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Critiche

Silvia BOSCHERO L’Unità, 29 Febbraio, 2004

PostDateIconGiovedì 03 Gennaio 2008 21:29 | PDF | Stampa | E-mail

L'ALTRO FESTIVAL
MANTOVA, COSI' VICINA, COSI' METICCIA
Rivisitazioni folk, esperimenti audaci in rock, veterani coraggiosi come Tesi, i Gang insieme ai Macina, voci sarde che aprono confini, ska... Ci passano tanti mondi sonori, dall'Ariston di Mantova. Eccoli, uno per uno.
MACINA-GANG

"Dopo quattro anni di collaborazione e concerti ecco il primo disco (Nel tempo ed oltre, cantando di due storiche formazioni marchigiane: La Macina, gruppo veterano di ricerca e canto popolare guidato dal cantastorie Gastone Pietrucci, e i Gang dei fratelli Marino e Sandro Severini. Un vero e proprio scambio culturale: brani de La Macina scelti dai fratelli Severini e altri dei Gang selezionati da Pietrucci e tutti riarrangiati. Impegno civile e sociale, canti di lotta e resistenza, lavoro e immigrazione, vita quotidiana. Gli strumenti acustici e tradizionali de La Macina assieme all'elettricità dei Gang."

Silvia Boschero, L'Unità,  domenica 29 Febbraio, 2004

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Salvatore ESPOSITO ,Folk Bulletin, Anno XIX, N. 229, Febbraio 2007

PostDateIconMercoledì 02 Gennaio 2008 22:54 | PDF | Stampa | E-mail

Intervista a cuore aperto

GASTONE PIETRUCCI:                                                                L'AEDO MARCHIGIANO

In occasione della recente pubblicazione del volume 2 di "Aedo Malinconico ed Ardente, Fuoco ed Acque di canto" abbiamo intervistato la voce e l'anima de La Macina storico collettivo musicale marchigiano.

Andiamo indietro nel tempo. Ci puoi raccontare come è nata la bella avventura de La Macina?                                                 La Macina nasce dopo aver assistito a Spoleto, durante il VII Festival dei Due Mondi, allo spettacolo "Bella ciao" di Roberto Leydi. Qui parliamo di preistoria, perchè io ero giovanissimo e stavo facendo gli esami di Stato. Quello spettacolo mi folgorò, ero come i ragazzi di oggi, conoscevo solo la musica che passava per radio ed invece questo spettacolo mi ha fatto capire che c'era un'altra musica, un'altra Italia. E da lì, da questo entusismo che cominciai ad interessarmi dei Dischi del Sole e lentamente effettuai anche le prime ricerche sul campo. Intanto frequentavo ad Urbino l'Università e grazie al grande professore Gastone Venturelli, che mi stimolò ed incoraggiò, approfondii le mie ricerche nell'Anconetano attraverso gli informatori. Ci vollero alcuni anni ma il mio lavoro mi condusse alla mia tesi di laurea sulla "Letteratura Tradizionale Orale Marchigiana e Spoletina". Da lì cominciò un percorso di ricerca che non si è più fermato.

Ci hai appena parlato della laurea, ed in proposito, mi viene quasi automatico chiederti se è un caso che nel secondo volume di Aedo Malinconico Ed Ardente abbia trovato posto un frammento di un canto marchigiano trascritto da Giacomo Leopardi ed inserito nello Zibaldone?                                       E' stata na coincidenza. Nel 1998 fui chiamato dall'Istituto Nazionale di Studi Leopardiani  di Recanati per il ducentesimo anniversario della nascita di Giacomo Leopardi e mi proposero di fare uno spettacolo sui suoi testi. Più o meno nello stesso periodo avevo scoperto che nello Zibaldone, Leopardi aveva trascritto alcuni frammenti di canti popolari ascoltati a Recanati, e decisi di fare qualche ricerca di approfondimento. Trovai così anche una ricerca di suo fratello, Pierfrancesco anche lui autore di una raccoltina di canti popolari recanatesi e mettendo insieme le cose,  con Donatella Donati, curatrice e Rodolfo Craja attore e regista, riuscimmo a mettere in piedi un intero spettacolo. La cosa che però mi ha sorpreso, è sata che la prima quartina di questo frammento leopardiano, che poi ho usato nel disco, me l'ha cantata un secoilo dopo una informatrice di Monsano. Ed è stata una grande emozione ritrovarlo cantato dall'informatrice così come probabilmente Leopardi l'aveva sentito all'epoca e ricostruirlo così come lo aveva ascoltato lui un secolo fa.

