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La Macina - Gruppo di ricerca e canto popolare

CONCERTO TRIBUTO A GASTONE PIETRUCCI-JESI-TEATRO "PERGOLESI"-MARTEDI' 29 NOVEMBRE 2022-ORE 21,00-

PostDateIconSabato 10 Settembre 2011 09:40 | PostAuthorIconScritto da Gastone Pietrucci | PDF | Stampa | E-mail
I

Comune e Assessorato alla Cultura di Jesi- Regione Marche

Fondazione Pergolesi Spontini

 

JESI-TEATRO “PERGOLESI”

MARTEDI’ 29 NOVEMBRE 2022-ORE 21,00

CONCERTO TRIBUTO A GASTONE PIETRUCCI

(AedOttantaCanta)

ATTENZIONE!!!

INGRESSO LIBERO

 

(PLATEA E I ORDINE DI PALCHI-FINO AD ESAURIMENTO POSTI DISPONIBILI)
Prenotazione obbligatoria -Biglietteria Teatro Pergolesi: 0731206888 - e-mail: Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.
(DA SABATO 12 NOVEMBRE PARTE IL SERVIZIO BIGLIETTERIA PER LE PRENOTAZIONI)

 

A conclusione del 2022 e di tutte le manifestazioni ideate per l’evento annuale dell’ AedoOttantaCanta, grande Concerto-Tributo a Jesi, al Teatro “Pergolesi”, martedì 29 novembre (tre giorni dopo il suo compleanno del 26 novembre) a GASTONE PIETRUCCI, ricercatore instancabile, da più di cinquanta anni della tradizione orale della gente marchigiana e fondatore, leader e “voce” dello “storico” Gruppo di Ricerca e Riproposta del Canto Popolare Marchigiano “LA MACINA”. Autore, tra l’altro, del volume Cultura Popolare Marchigiana, 1985, che è, “sul piano della ricerca sul campo” come ha scritto Gastone Venturelli nella prefazione al libro “ uno dei più seri e di più cospicui”, ristampato nel 2019, in due volumi, nella Collana Quaderni del Consiglio Regionale delle Marche.

A omaggiare questo instancabile “aedo della Marca e la sua scheggiata voce di pietra e di vento” , insieme al suo Gruppo de LA MACINA, un altro gruppo “storico” marchigiano del rock, i GANG (dei Fratelli Marino e Sandro Severini), con il quale La Macina collabora da più di vent’anni, e ha realizzato nel 2004 il progetto discografico Nel tempo e oltre cantando, ottenendo sempre nello stesso anno, il Premio Tenco come SuperGruppo dell’anno; gli ONEIRIC FOLK, uno dei gruppi giovani marchigiani più interessanti del panorama musicale italiano, fondato e diretto da Adriano Taborro (già direttore musicale de La Macina); SAMUELE GAROFOLI e ROBERTO ZECHINI, due tra i più significativi esponenti della scena jazz marchigiana e internazionale, con i quali nel 2013, Gastone Pietrucci, insieme al Samuele Garofoli Quartet (Samuele Garofoli, tromba, flicorno, Roberto Zechini, chitarra elettrica e Gabriele Pesaresi, contrabbasso e Massimo Manzi, batteria) ha realizzato un altro importante progetto discografico Ramo de fiori; ALLI’ CARACCIOLO e MARIA NOVELLA GOBBI, dello storico SPERIMENTALE TEATRO A (STA). Allì Caracciolo, poeta, regista docente di Storia del Teatro e dello Spettacolo all’Università di Macerata,  ha fondato e dirige lo S.T.A, Maria Novella Gobbi attrice e grande voce dello ST.A Con lo Sperimentale Teatro A, La Macina, da più di vent’anni condivide, una stretta collaborazione artistica e producendo una serie di memorabili eventi teatrali, dalla sacra rappresentazione popolare, Piange piange Maria povera donna… (del 2000) allo straripante "Maggio" popolare Chi è belli de forma de Magghio ritorna (del 2018) sino all’ultimo acclamatissimo lavoro su Dante, Riveder le stelle (del 2022); DARIO ASPESANI e LARA GIANCARLI rispettivamente, polistrumentista e direttore artistico del World Land Festival (gemellato da quest’anno con il Monsano Folk Festival) e voce solista della World Land Orchestra. Il Duo, molto prolifico musicalmente, ha pubblicato moltissimi lavori e studi inerenti la World Music e il Blues ; FILIPPO PAOLASINI, attore, regista, coach teatrale e fondatore del gruppo teatrale Asini Bardasci; MARCO GIGLI, chitarrista de La Macina, qui in veste cantautoriale, accompagnato al violino da RICCARDO BOTTEGAL; infine un ultimo "OSPITE A SORPRESA" una grande voce femminile e grane amica de La Macina, che sarà svelata solo sul palco.

