paio dal titolo davvero bizzarro e irripetibile, “Aedo malinconico ed ardente, fuoco ed acque di canto”: un titolo che qualunque ufficio di marketing discografico avrebbe immediatamente bocciato. Dentro ci sono i canti della cultura orale marchigiana, ma ci sono anche echi di Moni Ovadia, di Dodi Moscati, di Giovanna Marini, degli stessi Gang, ovvero di grandi “autori” della musica e del teatro del nostro Paese.
Ora l’astruso titolo di Pietrucci completa una sua trilogia con il presente album, per così dire antologico di tante e varie esperienze, per cui anche qui troviamo brani anonimi e altri d’autore, e che autori: Franco Scataglini, Virgilio Savona, Piero Ciampi, Pier Paolo Pasolini, Vangelis. Per non parlare di “ospitate” come quelle della Banda Osiris o di Ambrogio Sparagna. Anche stavolta, il repertorio contempla i due estremi della tradizione orale e della poesia scritta, così come quelle fasce intermedie che si esemplificava prima: un canto narrativo da cantastorie, una serenata eseguita con un’orchestra  classica.
Ecco così in successione, il poeta Scataglini musicato da Adriano Taborro, come una lauda (dicone bene Massimo Raffaeli e Francesco Scarabicchi) a cui non è però estraneo l'organo hammond. Stornelli campagnoli d'amore messi nelle mani, nelle chitarre e nei controcanti dei Gang. Il provvidenziale recupero del meno noto repertorio civile e politico anni '70 di Virgilio Savona, il genio del Quartetto Cetra, nel contesto di un progetto dedicato a Savona dal Club Tenco. Un foglio volante diffuso tra le filandare che si immagina svolazzare fino in Portogallo e diventare fado con la chitarra di Marco Poeta. L'anarchia esistenziale, il delirio di onnipotenza poetica di Piero Ciampi, per il quale il Natale è il 24. Un inedito frammento che, nell'originale spirito dinamico della musica popolare, ci integra una ballata che Caterina Bueno ci ha fatto amare. Una straziante protesta antimilitarista e antinapoleonica che ahimè si potrebbe cantare oggi per tutti quelli mandati alle guerre del nostro tempo. I doppi sensi di un contrasto cumulativo calato in mezzo ai circensi sberleffi strumentali della Banda Osiris. Un frammento raccolto da due sarte di Jesi che si apre, si dilata, si innalza lentamente, sospinto dagli archi di un'orchestra da camera. Un canto di lavoro prelevato dallo storico "Ci ragiono e canto" di Dario Fo, per il quale La Macina chiama a soccorso il ritmo della chitarra elettrica, del basso e dell'organo hannond. L'angoscia di Pasolini resa leggera e fatalista dalla musica e dal canto di Taborro & Pietrucci. Un gioiellino di Vangelis che sembra uscito, guarda caso, dalla penna di Piero Ciampi.
Ce n’è per tutti: per chi ama Piero Ciampi, appunto, e per chi ama Caterina Bueno. La Macina ha cancellato confini, ha abbattuto frontiere come dovrebbe essere ovunque per qualsiasi genere di frontiere.
 
Enrico de ANGELIS, Verona, 27 Dicembre 2009
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Ultimo aggiornamento (Venerdì 14 Maggio 2010 20:46)

 

Marinella VENEGONI, Tanta voglia di FOLK, La Stampa, Sabato 13 Marzo 2010.

PostDateIconVenerdì 04 Dicembre 2009 12:11 | PDF | Stampa | E-mail

CULTURA & SPETTACOLI


Tanta voglia di FOLK

"AEDO MALINCONICO"  