Puoi parlarci del vincolo che lega la tradizione popolare alla leteratura?                                                                                 Se leggi lo Zibaldone, vedi che all'improvviso escono fuori queste Canzonette popolari ascoltate a Recanati (come scrive lo stesso Giacomo Leopardi). E sono non più di dieci stornelli. [...] Leopardi a differenza dei  raccoglitori , suoi  contemporanei, compreso il fratello Piefrancesco, non italianizzò i canti, ma li trascrisse in dialetto, corredandoli anche con l'anno della ricerca, proprio come farebbe un ricercatore moderno. Questa per me è stata una rivelazione ed una esperienza molto bella, proprio come lo è ascoltare gli informatori cantare canti che arrivano direttamente dalla Spagna. L'esempio eclatante è stato quello delle Filandare di Jesi che ricantavano una splendida ballata spagnola del Cinquecento, "Il marito giustiziere", arrivata a loro, bada bene, tramite soltanto la tradizione orale.

Cambiamo argomento per un attimo e passiamo al suono de La Macina, come si è evoluto nell'arco di quasi quarant'anni? E' stato un cambiamento quasi impercettibile. La Macina, è stata sempre rigidamente legata ai moduli popolari e questo nonostante i diversi, inevuitabili cambi di formazione. L'attuale formazione è composta di grandissimi musicisti che mi hanno permesso di esplorare nuovi arrangiamenti. In questo senso ho avvertito l'esigenza di esplorare nuovi territori, perchè dopo tanti anni non potevoriproporre brani come Convegno notturno e La Guerriera, così come li avevamo fatti nei primi dischi. Loro mi hanno proposto (stimolati anche da me) i nuovi arrangiamenti,  ed io li ho accettati subito. Era arrivato il momento di cambiare e tutto ciò è avvenuto in modo molto naturale. penso che il confronto sia un mezzo per crescere musicalmente , tanto che ho sentito la necessità, improvvisamente, di evadere dal mio orticello, cosa che invece, purtroppo, non hanno molti musicisti.  Non sono mai stato, come molti gruppi moderni (ma anche del passato) che hanno paura o forse non credono fino in fondo a quello che fanno, infarcendo le loro rilborazioni con una marea di strumenti. Io dopo quarant'anni, riesco ad esplorare nuove rielaborazioni in modo estremamente semplice, ma allo stesso tempo severo, sottraendo più che aggiungendo, usando pochissimi strumenti come la fisarmonica, la chitarra e soprattutto la voce. Probabilmente è successo tutto questo perchè in quarant'anni ho accumulato un tesoro che mi ha permesso di crescere e tutto ciò mi ha mandato sempre più vanti. Ecco la necessità di confrontarmi spessissimo con i vari musicisti. Non puoi immaginare quanto mi ha arricchito la collaborazione con i Gang, con il Teatro Stabile delle Marche, Giovanna Marini, Valeria Moriconi, il Teatro di Ricerca 'Sperimetale A' di Allì Caracciolo, Rossana Casale, Federico Mondelci, Moni Ovadia. E' una evoluzione continua, è come una febbre che mi manda avanti.