INGRESSO LIBERO

 

(PLATEA E I ORDINE DI PALCHI-FINO AD ESAURIMENTO POSTI DISPONIBILI)
Prenotazione obbligatoria -Biglietteria Teatro Pergolesi: 0731206888 - e-mail:  Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.
(DA SABATO 12 NOVEMBRE PARTE IL SERVIZIO BIGLIETTERIA PER LE PRENOTAZIONI)

 

Per informazioni:

LA MACINA 
Telef. e Fax.: 0731-4263
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Ultimo aggiornamento (Giovedì 10 Novembre 2022 17:32)

 

Enrico de ANGELIS ,Presentazione al terzo CD di Gastone Pietrucci-La Macina: "Aedo malinconico ed ardente, fuoco ed acque di canto"

PostDateIconMartedì 29 Dicembre 2009 16:11 | PDF | Stampa | E-mail
 

Sono cresciuto, come tanti, imparando una fondamentale distinzione, quella tra canzone popolare e canzone d’autore. Ho acquisito la prima come appartenente alla tradizione orale del popolo, come espressione diretta delle classi “subalterne”, le quali la fanno propria tramandandola nel tempo e modificandola continuamente secondo le esigenze e gli stimoli delle diverse epoche e dei diversi ambienti. La seconda è invece scritta da individualità educate, artigianalmente abili, o addirittura professionistiche; e però ha un’immediatezza (diciamo di imitazione popolare) che la rende diffusa in larghi strati sociali. Si sa che sono distinzioni non nette: c’è una musica “di consumo” più vicina al folclore (quella dei cantastorie per esempio) e una più legata a modi intellettuali (anche qui un esempio: le arie e le romanze d’opera isolate e arrangiate come passatempo da salotto).
Poi è arrivata La Macina. E ha scombussolato tutti i miei schematismi. Avevo sentito parlare di loro come di un grande gruppo di ricerca e riproposta della musica di tradizione orale marchigiana. Ne tesseva le lodi nientemeno che Giovanna Marini, che attribuiva un “rigore non ostentato” al loro lavoro; dunque quale migliore garanzia per includerla nel casellario del canto popolare? Poi improvvisamente scopro, non so più come, che avevano messo su un intero spettacolo su Fabrizio De André. Ma come? Che c’entrava? Quindi arriverà Luigi Tenco, e poi Piero Ciampi, e ora Domenico Modugno.
A ben vedere, questi cantautori non erano scelti a caso, voglio dire non solo per la loro qualità intrinseca, ma anche perché in effetti hanno tutti qualcosa a che fare con il “popolare”. Nella sua vita De André ha utilizzato pastorelle medievali, antiche ballate inglesi e francesi, anonimi napoletani, il dialetto arcaico di Genova con tutte le sue influenze mediterranee. Tenco ha iniziato e chiuso la sua carriera artistica con esplicite dichiarazioni in questo senso: ha introdotto il suo primo album invocando “non la musica leggera o da ballo ma la musica popolare” e ci ha lasciato il progetto incompiuto di un disco con titoli in prevalenza tradizionali. Ciampi ha dalla sua un’evidente vocazione “orale” nella musicalità, nell’improvvisazione, nella frammentarietà, nel prestarsi alla continua modificazione e trasformazione, che lo accomuna al patrimonio folclorico. E che dire di Modugno, così radicato nell’humus dei dialetti (lui, pugliese, cantava in siciliano e in napoletano), nella cultura popolaresca, nella fisicità, nel costume, nel linguaggio del Mediterraneo.
