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Critiche

Massimo Raffaeli (dalla prefazione al CD: Aedo malinconico ed ardente, fuoco ed acque di canto (Vol.I), 2002

PostDateIconGiovedì 13 Marzo 2008 12:32 | PDF | Stampa | E-mail

"Questo primo volume, che seleziona un lungo tratto del lavoro di Gastone Pietrucci e La Macina, sembra deliberatamente nascere sotto il segno di Saturno. Non vi esplodono, infatti, gli apici della gioia e del dolore ma vi si accampa il sentimento clonato della malinconia, alla stregua di un pensiero dominante e, persino, di un sigillo araldico.

E' come una crinatura d'autore che, per la prima volta, permette alla voce solista (sombre, scura, torturata) di uscire dal coro senza doversene emancipare, perciò restando una voce nella Macina e, nello stesso tempo, la voce della Macina. Una riconoscibile monodia, partecipe e consanguinea, e però, di una sussultante polifonia. Colore della meditazione e del lutto, il nero malinconico vela i temi di sempre, che il sentire popolare, percependoli dal basso, ha reso eterni, e quasi ontologici: guerra, emigrazione, vicissitudini di amore e morte; e la parte maledetta del lavoro, qui ereditata dal repertorio ricchissimo delle filandare jesine.
E' tutto un tesoro che Gastone rimette in dialogo e in circolo di spazio-tempo, evocando ad esempio la voce antica di Beniamino Gigli, oppure provocando, per etimologia, lo scambio con Giovanna Marini e Rossana Casale; o con l'acustica vibrante, absolument moderne, dei Gang.  E' il tesoro cantato da un aedo ardente e malinconico (si è pure detto). Ma ardente proprio per paradosso, per il colmo stesso della malinconia. E viceversa.

 

Massimo Raffaeli, Chiaravalle, 4 Ottobre 2002

(dalla prefazione al CD: Gastone Pietrucci-La Macina, "Aedo malinconico ed ardente, fuoco ed acque di canto" (Volume I), 2002

 

*** DISCO SEGNALATO DA WORLD MUSIC CON IL BOLLINO TOP CD WORLD MUSIC 2002

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Roberto G. SACCHI , FB-Folk Bulletin , Marzo 2003, Anno XV, numero 2

PostDateIconMercoledì 12 Marzo 2008 12:49 | PDF | Stampa | E-mail

"[...] Al di là di ciò, comunque, questa raccolta rischia di assumere un ruolo decisivo nella storiografia del prestigioso cantante marchigiano e del suo gruppo: come lui stesso ha tenuto a sottolineare in un'intervista "con questo undicesimo lavoro discografico La Macina e soprattutto il sottoscritto fanno punto e a capo".  A cominciare dal nome della formazione, che per Aedo malinconico ed ardente,fuoco ed acque di canto non è più La Macina tout-court ma diviene un Gastone Pietrucci-La Macina che non sta a significare l'irresistibile ascesa di un ego smisurato quanto piuttosto il mutamento di indirizzo di un percorso artistico iniziato 35 anni fa [... ]

[...] ed ecco quindi il primo, vero disco di Gastone Pietrucci quasi-solista. E quanto in questo splendido disco sia cambiato nell'approccio musicale dell'interprete al repertorio tradizionale lo si capisce da subito: la prima traccia Bella sei nada femmena...
è diventata una bellissima canzone d'autore, interpretata con struggente passione. La sua voce arrochita ma carica di un'espressività davvero unica è sempre più il tratto portante di tutta la produzione, e anche la presenza di ospiti illustri (Rossana Casale, Giovanna Marini, i fratelli Severini dei Gang, Riccardo Tesi) non offusca mai la centralità della figura di Gastone. Alcuni fra i più celebri brani de La Macina subiscono un trattamento di rilettura quasi cantautoriale che, ben lungi di svilirne senso e contenuti, al contrario li dota di un'immediatezza e di una modernità inconsuete. Merito, senz'altro, anche di un accompagnamento strumentale abile, adeguato, consapevole, misurato alle esigenze della canzone, protagonista indiscussa ma altrettanto certamente aiutata in ciò dai bravissimi Marco Gigli (chitarra, cembalo, voce), Michele Lelli (percussioni, batteria, voce), Roberto Picchio (fisarmonica, voce) per il coordinamento di Giorgio Cellinese. Da non perdere per nessun motivo, ascoltare, riascoltare e far ascoltare".