Non credo dunque che ti abbia spaventato più di tanto anche la parola rock come dimostra la tua stretta collaborazione con i Gang...                                                                                    Non mi ha mai spaventato la parola rock, perchè rock è musica popolare. Come lo intendono i gang mi ha addirittura emozionato. L'esperienza del confronto con i Gang penso sia stata fondamentale, e sono stato io stesso a chiamarli e a coinvolgerli nei mie progetti. Non riuscirei più a fare sempre e solo quello che facevo trenta, quarnta anni fa. Suonando con i Gang ho acquisto un nuovo pubblico e loro hanno acquisito il mio. E' stato molto bello suonare in posti in cui non avevamo mai suonato, in situazioni più giovanili e politiche. Sentire i giovani che cantano le nostre canzoni, quelle che hanno riarrangiato splendidamente i gang, è un'emozione molto forte.

Visto a distanza di quasi tre anni, come valuti l'esperienza del "Nel tempo ed Oltre, Cantando" con i Gang?                        Questo progetto con i Gang è in iziato nel 2000 e si è evoluto nel tempo successivamente nel disco. Il disco con i  Gang è un esperimento credo unico di vera ibridazione folk-rock,ma credo che soprattutto in concerto si possa apprezzare a pieno la carica e le emozioni della notra collaboirazione. E' qui che voglio criticare la nostra Italietta disattenta e superficiale. Un critico, Guido Festinese, scrisse, appena uscì il disco Macina-Gang, che avrebbe bissato il successo del disco di De Gregori e della Marini , "Sento il fischio del vapore": purtroppo non è stato così. . Non che mi senta demoralizzato (tutt'altro) ma la disattenzione "criminale"  della "grande" stampa e soprattutto dei mass media, non mi è andata molto giù. Per carità, benedetto sia stato quel disco di De Gregori, ma nonostante le ottime recenzioni gratificanti di tutta la stampa specializzata italiana, il nostro disco poteva e doveva fare molto di più, perchè è un disco, molto forte, potente e soprattutto innovativo. Tanto che ipotizziamo di fare anche un secondo disco insieme Macina-Gang, perchè con i fratelli Severini ho trovato qualcosa di più di due ottimi musicisti, ho trovato due grandi amici.

Nel volume due ci sono alcune collaborazioni importanti, parlo ad esempio di Moni Ovadia, di cui abbiamo parlato prima, ma anche di Giovanna Marini e Allì Caracciolo, ce ne puoi parlare?                                                                                      Io mi ritengo fortunato perchè lavorare con La Macina mi ha permesso di conoscere tante persone grandi. Moni Ovadia lo conosco dal 1976 per lo spettacolo che facemmo insieme a Vercelli,  Transitalia (poi dopo aver visto a Milano, credo il suo spettacolo più sconvolgente e più bello "Dibbuck" ho incominciato a cantare uno dei canti yiddish più struggenti del suo repertorio, Unter Dayne Vaise Shtern, Sotto la tua bianca stella ) con lui c'è una grande amicizia e stima, come del resto con Giovanna Marini, che ammiro da una vita e che conosco personalmente da una vita, addirittura dal 1981. Allì Caracciolo in particolare è una grandissima amica di Macerata, ma  è anche una studiosa, una poetessa, una grande regista di teatro.  Lei ha contribuito molto al teatro sperimentale italiano e sono riuscito a collaborare con lei per uno spettacolo grandioso, "Piange piange Maria povera donna", incentrato sul materiale religioso popolare che ha visto protagonisti la sua compagnia e La Macina. Se avete ascoltato bene il disco, nella traccia fantasma, ci sono quattro splendidi haiku (un genere poetico con il quale lei si diletta) dedicati alla mia voce e facendomi un omaggio, molto ma molto gardito. Questa traccia fantasma la considero un piccolo progetto poetico-musicale, qualcosa di veramente particolare in miniatura.