Non potevo non entrare in contatto con questi singolari personaggi della Macina, perché, se di musica popolare ho una qualche infarinatura, alla canzone d’autore ho dedicato una vita. Scopro così un’intera compagnia di belle persone, cordiali, illuminate, artisticamente entusiasmanti. Scopro la simpatia e la voce rauca e ombrosa di Gastone Pietrucci, che con la stessa confidenza e lo stesso amore canta i documenti della tradizione marchigiana e i capolavori dei più grandi cantautori italiani. Addirittura imbastisce un concerto dove ogni canzone di De André viene affiancata ad un pezzo popolare che in qualche modo vi si collega. Incredibilmente, la Macina si unisce a uno storico e tiratissimo gruppo rock, i Gang, per realizzare, oltre che innumerevoli incontri dal vivo, un disco metà in dialetto e metà in lingua, che gli merita l’invito al Premio Tenco. Ancor più incredibilmente, mi chiamano a fare voce narrante in uno spettacolo su Ciampi. Scopro i loro dischi, tra cui un paio dal titolo davvero bizzarro e irripetibile, “Aedo malinconico ed ardente, fuoco ed acque di canto”: un titolo che qualunque ufficio di marketing discografico avrebbe immediatamente bocciato. Dentro ci sono i canti della cultura orale marchigiana, ma ci sono anche echi di Moni Ovadia, di Dodi Moscati, di Giovanna Marini, degli stessi Gang, ovvero di grandi “autori” della musica e del teatro del nostro Paese.
Ora l’astruso titolo di Pietrucci completa una sua trilogia con il presente album, per così dire antologico di tante e varie esperienze, per cui anche qui troviamo brani anonimi e altri d’autore, e che autori: Franco Scataglini, Virgilio Savona, Piero Ciampi, Pier Paolo Pasolini, Vangelis. Per non parlare di “ospitate” come quelle della Banda Osiris o di Ambrogio Sparagna. Anche stavolta, il repertorio contempla i due estremi della tradizione orale e della poesia scritta, così come quelle fasce intermedie che si esemplificava prima: un canto narrativo da cantastorie, una serenata eseguita con un’orchestra  classica.
Ecco così in successione, il poeta Scataglini musicato da Adriano Taborro, come una lauda (dicone bene Massimo Raffaeli e Francesco Scarabicchi) a cui non è però estraneo l'organo hammond. Stornelli campagnoli d'amore messi nelle mani, nelle chitarre e nei controcanti dei Gang. Il provvidenziale recupero del meno noto repertorio civile e politico anni '70 di Virgilio Savona, il genio del Quartetto Cetra, nel contesto di un progetto dedicato a Savona dal Club Tenco. Un foglio volante diffuso tra le filandare che si immagina svolazzare fino in Portogallo e diventare fado con la chitarra di Marco Poeta. L'anarchia esistenziale, il delirio di onnipotenza poetica di Piero Ciampi, per il quale il Natale è il 24. Un inedito frammento che, nell'originale spirito dinamico della musica popolare, ci integra una ballata che Caterina Bueno ci ha fatto amare. Una straziante protesta antimilitarista e antinapoleonica che ahimè si potrebbe cantare oggi per tutti quelli mandati alle guerre del nostro tempo. I doppi sensi di un contrasto cumulativo calato in mezzo ai circensi sberleffi strumentali della Banda Osiris. Un frammento raccolto da due sarte di Jesi che si apre, si dilata, si innalza lentamente, sospinto dagli archi di un'orchestra da camera. Un canto di lavoro prelevato dallo storico "Ci ragiono e canto" di Dario Fo, per il quale La Macina chiama a soccorso il ritmo della chitarra elettrica, del basso e dell'organo hannond. L'angoscia di Pasolini resa leggera e fatalista dalla musica e dal canto di Taborro & Pietrucci. Un gioiellino di Vangelis che sembra uscito, guarda caso, dalla penna di Piero Ciampi.
Ce n’è per tutti: per chi ama Piero Ciampi, appunto, e per chi ama Caterina Bueno. La Macina ha cancellato confini, ha abbattuto frontiere come dovrebbe essere ovunque per qualsiasi genere di frontiere.
 