 

Roberto G. Sacchi, Folk Bulletin, Anno XV, Numero 190, Marzo, 2003 (dalla recenzione a CD: Gastone Pietrucci-La Macina, Aedo malinconico ed ardente, fuoco ed acque di canto, Volume I, 2002)

 

*** DISCO RACCOMANDATO DA FOLK BULLETIN CON IL BOLLINO FBis!, 2006

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MICHELE L. STRANIERO, TV Sorrisi e Canzoni, n. 47 -22/28 .XI. 1981; dalla prefazione al disco, "Vene il sabado e vene il venere…", 1982;Avvenire, 1985; La Stampa, 16.V.1987;Giornale della Musica, n. 105.V.1995

PostDateIconMartedì 11 Marzo 2008 16:03 | PDF | Stampa | E-mail

Vari articoli di Michele L. Straniero su La Macina, a partire dal primo, apparso su TV Sorrisi e Canzoni (n. 47 del 22/28 Novembre, 1981), un'intera pagina della rivista, nella Rubrica, L'Italia che sorride ; la prefazione al primo disco de La Macina, Vene il sabado e vene il venere..., del 1982;  un articolo su l'Avvenire, n. 259, 16 Novembre, 1985; un altro articolo sull'inserto de La Stampa, TuttoLibri, del 16 Maggio, 1987; ed infine l'articolo, La Macina marchigiana, su il Giornale della Musica, n. 105, dei Maggio, 1995.

“Monsano è un piccolo paese delle Marche che, posato sopra un colle a quasi duecento metri di altitudine, pochi chilometri all’interno, sulla sinistra del fiume Esino, nel territorio di Ancona. […]E sulla cima del colle, in un’incantevole cornice di ulivi, sta una chiesetta di pietra del XII secolo intitolata […] a “Santa Maria degli Aroli”. […] Siamo venuti in questa chiesa, una bella domenica dello scorso ottobre, invitati dai ragazzi del Gruppo di Canto Popolare “La Macina”, i quali vi dovevano tenere un concerto di canti tradizionali della cultura orale marchigiana. Erano le dieci del mattino, e i tre della Macina – Giuseppe Ospici, Piergiorgio Parasecoli e Gastone Pietrucci, infaticabile ed entusiastico organizzatore e ricercatore del Gruppo – si accingevano alle ultime prove coi loro strumenti di musicisti contadini, che avevano deposto ai piedi dell’altare, come il “giocoliere della Vergine” di cui narrano antiche leggende […] Il titolo che quelli della Macina hanno dato al loro concerto è il primo verso della prima canzone che eseguiranno: “Io me ne vojo andà pel mondo sperso…” […] Ed ecco, snocciolate con bella freschezza nonostante l’ora mattutina, le altre perle del programma […] Mentre i ragazzi della Macina suonano e cantano […] dalla porticina rimasta semiaperta s’intravede fuori, nel chiarore mistico del mattino vagamente soleggiato e nebbioso, il boschetto degli ulivi; e si capisce di colpo come in questa luce e in questa pace laboriosa fra’ Giordano abbia potuto udire il richiamo della Vergine e vederla assisa sull’altare, che gli ordinava con ostinata pazienza di parlare a suo nome a certi “massari” duri di cuore… Con questa luce soffusa, tra questi alberi incantati, diventa “normale” ogni possibile miracolo.”

