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Critiche

Gianluca FENUCCI , Corriere Adriatico, 2 Gennaio 2007

PostDateIconMartedì 25 Dicembre 2007 22:58 | PDF | Stampa | E-mail

JESI. TANTI GIOVANI E NON, FINO A NOTTE FONDA, ALLA MANIFESTAZIONE VOLUTA DALL'AMMINISTRAZIONE COMUNALE. LA MACINA E I GANG "SCALDANO" LA PIAZZA

JESI - Una festa per tutti. Per centinaia di giovani che hanno raggiunto in massa piazza della Repubblica, ma anche per le famiglie, per gli anziani, per tutti gli jesini e per molti provenienti dai centri limitrofi.
Quella allestita dall'amministrazione comunale per salutare l'anno vecchio e dare il benvenuto al 2007 è stata, se si vuole, una grande festa in controtendenza. Sì, perché mentre altri comuni, altre realtà anche territorialmente vicine, puntano alla spettacolorizzazione, ai mega show, ai concerti con cantanti star celebrate e nomi altisonanti del firmamento della canzone, del cinema e dello spettacolo, l'amministrazione comunale jesina ha fatto una scelta coraggiosa e singolare: ha organizzato la serata per accogliere capodanno e festeggiare San Silvestro con personaggi e gruppi locali, pur se affidabili e noti, come La Macina ed i Gang. E la scelta ha pagato e si è rilevata un successo perché la gente ha apprezzato, è intervenuta in gran numero, ha partecipato con entusiasmo ad una scelta piacevole, gioiosa, piena di verve e di musica di qualità. Non era facile ottenere audience e partecipazione di pubblico puntando su un gruppo di ricerca e canto popolare che ha fatto della promozione dei canti tradizionali della cultura marchigiana il suo credo come La Macina eppure il concerto che l'ensamble di Gastone Pietrucci ha proposto con i Gang di Severini è stato davvero bello, intenso, piacevole [...]

[...] Dopo il gradevolissimo preludio del concerti-aperitivo, l'after dinner è stato caratterizzato dal concerto di Macina e Gang, un connubio di grande spessore che ha già partorito un bellissimo album dal titolo "Nel tempo ed oltre, cantando".
Alle 23,30 sono saliti sul palco Gastone Pietrucci, Marino Severini, Adriano Taborro, Marco Gigli, Roberto Picchio, Francesco Caporaletti, Marco Tentelli e Piero Montecchiari, coordinati da Giorgio Cellinese, in una piazza già gremita di persone in festa.  I due storici gruppi marchigiani hanno subito proposto i brani più celebri del loro repertorio(L'anatra, Catarinella, Cecilia, La va giù la va giù pe' sse contrade..., Le radici e le ali) e altri brani contenuti nel disco prodotto insieme. Tra colori e suoni, accattivanti sapori e buona musica la gente si è divertita di gusto ed ha toccato con mano ricordi e memorie. Momenti intensi e profondi significati hanno pervaso la serata quando i musicisti hanno rivolto un sentito omaggio all'indimenticabile Valeria Moriconi
con la splendida canzone della Macina, "Bella sei nada fammena..." e alle filandare jesine del tempo che fu.
Pochi minuti prima della mezzanotte, nella pausa del concerto, è salito sul palco il sindaco Fabiano Belcecchi
, che ha atteso con gli artisti lo scoccare della mezzanotte ed ha salutato gli intervenuti con un breve discorso augurale [...] La Macina ha cantato la benaugurante Pasquella e il concerto è proseguito fino all'una con un grande Adriano Taborro che ha degnamente sostituito, tra i Gang, l'assente Sandro Severini [...]
[...] Soddisfatto l'assessore alla cultura Leonardo Animali
che ha sottolineato il successo di una manifestazione originale e ben riuscita.