Enrico de ANGELIS, Verona, 27 Dicembre 2009
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Ultimo aggiornamento (Venerdì 14 Maggio 2010 20:46)

 

Paolo TERMENTINI ,Su Scataglini ripensateci, Pietrucci supplica gli eredi, Il Messaggero, Lunedì 8 Febbraio 2010.

PostDateIconMartedì 01 Dicembre 2009 19:17 | PDF | Stampa | E-mail
GIORNO E NOTTE
Jesi / L'accorato appello della Macina a fine concerto davanti al teatro gremito.
Tuto è corpo d'amore, un'assenza-presenza nel nuovo disco. Applausi anche per Marco Poeta, i Gang e gli altri musicisti.
SU SCATAGLINI RIPENSATECI, PIETRUCCI SUPPLICA GLI EREDI.
Eredi di Scataglini, ripensateci. Sabato sera, davanti a un Pergolesi gremito per la presentazione del terzo e ultimo atto dell' Aedo malinconico ed ardente, fuoco ed acque di canto, Gastone Pietrucci, anima e leader storico de La Macina, ha stupito tutti con il suo appello accorato, "affinchè questa assurda, kafkiana querelle finisca e venga concessa la sospirata liberatoria. Se c'è qualcuno che ha perso - ha aggiunto - è l'arte, la poesia, la musica, il buon senso". Applausi. Un concerto segnato da un'assenza che è stata comunque presenza. Quella del grande poeta dorico Franco Scataglini. Tuto è corpo d'amore, che avrebbe aperto il disco se gli eredi non avessero negato i diritti, è stata cancellata da una riga rossa, traccia numero "0" in cima alla lista delle canzoni. Una ferita viva, non ancora cicatrice. Sanguigno, inossidabile, Gastone Pietrucci ha tenuto i fili di uno spettacolo pieno di sfaccettature. Cantando, naturalmente, con la sua voce graffiata e profonda, ma anche raccontando, prima di ogni brano, le storie e i motivi che ne hanno permesso il concepimento. Rispettata la scaletta del disco.
Angelo che me l'hai ferito 'l core..., con i Gang, in un restauro rock che ne ha mantenuto i toni nostalgici. E' lunga la strada, sempre con i Gang, una perla di cantautoriato civile, omaggio al repertorio meno noto di Virgilio Antonio Savona, compianto leader del mitico Quartetto Cetra. La "pora" Giulia lascito prezioso delle filandare jesine che la guitarra portuguesa di Marco Poeta ha trasformato in un fado avvolgente. Il Natale è il 24 del grande Piero Ciampi. I tradizionali Mentre che rsatrellava..., canto dalle origini smarrite e Coraggio amor mio..., lamento antibellico. La bizzarra versione di Mariuccina a mme mme gela..., una chicca grazie all'arrangiamento della Banda Osiris (a causa della loro assenza offerta al pubblico direttamente dal disco). Dormi dormi mia giovane 'nesta..., eseguita in acustica con l'orchestra da camera del maestro Stefano Campolucci, uno dei momenti più intimi e commoventi della serata. So' stato a llavorà a Montesicuro..., attualissimo spaccato sulle morti bianche. Infine Supplica a mia madre, struggente poesia di Pier Paolo Pasolini e Dicono di me di Vangelis, proposta della versione di Annamaria Testa.  Poi altre sorprese. Due fascinose melodie di Marco Poeta, accompagnato dall'arpa di Lucia Galli e dall'oboe di Andrea Andreani. "Col pugno nella mano", ragalo di Alberto Cesa, fondatore del gruppo piemontese Cantovivo e tra i più grandi interpreti del folk revival, da poco scomparso e a lungo applaudito. "Sesto San Giovanni" dei Gang e il tradizionale "E' ffinidi i bozzi boni...", naturalmente eseguite con i fratelli Severini. Dopo i ringraziamenti, gran finale con tutti gli ospiti sul palco a cantare la Pasquella , accompagnati dal coro e dal battito della mani di un teatro intero.
Paolo TERMENTINI, Su Scataglini ripensateci, Pietrucci supplica gli eredi, Il Messaggero, Anno 132. N° 38, Lunedì 8 Febbraio, 2010.
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Ultimo aggiornamento (Giovedì 06 Maggio 2010 10:52)

 

Raimondo MONTESI ,Ovazione per il disco della Macina orfano di Scataglini, il Resto del Carlino, Lunedì 8 Febbraio 2010.

