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Critiche

Paolo GALLONI , Festival di Torrechiara - 7-27 Luglio 2004

PostDateIconDomenica 20 Gennaio 2008 11:45 | PDF | Stampa | E-mail

Martedì 13 Luglio 2004 - Ore 21,15
MACINA+GANG
Il canto tradizionale e l'energia della memoria

"Nel 2004 il cantante rivelazione del rock italiano è un signore dai capelli e la barba bianchi. Si chiama Gastone Pietrucci
e insieme al suo gruppo, La Macina, da trent'anni lavora con un rigore e una passione non negoziabili sulla musica tradizionale dell'Italia centrale, con un occhio di riguardo per le native Marche.
Gastone, con la sua voce roca, calda e potente, è una vera e propria leggenda della musica tradizionale italiana, ma il suo nome circola al di fuori del circuito degli appassionati solo ora, dopo che La Macina ha inciso un disco insieme a uno dei più valorosi gruppi rock italiani, i conterranei Gang dei fratelli Severini: due esempi di fierezza, una "colla della memoria" e due reagenti che sprigionano forza e tenerezza [...]
[... ] Le radici tradizionali della Macina e quelle più progressive dei Gang non hanno creato alcun problema di integrazione, i suoni acustici ed elettrici si compenetrano con estrema naturalezza: la chitarra elettrica lascia bene emergere la fisarmonica o il mandolino, lo stesso avviene con le voci di Marino Severini e Gastone Pietrucci [...]"

Paolo Galloni, dal Depliant illustrativo del Festival di Torrechiara , 7-27 Luglio, 2004

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Eddy CILIA, Mucchio EXTRA, n. 17, Primavera 2005

PostDateIconSabato 19 Gennaio 2008 12:04 | PDF | Stampa | E-mail

"[...]  E mentre il successore "vero" di Controverso prende piano piano forma pongono mano tre progetti "laterali" e nondimeno essenziali per chiarirne sempre meglio la cifra stilistica e umana. Il primo si è concretizzato lo scorso anno ed è Nel tempo ed oltre cantando, album (edito da Storie di Note) a mezzo con una compagine storica del folk nostrano, i loro conterranei La Macina. "Rock'n'roll arcaico" nell'impagabile definizione di Marino.                                                                                       "E' un'opera che in un certo qual senso non fa parte della discografia dei Gang, ma che credo che a lungo termine verrà considerata fondamentale per la definizione di una personalità e che più di altri album contribuirà alla nostra - mi raccomando le virgolette - "leggenda". Lavoro di scambio più che di confronto che, se da un verso ha visto noi confrontarci con canzoni secolari, dall'altro ha visto i nostri brani entrare in un repertorio di tradizionali. Che si sia riusciti a fare cantare ai nipoti ciò che cantavano i nonni dei nonni, perchè è questo che accade ormai ai nostri spettacoli quando attacchiamo Cecilia, Cioetta Cioetta, E' ffinidi i bozzi boni, ci inorgoglisce e ci conferma nell'idea che abbiamo del rock come di una musica popolare. E sentiamo come un'investitura che un incomparabile cantastorie come Gastone Pietrucci, un custode e un vivificatore della tradizione, si misuri a sua volta con Eurialo e Niso e Kowalsky, Iside e Sesto San Giovanni." Ulteriori tappe di questo sempiterno viaggio alla ricerca delle proprie radici. [...]"

Eddy Cilia, Gang gioia e rivoluzione, Mucchio Extra, n. 17, Primavera 2005

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Gino CASTALDO ,la Repubblica, 31 Ottobre 2004

PostDateIconVenerdì 18 Gennaio 2008 18:02 | PDF | Stampa | E-mail

 

Il “Tenco” nel segno dei Cetra

“[… ]La prima serata, più battagliera, ha fatto sfilare Caparezza, Alessio Lega, i Mariposa, La Macina e i Gang, in un tripudio di pugni chiusi, più l’ispirato Peter Hammill…”

Gino Castaldo,  la Repubblica, 31Ottobre 2004

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Revista de la ASOCIACION DE GAITERS DE ARAGON, N. 23, Invierno 2005

PostDateIconVenerdì 18 Gennaio 2008 12:09 | PDF | Stampa | E-mail

GASTONE PIETRUCCI-LA MACINA, AEDO MALINCONICO ED ARDENTE, FUOCO ED ACQUE DI CANTO (I)

"La calidad de esto disco se intuye desde que lo coges entre tus manos, y se ve corroborada en los primeros segundos de escucha. La Macina nos tiene acostumbrados a ediciones discograficas notoria, yahora se ha unido a la voz roncay sentida de Gastone Pietrucci para regalarnos un punado de canciones del acervo popular orquestadas con sensibilidada y economia de medios, ademas de contar con colaboraciones tan destacadas como las de Giovanna Marini o Riccardo Tesi. Por resumir la impresion que nos produce este disco, podriamos decir que es la voz de un colectivo hecha suya por un cantante que habla en nombre de todos."

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Massimo Raffaeli , dalla presentazione al CD, "Je se vedea le porte dell’affanno", 1996

PostDateIconGiovedì 17 Gennaio 2008 12:45 | PDF | Stampa | E-mail

"Per La Macina

Se c’è un tratto che caratterizza la produzione artistica marchigiana, questo è la concretezza, lo spessore del segno, che però si lega alla contentezza del gesto, quasi che il paesaggio a misura d’uomo potesse vaccinare sia dagli eccessi del naturalismo sia da quelli dell’intellettualismo. Così l’arte dotta mantiene sempre qualcosa dell’arte popolare, e viceversa, come nell’antichissima Canzone del Castra (amata da dante), avventura campestre e amore fuorivia che infatti ritma carne e lingua, sensi svegli e ragione. In anticipo di secoli, sembra un testo scritto apposta per La Macina, il gruppo musicale che muovendo dal lavoro di Gastone Pietrucci sui canti della Vallesina ha poi attraversato tutto quanto il repertorio, ereditandone la tradizione non per congelarla ma per attivarla ed estrarne il nucleo di fisicità e tenera spiritualità che da sempre la segna. Chiunque abbia veduto un’acquaforte di Bartolini e un cielo di Osvaldo Licini, chi abbia letto le estasi carnali di Olimpo da Sassoferrato o di Scataglini, chi abbia infine ascoltato una volta la struggente ambivalenza di organetto e voce contadina, sa già qual è la costellazione de La Macina, quali i suoi riferimenti.                                                           Parole/suoni/immagini che dicono le semplici e arcaiche occasioni della vita, l’amore, la morte la fatica del lavoro, il pensiero e la preghiera, la gioia del corpo; e le fissano in via definitiva, ritrovandole ogni volta nell’utopia melodica del puro esserci, dove storia e natura, iop e mondo, sono ormai una cosa sola. Una pura necessità di canto".

Massimo Raffaeli, Chiaravalle, 12 dicembre 1996

[Presentazione nel CD La Macina, Je se vedea le porte dell’affanno…, 050CD-W898, 1997]

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