Parallelamente all'evoluzione musicale, la vera novità de La Macina di questi anni, è la tua voce...                                      Questa è una cosa per me importantissima. Pensa, anche prima cantavo, ma probabilmente non avevo la giusta percezione della mia voce e soprattutto della sua potenzialità. Prima la mia "ossessione" è stata quella che nel gruppo tutti cantassero. Ho fatto cantare tanta gente nella Macina, poi però, come un padre amoroso mi sono ripreso i miei figli, le mie canzoni, e ho voluto cantare solo io. Ho sentito il bisogno di cantare solo io, scoprendo uan vocalità forte che mi ha senza dubbio aiutato, sfruttando, rivalutando e personalizzando la mia "brutta" voce roca e "torturata" come magistralmente ha scritto Massimo Raffaeli. Adesso mi piace come canto, cosa che prima non avvertico. In questo sono stato coinvolto e supportato dal questa ultima formazione che mi stimola continuamente, "cucendomi" praticamente le canzoni addosso.

I volumi uno e due  dell'Aedo... comunque hanno segnato una svolta dal punto di vista della registrazione, se non erro...   Verissimo, infatti sono i primi cd incisi direttamente dal vivo in studio. I musicisti sono in una stanza a suonare, mentre io canto in un'altra, isolato, in cuffia. Credi per noi è stata una cosa straordinaria, perchè così l'incisione acquista un valore aggiunto, particolare, meno freddo ed il suono, l'interpretazione risultano più vissuti,  più caldipiù vitali.

Qual'è stata l'evoluzione sonora e stilistica dal primo al secondo volume di Aedo malinconico ed Ardente...?                 Il fatto che ci sia stata un'evoluzione stilistica e sonora tra il primo e secondo volume, non è stata una cosa studiata a tavolino, ne li considero consequenziali. E' stato un processo molto naturale e non so dove arriveremo con il terzo volume , che concluderà la trilogia. Dopo "Aedo... vol. 1" avevo paura di rimanere fosilizzato a quel livello. Bisognava andare avanti ed evitare un doppione. Era necessario per noi andare avanti e non è un caso che  per esempio sono ho scelto di confrontarmi, con un brano yddish ed eseguirlo con il grande Moni Ovadia.            Per me comunque il volume due, che abbiamo pubblicato ad aprile, è già passato, sono già oltre.

Il primo volume, comunque presentava brani più movimentati, mentre il secondo mi sembra più intimista...                            E' vero, infatti avevamo proprio questo timore che il volume due, fosse più oscuro, meno "mosso", a differenza del primo dove c'erano saltarelli e brani più movimentati. Questo però dal materiale che ho a disposizione. Sai come succede qualche volta con i libri, che compri e poi non leggi, li metti da parte e poi all'improvviso ti "chiamano", li riapri e ti sconvolgono la vita. Mi è successo ultimamente con un libro di Dolores Prato, "Giù la piazza non c'è nessuno". L'ho tentuto in libreria per anni, poi un giorno, senza nessuna ragione , l'ho ripreso, l'ho finalmente cominciato a leggere, rimanendone avvinto fino all'ultima pagina. Così capita con le canzoni. Nel volume due, ci sono canzoni come "Convegno notturno" su cui lavoravo da anni e poi ho finalmente trovato un'armonizzazione che mi intrigava. Quindi come vedi, non è stato niente di meditato, ma tutto molto naturale. Nel mio rapporto con la musica popolare, non sono obiettivo, come un padre con i figli, le canzoni per me sono tutte bellissime, nessuna da scartare. Molte volte è il gruppo che mi aiuta nella scelta e soprattutto nei... tagli.