PostDateIconLunedì 30 Novembre 2009 19:44 | PDF | Stampa | E-mail
Tutto esaurito a Jesi. Pietrucci ricorda ben 3 volte il poeta anconetano.
OVAZIONE PER IL DISCO DELLA MACINA ORFANO DI SCATAGLINI.
Ancora una serata di grande musica, poesia ed emozioni vere in compagnia di Gastone Pietrucci, della Macina e dei loro tanti 'amici'. Sabato, a Jesi, un Teatro Pergolesi da tutto esaurito ha accolto la presentazione in prima nazionale del terzo volume della trilogia "Aedo malinconico ed ardente, fuoco ed acque di canto". Un concerto splendido, con grandi artisti come i Gang, Marco Poeta e l'applauditissima Orchestra da camera della Scuola Pergolesi diretta da Stefano Campolucci, offuscato da un'unica ombra. Quella di un grande 'assente': il poeta Franco Scataglini.
Il disco doveva aprirsi infatti con una delle sue più belle poesie, "Tuto è corpo d'amore" , musicata da La Macina. L'improvvisa opposizione degli eredi del poeta lo ha impedito. Sul disco il titolo del brano c'è (è il numero '0'), ma è cancellato da una riga rossa dal tratto irregolare, come una forzata cancellatura dell'ultimo minuto. Nel libretto si legge che 'per espressa volontà degli eredi di Franco Scataglini la canzone Tuto è corpo d'amore non può essere inclusa in questo cd'. Sopra, un breve ma significativo scritto del poeta Francesco Scarabicchi e del critico Massimo Raffaeli, i due grandi amici e collaboratori del maestro, che lodano l'operazione artistica della Macina, definita "una loro specialissima offerta, un omaggio di cuore". Pietrucci per ben tre volte ricorda la vicenda. All'inizio del concerto cita "il lavoro decennale sull'opera di Scataglini", con le 24 poesie musicate dal gruppo: "Non potrete ascoltare una delle sue poesie più belle - spiega Pietrucci -. Ce l'hanno proibito. Ma nel disco c'è il titolo, amaramente cancellato con un filo rosso". Poco prima dell'esecuzione di "Supplica a mia madre", una poesia di Pasolini, Pietrucci dice: "Con piacere e rammarico ricordo che gli eredi di Pasolini ci hanno dato senza problemi il permesso di utilizzare i suoi versi. Non abbiamo avuto la stessa fortuna con quelli di Scataglini. E' un grandissomo dispiacere. Ci sarebbe piaciuto aprire il disco con questo grande poeta anconetano". Poi, nel finale, nel momento dei ringraziamenti, Pietrucci dice "grazie a Scataglini e alla sua straordinaria opera. Rivolgo un accorato appello agli eredi affinchè questa assurda, incresciosa, kafkiana querelle venga risolta. Perchè se qualcuno ha perso in questa vicenda, è stata la poesia, la musica e il buonsenso".
  
Raimondo MONTESI, Ovazione per il disco della Macina orfano di Scataglini, il Resto del Carlino, Anno 125/55- Numero 6, Lunedì 8 febbraio 2010.
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Ultimo aggiornamento (Giovedì 06 Maggio 2010 10:52)

 