La storica band marchigiana  
Pietrucci & La  Macina 
intreccia tradizione e inediti.                                                                                                                                                                            
 
il caso  
Marinella Venegoni 
Roma        

Si risente la canzone popolare                                                                                                         

"Molti hanno cominciato a provarci, in un calderone pittoresco che mette insieme (e senza stare troppo a distinguere) l'uso dei dialetti, i canti della tradizione caduti nel dimenticatoio di noi popoli senza memoria, il massiccio revival turistico della taranta, le canzoni degli Anni '40-50, perfino i cori polifonici: in breve, c'è una vaga nostalgia di ciò che un tempo veniva chiamato folk. [...] [...] Si ricordano tentativi, negli ultimi vent'anni, per resiscitare il folk. Sempre senza esito.[...]                         [...] Adesso, sta uscendo un disco intrigante di una storica folk-band marchigiana, Gastone Pietrucci & La Macina, "Aedo malinconico ed ardente, fuoco ed acque di canto vol. III": tradizione e inediti intrecciati con piglio e delicatezza, la Banda Osiris e Sparagna come ospiti. Ma diciamo la verità: è un disco che non verrebbe mai scelto come colonna sonora delGrandeFratello.   
Eppure, Eppure 'sto folk spinge per rinascere [...]"
 
Marinella VENEGONI, La Stampa, Anno 144 N. 71 - sabato 13 Marzo 2010-
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Ultimo aggiornamento (Mercoledì 28 Aprile 2010 15:34)

 

Fabio BRISIGHELLI , Il cantore delle Marche, Corriere Adriatico, lunedì 8 Febbraio 2010.

PostDateIconMercoledì 02 Dicembre 2009 18:07 | PDF | Stampa | E-mail
CULTURA E SPETTACOLI - TRADIZIONI IN MUSICA
IL CANTORE DELLE MARCHE                                            
Presentato il nuovo Cd di Gastone Pietrucci e la Macina           
Sul palco Severini, Poeta, Campolucci e l'Orchestra Pergolesi.
 
Jesi - L'aedo, il cantore, è personaggio antico e moderno. Aedo fu il mitico Omero, il cantore delle gesta degli dei e degli eroi: nei nostri tempi, senza impeti e furori sospesi tra terra e cielo, aedo può essere chi, come Gastone Pietrucci con il suo complesso della Macina, esplora da anni con emozione sua e di chi l'ascolta un mondo più quotidiano e popolare, popolato di gente comune che s'affatica ogni giorno nella filanda, ma anche di eroi popolari del passato la cui fama rinvia a una tradizione orale che sembra non aspettare altro che affidarsi alla musica. Di questo piccolo prezioso corredo di voci, non solo della "marchigianità" saliente di riferimento, Gastone ha assunto a suo modo anche lui le vesti di emozionante cantore. "Aedo malinconico ed ardente, fuoco ed acque di canto" è il terzo volume in musica che lui e la Macina, l'altra sera al "Pergolesi" di Jesi nel corso di un concerto di penetrante immediatezza espressiva, hanno presentato al pubblico con la compresenza e il sostegno di compagni di poesia, di musica e di canto vecchi e nuovi: tra essi, Marino e Sandro Severini dei "Gang", Marco Poeta, l'Orchestra da Camera "Scuola Musicale G.B. Pergolesi" di Jesi diretta dal maestro Stefano Campolucci, e a seguire la Banda Osiris e Federico Mondelci, i cui apporti figurano nel CD, o come sodali artistici di riferimento che non ci sono più ma che hanno lasciato al nostro autore momenti preziosi di una voce poetica pronta a lasciarsi rivestire di note intime e strugggenti: Piero Ciampi, Pier Paolo Pasolini, Alberto Cesa.
Gastone con i suoi ha proposto in teatro i brani contenuti nel disco, quei "canti della cultura orale marchigiana ed altri percorsi" (Come recita il sottotitolo) frutto di una rielaborazione colta particolarmente felice, aggiungendo alla fine un intenso furiprogramma dedicato agli "amici", presenti e no. E lo ha fatto da par suo: perchè lui con la Macina sa entrare come pochi nell'intimo dei personaggi e delle situazioni evocate dai versi, riflettendoli in una specularità di canto (col suo timbro ineguagliabile e incisivo) che dà il senso dell'esatto prolungamento della poesia nella musica, come nel classico "Lied" di tradizione germanica. Per dirla con Rossini il suo è un "Cantar che nell'anima si sente".                                        L'album in oggetto va ascoltato per intero, perchè l'immedesimazione degli interpreti (a cominciare da Pietrucci) con i testi a disposizione si traduce in un'espressività di ritorno assolutamente "omofona" sotto il profilo del sentimento.
Fabio BRISIGHELLI, Il cantore delle Marche, Corriere Adriatico, Anno 150 N° 38 - Lunedì 8 febbraio 2010.
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Ultimo aggiornamento (Giovedì 06 Maggio 2010 10:50)

 

Paolo TERMENTINI ,Su Scataglini ripensateci, Pietrucci supplica gli eredi, Il Messaggero, Lunedì 8 Febbraio 2010.