Michele L. Straniero, L’Italia che sorride, TV Sorrisi e Canzoni, n. 47, 22-28 Novembre, 1981

 

E’ BUONA LA FARINA SE LA MACINA E’ BUONA

Con Pietrucci e i suoi, quando ci vediamo è sempre festa, magari insieme a una filza d’altri amici che saltan fuori all’ultimo scovati chissà dove, o davanti ai calici generosi di Gualberto Gualerni, un prete “sui generis”, amico, conterraneo e ammiratore del gruppo: sostenitore, anzi. Da cosa nasce quest’entusiasmo, questa letizia piena di fervore? Anzitutto dall’amicizia che lega tra loro tutti i componenti della Macina e che si allarga ai compaesani trasferiti a Milano, e poi, contagiosa, a tutti quelli che prima o poi vengono in contatto coi “ragazzi” (beh, ragazzi ormai trenta e quarantenni, ma non li dimostrano quasi!) di Monsano e di Jesi. Poi, dall’entusiasmo evidente, pieno di contenuto fervore, che li anima tutti, e specialmente quel Gastone al quale il gruppo fa capo e riferimento, giacchè è lui che si occupa della ricerca “sul campo”, dello studio e della comparazione sui libri, e quindi della messa a punto e della buona riuscita e propagazione degli spettacoli. E’ una gioia e un motivo d’orgoglio, per noi, sentire Pietrucci che racconta di essersi accostato e poi entusiasmato al canto popolare assistendo, nel lontano 1964, alla presentazione del concerto di “Bella ciao” al settimo Festival dei Due Mondi di Spoleto: questi sono proprio i continuatori, i discepoli, i “figli” giusti che uno può desiderare nel nostro lavoro. E Gastone, Claudio, Giuseppe, Piergiorgio, hanno la prospettiva giusta: si sono dedicati a questo lavoro con una bella umiltà e pazienza, e adesso, dopo una storia lunga di un bel po’ di anni, meritano di essere presentati al pubblico più vasto del mercato discografico: perché si senta che anche del loro impegno vive e vibra una stagione presente della musica popolare, alla quale molti – troppi – avrebbero voluto intonare da tempo il “miserere”, mentre sarà essa che li seppellirà.

Michele L. Straniero, dalla prefazione al disco, La Macina, Vene il sabado e vene il cenere, 1982

 *** PREMIO DELLA CRITICA DISCOGRAFICA ITALIANA, 1982

 

"La macina è quella che adoperano i contadini per schiacciare il frumento o per premere l'olio, uno strumento primordiale che si radica nella notte dei tempi. E' per questo che i componenti del gruppo di ricerca e di canto diretto da Gastone Pietrucci ne hanno fatto il loro simbolo e si son voluti chiamare così: Gruppo di canto Popolare La Macina. [...] La Macina ha già inciso due dischi: il suo secondo "Io me ne vojo andà pel mondo sperso" porta una vivida presentazione scritta da Giovanna Marini [...] Nel bel disco, lontanissimo da San Remo (inteso come Festival) si apprezzeranno tra gli altri brani alcune chicche del Nigra emigrate in Italia Centrale, come "L'amante confessore" e l'immortale "Cecilia", oltre al "Cantamaggio" e ai dovuti "Saltarelli" locali. Dentro la busta, un ricco fascicolo con testi e note [...]

Michele L. Straniero, Profumano di campo queste canzoni, recenzione al disco, La Macina, Io me ne vojo andà pel mondo sperso... , 1984, Avvenire, Anno XVIII. N. 259, 16 Novembre, 1985

 