Gianluca Fenucci, Corriere Adriatico, martedì 2 Gennaio, 2007

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Maria Rosa MILANI , Montemarciano, 23 Aprile 2006

PostDateIconLunedì 24 Dicembre 2007 23:08 | PDF | Stampa | E-mail

"Non sono venuta alla fine del Concerto a complimentarmi di persona per non dire le solite frasi banali per una serata che è stata tuttaltro che "il solito Concerto". Oltre tutto me ne sono andata all'intervallo; sarai sorpreso, ma ero turbata per l'intensità dei messaggi e delle emozioni che avevo colto fino nel profondo dell'anima. Avevo bisogno di riflettere, di sedimentare, di comprendere... Stamattina ho riascoltato il CD, Aedo malinconico ed ardente, fuoco ed acque di canto (Vol. II), era molto, molto presto e la musica, la tua musica, si è fatta lentamente spazio dentro di me con la luce del giorno che avanzava...
Quella voce, quei suoni non erano più quelli della Macina e del Gastone che ho conosciuto. Non era il Gastone che con tenacia, amore e umiltà è andato a raccogliere voci, suoni, documenti e testimonianze perchè la loro traccia non andasse perduta.
Questo Gastone è andato oltre il prototipo: questo Gastone è risalito all'erchetipo.

Il silicio del tempo che segna l'epidermide del volto scava, negli animi eletti, un solco così profondo da arrivare alla profondità della luce.
La tua voce, le altre voci che ti hanno a tratti accompagnato, quei suoni (il sassofono aveva la suggestione e l'orrida fascinazione della siringa di Pan)... Certo mi si è accapponata la pelle... lo chiamavano timor panico... ma come non provarlo quando hai la sensazione di stare in punta di piedi all'orlo di un abisso da cui provengono suoni e suggestioni al di là del passato remoto... Misteri Eleusini, Dioniso che svela il suo volto bifronte, dei e demoni, forze ctonie e rarefazioni siderali... brividi di luce che trapassano i sensi...
Hai ripercorso lo spazio-tempo per approdare alla "sacra matrice" di quelle testimonianze da te raccolte negli anni, un materiale all'apparenza umile, povero, "volgare" (nel senso di popolare che proviene dal volgo).
La tua voce, che mai come ora sembra scaturire dalle vene più profonde del tuo essere; la tua presenza sul palco così essenziale, scarna, sono diventati ineffabile icona, straordinari veicoli di un viaggio oltre gli angusti confini del quotidiano.
Alla Macina, ai tuoi compagni di viaggio e a te non posso dire che un semplice grazie.
Teneramente, sempre.
Maria Rosa"

Maria Rosa Milani, Montemarciano, 23 Aprile , 2006 

(in occasione del Concerto di presentazione al Teatro Pergolesi di Jesi, del CD, Gastone Pietrucci-La Macina, Aedo malinconico ed ardente, fuoco ed acque di canto (Vol. II)., aprile 2006)

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Allì CARACCIOLO, Una voce per tutte le stagioni

PostDateIconDomenica 23 Dicembre 2007 23:18 | PDF | Stampa | E-mail

UNA VOCE PER TUTTE LE STAGIONI
HAIKU DI ALLI' CARACCIOLO PER GASTONE PIETRUCCI

Abitare una 'traccia fantasma' è il luogo deputato della poesia. L'invisibilità evidente, l'assenza apparente, il silenzio atteso a divenire voce di un altro silenzio.
Tra il termine di una partitura sensibile e l'inizio di un'altra occultata, c'è la soglia del silenzio.
Soglia iniziatica che, per chi sappia oltrepassarla, costituisce l'accesso ad altro mistero, quello poetico, rivelato dalle metamorfosi del celamento.
La qualità di 'fantasma', che connota il luogo, con la sua capacità di comparire improvviso scomparire, l'incorporeo avverso alla forma, l'esserci simultaneo al non esserci, trovano allusività nell'antica poesia giapponese dell'Haiku, ove in tre solo versi (5-7-5 sillabe) si esprime, sotto il velame di apparente semplicità, una complessa sintesi: il fluire del pensiero nelle stagioni della natura attraverso il Vuoto.
Poesia haiku, fragile fantasma della filosofia.
(Allì Caracciolo per Gastone Pietrucci)


(Primavera)

L'ultima nota
non ancor spenta e tu
sei il ramo in fiore

(Estate)>

Ora sospesa
criniere la tua voce
miraggi d'aria

(Autunno)