PostDateIconMartedì 01 Dicembre 2009 19:17 | PDF | Stampa | E-mail
GIORNO E NOTTE
Jesi / L'accorato appello della Macina a fine concerto davanti al teatro gremito.
Tuto è corpo d'amore, un'assenza-presenza nel nuovo disco. Applausi anche per Marco Poeta, i Gang e gli altri musicisti.
SU SCATAGLINI RIPENSATECI, PIETRUCCI SUPPLICA GLI EREDI.
Eredi di Scataglini, ripensateci. Sabato sera, davanti a un Pergolesi gremito per la presentazione del terzo e ultimo atto dell' Aedo malinconico ed ardente, fuoco ed acque di canto, Gastone Pietrucci, anima e leader storico de La Macina, ha stupito tutti con il suo appello accorato, "affinchè questa assurda, kafkiana querelle finisca e venga concessa la sospirata liberatoria. Se c'è qualcuno che ha perso - ha aggiunto - è l'arte, la poesia, la musica, il buon senso". Applausi. Un concerto segnato da un'assenza che è stata comunque presenza. Quella del grande poeta dorico Franco Scataglini. Tuto è corpo d'amore, che avrebbe aperto il disco se gli eredi non avessero negato i diritti, è stata cancellata da una riga rossa, traccia numero "0" in cima alla lista delle canzoni. Una ferita viva, non ancora cicatrice. Sanguigno, inossidabile, Gastone Pietrucci ha tenuto i fili di uno spettacolo pieno di sfaccettature. Cantando, naturalmente, con la sua voce graffiata e profonda, ma anche raccontando, prima di ogni brano, le storie e i motivi che ne hanno permesso il concepimento. Rispettata la scaletta del disco.
Angelo che me l'hai ferito 'l core..., con i Gang, in un restauro rock che ne ha mantenuto i toni nostalgici. E' lunga la strada, sempre con i Gang, una perla di cantautoriato civile, omaggio al repertorio meno noto di Virgilio Antonio Savona, compianto leader del mitico Quartetto Cetra. La "pora" Giulia lascito prezioso delle filandare jesine che la guitarra portuguesa di Marco Poeta ha trasformato in un fado avvolgente. Il Natale è il 24 del grande Piero Ciampi. I tradizionali Mentre che rsatrellava..., canto dalle origini smarrite e Coraggio amor mio..., lamento antibellico. La bizzarra versione di Mariuccina a mme mme gela..., una chicca grazie all'arrangiamento della Banda Osiris (a causa della loro assenza offerta al pubblico direttamente dal disco). Dormi dormi mia giovane 'nesta..., eseguita in acustica con l'orchestra da camera del maestro Stefano Campolucci, uno dei momenti più intimi e commoventi della serata. So' stato a llavorà a Montesicuro..., attualissimo spaccato sulle morti bianche. Infine Supplica a mia madre, struggente poesia di Pier Paolo Pasolini e Dicono di me di Vangelis, proposta della versione di Annamaria Testa.  Poi altre sorprese. Due fascinose melodie di Marco Poeta, accompagnato dall'arpa di Lucia Galli e dall'oboe di Andrea Andreani. "Col pugno nella mano", ragalo di Alberto Cesa, fondatore del gruppo piemontese Cantovivo e tra i più grandi interpreti del folk revival, da poco scomparso e a lungo applaudito. "Sesto San Giovanni" dei Gang e il tradizionale "E' ffinidi i bozzi boni...", naturalmente eseguite con i fratelli Severini. Dopo i ringraziamenti, gran finale con tutti gli ospiti sul palco a cantare la Pasquella , accompagnati dal coro e dal battito della mani di un teatro intero.
Paolo TERMENTINI, Su Scataglini ripensateci, Pietrucci supplica gli eredi, Il Messaggero, Anno 132. N° 38, Lunedì 8 Febbraio, 2010.
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Ultimo aggiornamento (Giovedì 06 Maggio 2010 10:52)

 
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