Simone ARMINIO ,La Macina della tradizione, Terra, N° 335, 2 Febbraio 2010

PostDateIconDomenica 29 Novembre 2009 13:05 | PDF | Stampa | E-mail

La Macina della tradizione

Inviato da redazione il Gio, 11/02/2010 - 21:30 : TERRA, nUMERO 335
  • Cultura
  • Gastone Pietrucci
  • La Macina
  • musica
  • popolare
  • tradizioni
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Simone Arminio
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MUSICA. Da oltre quarant’anni Gastone Pietrucci conduce la sua ricerca sul passato. Un viaggio tra borghi, antichi cantori e un collettivo musicale che rilegge e fa rivivere la musica popolare.
Il tempo che ha reso perfettamente bianchi i suoi capelli non pesa affatto sulla voce e sul corpo di Gastone Pietrucci, di professione aedo malinconico. Dopo anni di ricerca e riproposizione della tradizione orale marchigiana, Pietrucci da queste parti non è più solo un artista: piuttosto un’istituzione, e i suoi concerti un momento di ricongiungimento collettivo.
A dimostrarlo sono le settecento persone che da tutta la regione hanno raggiunto, lo scorso 6 febbraio, l’antico Teatro G. B. Pergolesi di Jesi. L’occasione è ghiotta: con la presentazione di Aedo malinconico ed ardente, fuoco ed acque di canto, vol. III (da marzo nei negozi per Storie di note), si conclude un percorso iniziato nel 2001 e dedicato alla tradizione orale marchigiana, rielaborata grazie al contributo di ospiti del calibro di Ambrogio Sparagna, Marco Poeta, la Banda Osiris, Marino e Sandro Severini dei Gang. 
Eppure, ospiti e canzoni a parte, si fa ben presto a capire chi sia il vero protagonista della serata. Musicista carismatico e appassionato ricercatore, Gastone Pietrucci da quarant’anni porta avanti una missione, anzi due. La prima, di piglio antropologico e filologica perizia, consiste nello scandagliare i borghi e le campagne marchigiane alla ricerca dei suoi preziosi informatori. Anziane filandare, contadini e lavandaie, la cui memoria è spesso l’unica impronta di una perduta tradizione orale.
La seconda è quella che lo ha reso così conosciuto: dal 1968, anno di fondazione del collettivo musicale La Macina, Gastone Pietrucci incide e porta perennemente in tour i canti recuperati, i frammenti poetici, i saltarelli e il frutto migliore delle sue ricerche, riconsegnando la storia alla storia. Sua celebre contraddizione è lavorare da sempre su due vie artistiche del tutto inconciliabili: da una parte stanno le rigorose e fedeli riproposizioni della tradizione popolare, incisa negli anni dalla Macina, dall’altra ecco spuntare ciclicamente le sue “indegne” commistioni, con il rock, il cantautorato, la letteratura.
Il fatto è che per Gastone Pietrucci il concetto di popolare è così autentico da risultare ben poco inquadrabile: popolare, dice lui, è tutto ciò che appartiene al popolo e alla sua storia. Da qui, ad esempio, la scelta di rimusicare (a suon di fisarmoniche e saltarelli) l’intera opera di De André, le poesie di Pasolini o i brani di Piero Ciampi. Oppure quella volta in cui trascinò i Gang, storica band di rock e d’impegno, in un’operazione del tutto visionaria: un album (Nel tempo ed oltre cantando) in cui la Macina canta i brani dei Gang come fossero stornelli di lavandaie, e i Gang ripropongono la tradizione marchigiana armati di fender, jeans attillati e assoli mozzafiato.
Ogni volta il miracolo di Gastone Pietrucci è convincere anche i più scettici su come la musica colta possa andare a braccetto con quella ignorante. Fra i ricreduti anche Enrico De Angelis, studioso di musica d’autore e fondatore del Premio Tenco: «Sono cresciuto, come tanti - scrive nella prefazione di questo Aedo vol. III - imparando una fondamentale distinzione: quella tra canzone popolare e canzone d’autore. Poi è arrivata La Macina. E ha scombussolato tutti i miei schemi».
Gastone emozionato ringrazia, e lancia un appello alle istituzioni per salvare il suo Centro di Tradizione Popolare: un archivio di migliaia e migliaia di registrazioni di canti, frammenti e memorie orali dal valore inestimabile, che senza una sede e un programma di digitalizzazione ricadrebbero nell’oblio. Poi, instancabile, annuncia il prossimo progetto. Si chiamerà “Con la mia voce in spalla”, e coinvolgerà i migliori musicisti popolari italiani, dal Piemonte alla Sicilia: tutti porteranno in dono a Gastone Pietrucci una canzone. Lui, voce in spalla, ci metterà la sua storia.  
Simone ARMINIO·                                                                       da: TERRA, N° 335, 11/02/2010
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Ultimo aggiornamento (Giovedì 06 Maggio 2010 10:54)

 
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