Come scegli con il gruppo i brani da incidere nell'immenso repertorio popolare?                                                          Ascolto tutti di solito, però spesso mi comporto un pò da padre-padrone ed alla fine quasi sempre finisco per scegiere io. Per esempio, nell' Aedo n. 1, ho lottato per imporre il collage di brani del repertorio minore della filanda jesina, Io vorrei che sulla luna.... Loro invece di ogni frammento del collage ne avrebbero voluto fare una canzone. Nel secondo (anche se avevo pronto un altro collage di frammenti) ho accettato la loro decisione, con il risultato di incidere il frammento Parla parla boccuccia d'amore...", alla loro maniera; ed ora ne sono più che contento. Non ti dico la lotta che c'è stata tra me e loro, perchè io volevo a tutti i costi nell' Aedo... 2, Fra giorno e nnotte so' ventiquattr'ore..., mentre il gruppo aveva paura di farne un doppione, essendo stata inserita nel disco con i Gang. Ho voluto però stimolarli a fare un nuovo arrangiamento e spero proprio che sia piaciuta questa nuova versione con l'intervento "miracoloso" del sax del grande Federico Mondelci. A me da i brividi, come del resto mi affascina quella con i Gang. Tra l'altro ti do un'anticipazione nell'Aedo n. 3,ci sarà una versione incredibile di Macina-Gang, di Angelo che me l'hai ferito 'l core.... Pensa che nel 2000, quando iniziammo questa splendida avventura insieme, i Gang fecero una versione dell'Angelo..., la facemmo per diversi anni in concerto, però poi una volta che si dovevano scegliere i brani per Nel tempo ed oltre, cantando, fu una delle prime ad essere scartata, perchè non ci convinceva. Ora Marino ne ha fatto un altro arrangiamento, tanto che sarà proprio con questo brano che si aprirà l'Aedo... n. 3.

Ritengo che l'importanza dei due volumi di Aedo Malinconico ed Ardente..., sia quello di aver consegnato La Macina alle nuove generazioni, tu cosa ne pensi?                                 Questi due dischi sono senza dubbio, una presentazione del lavoro della "nuova" Macina alle nuove generazioni. Bada bene che non rinnego tutto quello che ho fatto in passato, perchè sarei un imbecille, ma credo che questa sia La Macina che volevo. Questo gruppo può arrivare dove vuole, ha delle potenzialità incredibili: se non fossimo in Italia, queste canzoni potrebbero girare tranquillamente in tutte le radio. Qualche hanno fa è venuto un giornalista francese, Claude Monnet, appositamente per conoscermi e mi riferì che il nostro "Aedo..." aveva ottento il massimo dalla critica francese (le famose cinque stellette), che sembrava un disco fatto apposta per i francesi, disco che passava tranquillamente alla radio nazionale francese. Credimi è assurdo che i nostri dj sanno tutto di quello che succede in America e poi non conoscono affatto la nostra musica popolare, anzi si rifiutano di ascoltarla e di farla ascoltare. Non ti dico che rabbia mi fanno, ma allo stesso tampo mi fanno pena, per la loro miopia, per la loro ignoranza. In Italia non c'è solo La Macina, ma anche tanti gruppi che meriterebbero maggior ascolto, maggiore attenzione e soprattutto maggior successo. Pensa che tannti anni fa, quando esplose il fenomeno della Nuova Compagnia di Canto Popolare del grande Roberto De Simone, furono, per la prima volta, presentati al Festival dei Due Mondi di Spoleto da Eduardo De Filippo. Una cosa impensabile ai nostri giorni. Tu dimmi quale grande attore o regista si scomoderebbe per fare qualcosa di simile! Oggi non c'è più attenzione su niente: per quanto riguarda la musica popolare, se vuoi passare in televisione devi mascherarti da gruppo folkloristico, da cretino con i pon pon e le calzamaglie e far da sfondo ai soliti, giulivi presentatori di turno, perchè per i più la musica popolare è questa.                                                    Inoltre la musica popolare (quella vera) non è solo per i vecchi. Ci sono tanti giovani che ascoltano questa musica, che si avvicinano curiosi a quest' "altra" musica. Certo se presenti la musica popolare con i peggior cascami dei famigerati gruppi folkloristici è giusto che la gente e soprattutto i giovani scappino a gambe levate.