“I dischi indirizzati al mondo infantile sono – nel nostro Paese – rari e deludenti: tavolette, ideuzze, scopiazzamenti e ricalchi televisivi di nessun interesse artistico né pedagogico. Con tanta maggior gioia e sorpresa si dovrà perciò salutare questo insperato LP pubblicato per la Madau Dischi dal Gruppo di canto Popolare “La Macina”, fondato e diretto con amore e passione dal marchigiano Gastone Pietrucci.                                      Pietrucci è un “vecchio ragazzo” abitante a Monsano, il quale si innamorò dei canti popolari assistendo,nell’ormai lontano 1964 alle rappresentazioni di “Bella Ciao” nell’ambito del VII Festival dei Due Mondi a Spoleto. Da allora non ha più mollato il suo osso, e pur continuando a lavorare […] si è laureato con lode in Tradizioni Popolari discutendo col Professor Gastone Venturelli una tesi sulla “Letteratura tradizionale orale marchigiana e spoletina” di recente pubblicata in un ponderoso volune […]. Orgoglioso del proprio discepolo, Gastone Venturelli ha voluto scrivere una presentazione per questo suo disco, il terzo Lp di musica popolare al quale mette mano il Pietrucci coi suoi bravi amici. "Si tratta - assicura il professore - di una delle formazioni folk più serie e più rispettose della tradizione autentica; e ciò si deve in gran parte al fatto che il Gruppo si muove sulla base di quelle ricerche costanti e approfondite che Gastone Pietrucci va conducendo con successo da almeno un decennio nella varie province delle Marche e dell'Umbria […]”

Michele L. Straniero,  Giochi in forma cantata, recenzione al disco , La Macina, C'era una volta Caterina nerina baffina de'la pimpirimpina..., 1984,  La Stampa, Inserto Tuttolibri, Anno XIII, n. 551, 16 Maggio 1987

 

"Un quarto di secolo di attività, sette LP all'attivo e una miriade di concerti, ricerca sul campo, riproposta calendariale fedelmente ripresa a ogni stagione [...] e altro ancora (come lo splendido volume "Cultura Popolare Marchigiana"): sono questi i titoli che fanno del Gruppo "La Macina"[... ] non solo uno dei più longevi, ma anche uno dei più attivamente fecondi operanti nel Paese [...] Ma la caratteristica saliente del Gruppo è il suo diretto contatto con la ricerca di base, documentata ora dall'ultimo disco "Canti rituali di questua della tradizione orale marchigiana", a cura di Gastone Pietrucci, il quale ne ha fatto il solito gioiello filologico[... ]come sempre un lavoro esemplare".

Michele L. Straniero, La macina marchigiana, Giornale della Musica, n. 105, Maggio, 1995

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Francesco SCARABICCHI Il Messaggero 20 Agosto 2001; 25 Novembre 2002

PostDateIconLunedì 10 Marzo 2008 18:05 | PDF | Stampa | E-mail

Scarabicchi Francesco 84 02 28 copia

Francesco Scarabicchi

LA "MACINA" DEL TEMPO. GASTONE PIETRUCCI ANIMA DEL CANTO POPOLARE.                                                                   La storia del gruppo folk che dal '68 interpreta la tradizione musicale marchigiana più autentica.

"[...] Gastone Pietrucci & La Macina si intitola lo spettacolo, coordinato dal prezioso Giorgio Cellinese, ricchissimo ed inedito [...] nel quale si ripercorre un sentiero di oltre tre decenni di cerca paziente e meticolosa nella miniera di tesori e memorie dei canti del popolo che sarebbero andati sicuramente alla polvere, se Gastone non li avesse ricevuti dai "portatori" e letteralmente "salvati" dal buio profondo facendosi di essi voce e scena, sguardo del senso e del suono con i suoi musicisti ...

... (Marco Gigli, Roberto Picchio, Adriano Taborro) toccati dal dono della misura e dell'armonia consonante, altre pronunzie oltre la sua che sempre di più si fa intensa, struggente e graffiata dagli anni e lascia salire, da quelle distanze dell'umano, il calco d'amore muto e di pena, di sensualità e di dolore, di malinconia e pietà che sono il privilegio di questi eventi, fessure da cui guardare il mondo che siamo stati e siamo, isole nella storia feroce del dominio, là dove la tradizione di una civiltà contadina, artigianale, marinara dell' "umile Italia", da Dante a Pasolini, segna di sé le epoche perchè non si dimentichi: da "io vorrei che sulla luna" a "Il mare è ttorbido l'acqua è turchina", da "La guerriera" a "Cecilia", da "Bela sei nada femmena" alla gemma screziata e ignota registrata da beniamino Gigli nel '54, "S'io fossi una formica" (frammento di "Monaca a forza") fino a quel dono senza aggettivi di "Benediciamo a Cristoforo Colomboa" in cui l'intensità del pianto è pari alla rabbia di generazioni umiliate dall'emigrazione e dallo sfruttamento ("Quando in America noi siano arrivati/ abbiam trovato nè paja nè fieno/ abbiam dormito sul duro terreno/ come le bestie ci hanno trattà").
Le anime del canto di Gastone Pietrucci conservano e consegnano la carità rivolta ai destini perduti, alla responsabilità della memoria e al sangue del presente."