Note di grappoli
scende ai campi Dioniso
furor di foglie

(Inverno)

Cade una goccia
voce di solitudine
deserto il vento

Allì Caraciolo, autrice e voce degli haiku

(dal libretto allegato al CD: Gastone Pietrucci-La Macina, Aedo malinconico ed ardente, fuoco ed acque di canto, Vol. II, Storie di Note, SDN054, 2006)

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Stefano Fabrizi, Corriere Adriatico, 16 Luglio, 1984

PostDateIconSabato 22 Dicembre 2007 23:39 | PDF | Stampa | E-mail

E' uscito "Io me ne vojo andà pel mondo sperso"

IL NUOVO ALBUM DE "LA MACINA":                                      SQUARCI DI UN MONDO PERDUTO

[...] La Macina in questi anni di attività, si è imposta all'attenzione di un sempre più vasto pubblico, raccogliendo consensi e convalidando la crescente ripresa della cultura tradizionale. Fucina di numerose iniziative atte alla salvaguardia di quel patrimonio orale che altrimenti andrebbe perso, il gruppo di Monsano, ha in questi anni operato un attento e capillare studio in tutta la zona dell'anconetano. Si deve, soprattutto, alla paziente ricerca di Gastone Pietrucci il vasto materiale che si è potuto conservare, andando casa per casa, ad impararlo dalla viva voce dei nostri vecchi, insieme alle tante storie che riempono i racconti "da focolare invernale". Con l'uscita dell'LP, "Io me ne vojo andà pel mondo sperso..." [...] il gruppo di canto popolare La Macina propone una raccolta di stornelli e ballate strettamente riproposte con rigore di estrema originalità, sia negli strumenti che nel canto, impostato su tonalità nasali, rispettando i testi appresi dalla viva voce dei loro informatori, primo fra tutti lo scomparso Pietro Bolletta.  Nei brani, che si ascoltano molto piacevolmente, l'intero mondo contadino riaffiora con le sue malinconie, ironie, sorrisi maliziosi e vitalità che ne hanno fatto un popolo all'interno di un popolo, subalterno, ma principe di scaltrizia. Comandamenti, tra il religiso ed il profano e vita quotidiana, avviamente espressi con il canto a supporto di un'sistenza spesso avara di buone novelle, ma sempre degna di essere vissuta, magari in maniera "godereccia".  Ed è così che nell'album scorrono felici le espressioni di questa civiltà contadina, ormai lontana ma sempre presente in certi rituali non ancora diemnticati. [...]

“[…] E se le parole volano con il vento, ben hanno fatto il gruppo della Macina ad imbrigliarle, per consegnarcele ad una perenne memoria scevra di inutili personalismi, degna di essere rivalutata come fattore di cultura caratterizzante un popolo. I solchi di vinile, dunque, trattengono quel seme di civiltà contadina, che la società del computer vorrebbe estirpare, relegare ad una funzione preminentemente folcloristica; ma, ben si capisce, dall’ascolto dei dieci brani, che la sola funzione folcloristica va quanto mai stretta alla Macina, ormai depositaria dei “segreti” della “voce  della terra".                                                                                                     […] Io me ne vojo andà pel mondo sperso, rappresenta non solo un documento scritto ed orale, all’interno del 33 giri vi è un libro con testi e note, ma, anche un piacevole incontro con la musica, quella musica semplice e, al tempo liberatoria, che racchiude le essenze di un sempre presente passato”.