Quali sono i progetti futuri de La Macina?                                Con La Macina attualmente siamo impegnati in molti progetti, che addirittura hanno poco a che fare con la musica popolare in senso stretto. Infatti stiamo lavorando e musicando alcune liriche di un grande poeta anconetano scomparso, Franco Scataglini o sul cantautore Piero Ciampi, ancora con i Gang e con il Teatro di Ricerca "Sperimentale A' di Allì Caracciolo.

Come procedono i lavori per la realizzazione del terzo volume di Aedo malinconico ed Ardente...?                                            Come ti ho detto si aprirà con una nuova versione di Macina-Gang di Angelo che me l'hai ferito 'l core..., poi ci sarà l'omaggio a Pier Paolo Pasolini, con la sua "Supplica a mia madre" musicata dal nostro direttore musicale Adriano Taborro, una poesia che mi ha sempre commosso ed intrigato moltissimo. Poi sempre una versione Macina-Gang, di E' lunga la strada,  un omaggio che abbiamo fatto a Virgilio Savona, uno dei massimi componenti del Quartetto Cetra,   in occasione del Premio Tenco 2004. Poi sicuramente "Tuto è corpo d'amore" di Scataglini-Macina. Abbiamo quasi la scaletta pronta, ma ancora è un lavoro in corso, anche perchè oltre agli immancabili Gang, anche in questo terzo volume ci saranno grandi partecipazioni straordinarie. Per scaramanzia non dico altro!.

Salvatore Esposito, Folk Bulletin, Argomenti, Anno XIX, n. 229, Febbraio 2007

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Andreina DE TOMASI, La Festa del Fiume, Energie e Paesaggi dal Furlo a Fano, 4/5/6 Giugno 2004

PostDateIconMercoledì 02 Gennaio 2008 21:43 | PDF | Stampa | E-mail

CONCERTO MACINA-GANG
Alla Centrale Enel del Furlo
sabato 5 giugno 2004

" Eccoli, finalmente, i magnifici dieci musicisti di "Macina-Gang" che trascinano le platee in set vorticosi di rock ballade.
Canti popolari e di lotta sullo sfondo di una struttura industriale mai vista.
Gastone Pietrucci graffia la notte in una fusion folk-rock struggente.
Quando il canto è memoria, sudore e sangue".

Andreina DE TOMASI, La Festa del Fiume, Energie e Paesaggi dal Furlo a Fano, 4/5/6 Giugno, 2004&

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Eddy CILIA , il MUCCHIO EXTRA , n. 14, Estate 2004

PostDateIconMartedì 01 Gennaio 2008 21:54 | PDF | Stampa | E-mail

MACINA-GANG
Nel tempo ed oltre, cantando

"A cercare l'antefatto più lontano di questo disco nell'ultraventennale vicenda dei Gang si può risalire non a Storie d'Italia, l'album più rivisitato qui, e nemmeno al precedente Le radici e le ali, ossia al lavoro che sanzionava il passaggio, per il gruppo dei fratelli Severini, dall'inglese all'italiano, opera epocale non solo per loro ma per il rock tutto del Bel Paese. Nè al disco prima ancora, Reds, in cui con il senno di poi quella dell'inglese già pare una scelta innaturale a fronte di musiche fortemente nostre. No. E' addirittura fino all'autoprodotto debutto Tribes' Union, lontano 1984, che tocca tornare: là, nel brano forse più bello di quello che oggi è oggettivamente un apocrifo clashiano e il più (in)credibile di sempre e di chiunque, ossia in The Last Border, si libra una fisarmonica che potremmo chiamare tex-mex oppure riconoscere immediatamente per ciò che è, 100% marchigiana. Come dire che da subito il cuore era a Briton ma le radici a Filottrano. Presto le due anime si sarebbero scoperta una.
Storia assai più antica in tutti i sensi quella del "gruppo di canto popolare" - così è chiamato nelle note di copertina del primo lp Vene il sabado e vene il venere..., datato 1982 e uno dei grandi classici del folk tricolore - La Macina, formazione aperta ruotante fin dal fatale 1868 intorno alla straordinaria figura di Gastone Pietrucci, collettore di brani tradizionali e spicciole epopee contadine e operaie che semplicemente non potevano prima o poi non incontrarsi con quelle, così simili, dei Severini.                