Francesco Scarabicchi, Il Messaggero, Anno 123. N. 228, 20 Agosto 2001

 

"[...] nuovo, misurato e bellissimo, anche graficamente, CD [...]  "Aedo malinconico ed ardente, fuoco ed acque di canto": il titolo condensa l'integrale riattraversamento, da parte del carattere della voce di Gastone Pietrucci, di un repertorio composto in oltre trentacinque anni di ricerca condotta nel profondo dell'antica cultura orale delle Marche [... ]                                  [...] La discografia de La Macina è ormai molto vasta e cifra stagioni del tempo (dal 1968 ad oggi) attraversate dalle diverse figure di esecutori che si sono succedute fino all'attuale assetto di musicisti esperti come Marco Gigli, Michele Lelli, Roberto Picchio, Adriano Taborro i quali hanno ridisegnato l'abito sonoro ed armonico dei testi cui Gastone Pietrucci imprime, con la sua interpretazione, una pronuncia contemporanea che ne svela tutta la radice classica e modernissima proprio là dove, in apparenza, sembrerebbero reperti di un universo sepolto e invece si offrono densi di motivi legati all'esistere di tutti perche di tutti sono, nonostante l'insensatezza dell'epoca che si ostina a negarli, l'amore, il dolore, la pena, la gelosia, la rabbia, l'ira, la vendetta, il godimento, la sofferenza, la paura, l'onore, la dignità, il tradimento, lo struggimento, il pianto e il riso. Il volume contiene la preziosa interpretazione di particolari identità della canzone: Rossana Casale, Giovanna Marini, Marino e Sandro Severini (Gang), Riccardo Tesi. Anche attraverso i loro apporti si compie il viaggio - a toni cupi, ad ombre, a chiaro e luce, nel taglio radente che si fa aspro, sensuale e lirico- dentro i quartieri della vita così com' è stata, com'è e come sarà, per quel tanto di immutabile che dimora nel grembo dell'umano.                             I caldi, rauchi fondali di tonalità intense e di marcati caratteri del canto di Gastone Pietrucci ci accostano ai fili invisibili delle esistenze che appaiono e scompaiono, tra l'esercito di Napoleone, le fanciulle da marito, la disperara rabbia dei sempiterni esodi, la guerra che conferma la sua orrenda attualità, la pietà ferita, la memoria".

Francesco Scarabicchi,  Gli aedi marchigiani cantano la bella fata, Il Messaggero, Anno 123. N. 228, 20 Agosto 2001

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ENZO CUCCHI PER LA MACINA, Jesi 4 Febbraio 2006

PostDateIconLunedì 10 Marzo 2008 15:24 | PDF | Stampa | E-mail

CUCCHI-PIETRUCCI 

Enzo Cucchi con Gastone Pietrucci

 

[...]  una compattezza di potenza   di maraviglia   di fortuna   di gioia   ma è strano quest'erba che tu mentre giocavi lungo le strade prendevi   però che è lì   come un bene comune   io ritengo La Macina come un bene comune insomma   immagino per lo spirito   per il sentimento   tante cose e rassomigliano tanto a quest'erba   se parti dal gioco della ruzzola   tu parti da una formula matematica   per le La Macina rappresenta questo collante   è un bene comune   La Macina insomma è quell'erba compatta [...]

Enzo Cucchi, dalla trascrizione del colloquio con Gastone Pietrucci, mentre il Maestro componeva la copertina del secondo volume della trilogia, Aedo malinconico ed ardente, fuoco ed acque di canto, Jesi, 4 Febbraio, 2006.

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