Stefano Fabrizi, Corriere Adriatico, Lunedì 16 Luglio, 1984

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Massimo RAFFAELI , Per il Concerto Macina e Gang, Resistere! Resistere!Resistere! 19° Monsano Folk Festival, 7 agosto 2004

PostDateIconSabato 22 Dicembre 2007 23:32 | PostAuthorIconScritto da Gastone Pietrucci | PDF | Stampa | E-mail

Resistere resistere resistere

Ci si può chiedere che cosa leghi un gruppo come La Macina, che da più di trent'anni fa ricerca sul campo e si occupa della tradizione folclorica, e un gruppo invece come i Gang, che da oltre vent'anni si esprime nella forma del rock combattivo, della musica antagonista: lo spettacolo di stasera, che prosegue la loro collaborazione, fornisce una chiara risposta.
Provo a dirlo così, molto semplicemente. Basta dare un'occhiata al programma di sala e all'elenco delle canzoni. La Macina recupera ciò che da molto tempo è cancellato, scordato (il mondo dei vinti, i canti di lavoro, la fatica contadina, la tragedia dell'emigrazione. Pensate: almeno due milioni di persone a New York hanno cognome italiano, altrettante a San Paolo del Brasile e oggi in questo Paese, qui in Italia, vige una legge sull'emigrazione che i membri della Corte Costituzionale, senza nemmeno molti giri di parole, giudicano segregazionista e razzista).
Patrimonio storico dei Gang sono invece le lotte nelle città e nelle fabbriche, il mondo degli sfruttati e dei subalterni.
Non è vero che non esistono più poveri; ce ne sono di più, solo che non hanno testimoni, non hanno voce. Povero è una parola diventata tabù. Chi comanda va in televisione e li chiama "i meno fortunati": ma il fatto è che molti sorridono, scuotono la testa, però quasi nessuno si incazza più sul serio.
Dunque Resistere resistere resistere è uno spettacolo, anzi un progetto, che va da ieri a oggi. Parla del presente. Del nostro presente.

C'è dentro il significato pieno della parola Resistenza, il momento più grande e più significativo della storia di un paese allora giovane e senza tradizioni democratiche.
Come una volta insegnavano persino nelle scuole, di lì sono nate le libere istituzioni e la Costituzione della Repubblica, la quale vieta espressamente, all'articolo 11, la partecipazione alla guerra. L'Italia negli ultimi dieci anni ha partecipato a tre guerre.
Ma evidentemente molti oggi pensano, perchè i morti sono tutti uguali, che la Resistenza sia stata una gaffe, un infortunio della storia nazionale, così come pensano che la Costituzione sia un ferrovecchio, un inciampo (in queste ore in un paesino del bellunese, che si chiama Lorenzago, a seicento chilometri dal Parlamento, chiuso, cinque uomini ritenuti dei saggi si stanno occupando del futuro della Costituzione repubblicana. Questi saggi fanno fatica a esprimersi in italiano ma dalle loro dichiarazioni si intuisce che vogliono riscriverla. Nel loro linguaggio riscriverla equivale esattamente a farla a pezzi, Alla riapertura del Parlamento, fra meno di un mese, è già deciso che a questo lavoro di macelleria spetteranno, contingentate, 110 ore, non una di più).
Proviamo semplicemente a mettere in relazione quelle 110 ore con il senso di quanto è avvenuto in Italia fra il 25 luglio del '43 e il 1 gennaio del '48, quando la Costituzione è stata promulgata, e avremo lo scenario.
E' chiaro che per la Macina e per i Gang, e anche per chi vi parla, questo scenario è uno spettro. E perciò il titolo di quel che adesso ascolterere, Resistere resistere resistere è qualcosa di più di un invito. E' un allarme, di sicuro, ma è anche, e paradossalmente, un gesto d'amore su cui tutti dovremmo interrogarci. Ha scritto un poeta, e vale per chiunque, per qualunque cosa: Quello che veramente ami non ti sarà strappato / quello che veramente ami è la tua vera eredità.

 

Massimo Raffaeli , Monsano, 7 agosto 2004
(per un concerto di Macina e Gang)

 

Introduzione di Massimo Raffaeli, in occasione della prima nazionale di Macina & Marino e Sandro Severini (Gang), "Resistere! Resistere! Resistere!" (Cantii sociali, di guerra, di emigrazione, di lotta, di speranza, di lavoro, di resistenza della nostra memoria), Concerto Inaugurale, del 19° Monsano Folk Festival, Monsano, Piazza dei Caduti, sabato 7 Agosto, 2004).

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Ultimo aggiornamento (Mercoledì 28 Aprile 2010 16:18)

 
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