Il lungo corteggiamento, reso pubblico sin dal 2000 con i primi concerti in cui le due bande hanno diviso il palco, frutta ora un disco in cui i Macina cantano i Gang e viceversa ma non proprio, giacchè la ribalta è sempre occupata congiuntamente. Con esiti uniformemente eccellenti e superlativi almeno nel medley che congiunge il "frammento di canto narrativo" Stavo in bottega che lavoravo a La pianura dei sette fratelli, il poetico omaggio ai Cervi che nobilitava il troppo prosastico Una volta per sempre: racchiudendo interamente il senso di un esperimento reso irrinunciabile da una Kowalsky più spumeggiante che mai, da una Caridà caridà signora punkizzata, da una tragica Cecilia retta da un organo tracimante soul, dal tragitto dalle elettriche sospensioni di Fra giorno e nnotte so' ventiquattr'ore a una Eurialo e Niso fatta liturgia blues.                                                    Rugosa e rugginosa, la voce di Pietrucci sarà per molti una scoperta. Non così quella di Marino Severini, che più passano gli anni e più trasmette epicità autentica, non sceneggiata: vale sempre più per lui quello che disse una volta Peter Buck quando osservò che qualunque canzone, se cantata da Michel Stipe, diventa una canzone dei R.E.M. Ascoltate E' ffinidi i bozzi boni... e sappiatemi dire".

Eddy Cilia, il Mucchio Extra, n. 14,  Estate 2004

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Daniela Pancioni, Corriere Adriatico, 13 Dicembre, 1988

PostDateIconLunedì 31 Dicembre 2007 22:01 | PDF | Stampa | E-mail

LA MACINA CANTA NIGRA

“Un suggestivo concerto di canti folclorici piemontesi del 1888 provenienti dalla preziosa Raccolta di Costantino Nigra e dei corrispondenti raccolti cent’anni dopo nella nostra regione dal gruppo di canto popolare marchigiano della “Macina”, ha concluso sabato scorso con successo, presso il teatro Pergolesi di Jesi, la giornata inaugurale del Centro di Tradizioni Popolari, che ha trovato una sua collocazione nella piccola ed ospitale cittadina di Polverigi. La manifestazione ha coinvolto molti appassionati della musica popolare […] Il concerto serale di sabato, intitolato “La Macina canta Nigra” ha compreso la partecipazione straordinaria di due cantanti folk piemontesi, Donata Pinti e Maurizio Martinotti e l’intervento della cantante popolare del maceratese Lina Marinozzi Lattanzi, oltre naturalmente l’esecuzione de “La Macina” […] La manifestazione […] è stato un susseguirsi di incontri e scontri tra canzoni e ballate del lontano Piemonte riportato dalla candida voce di Donata Pinti senza accompagnamenti strumentali e da Maurizio Martinotti con il suono affascinante della sua ghironda e del suo dulcimer […)]e le versioni contemporanee degli stessi canti interpretati con entusiasmo e vigore dai membri della “Macina”: […)]Alla fine del concerto, i calorosi applausi del pubblico del prestigioso Pergolesi, hanno chiamato la “Macina” e gli altri interpreti a riapparire sul palco per cantare ancora […)]

Daniela Pancioni, La Macina canta Nigra, Corriere Adriatico, Martedì 13 Dicembre, 1988

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  • Lucilla NICCOLINI , Corriere Adriatico,27 Novembre, 2006

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