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Critiche

Gianni LUCINI , Liberazione , 12 Marzo, 2004

PostDateIconGiovedì 08 Novembre 2007 18:17 | PDF | Stampa | E-mail

I GANG INCONTRANO LA MACINA
I due gruppi hanno dato vita ad un album dal titolo "Nel tempo ed oltre, cantando", dove sei brani dell'uno si alternano a sei brani dell'altro.

Una collaborazione destinata a continuare. Per il futuro è già previsto un nuovo lavoro: si chiamerà "Resistere, resistere, resistere" e vedrà la luce il 25 aprile.
"Nel tempo ed oltre, cantando" [...] Il verso del poeta Alfonso Gatto fa da titolo ad un album pubblicato da Storie di Note e nato dalla collaborazione tra La Macina, uno dei gruppi di musica popolare più longevi del nostro paese, e i Gang, icona del combat rock italiano.    

Il disco, annunciato da tempo, vede la luce con un pò di ritardo. Troppo?                                                                                    

"Forse è vero - dicono quasi all'unisono Gastone Pietrucci, leader maximo della Macina e Sandro Severini, chitarra da ricamo del suono targato Gang - ma di questi tempi è già una fortuna che sia uscito".                                                        

Dodici brani, sei pescati da Pietrucci nel repertorio dei Gang e sei dai fratelli Severini in quello de La Macina, senza aggiunte o inediti. Scelta o necessità?                                                    

"La nostra è una scelta di qualità. Avremmo potuto appiccicare un inedito inventato lì per lì, ma sarebbe stato un nonsenso rispetto al lavoro comune. L'alternarsi dei vari brani, che è in gran parte fedele a quanto proposto dal vivo in questi quattro anni, ha un delicato equilibrio narrativo che parla di impegni civile e sociale, di lavoro, lotta e resistenza. Dal punto di vista musicale, poi, i brani appaiono nuovi, rielaborati dalla fusione delle nostre due diverse esperienze. Non è un'antologia a quattro mani, ma un vero e proprio manifesto musicale composto da parti diverse"                                                                                                               A parte l'ispirazione ideologica e la comune origine marchigiana che cosa porta due gruppi tanto diversi a lavorare insieme?    

"Si può dire che i Gang dal punto di vista musicale stavano ritornando a casa, alle loro radici, mentre La Macina, dopo trent'anni passati ad annaffiare quelle radici tentava di trovare strade nuove per uscire dal giardino [...]  L'incontro è stato inevitabile e ha consentito a ciascuno di ottenere quello che cercava"

[...]  Avete intenzione di continuare a lavorare anche sul palco?

"Certo tutto nasce dall'esperienza dal vivo.L'ensemble Macina-Gang non ha alcuna intenzione di interrompere un'avventura che, per molti versi, si è rivelata esaltante"                                  

E se nel futuro ci fosse una fusione definitiva?                        

"Non crediamo. La nostra forza nasce dall'unione di due realtà che continuano a percorrere strade autonome. Se ci fondessimo nascerebbe uno cosa diversa che, per ora, non ci interessa. Come è stato in questi quattro anni dunque, i Gang continuano a fare i Gang e La Macina a riproporre le sue cose. Ogni tanto, quando qualcuno ce lo chiede o quando ne sentiamo la necessità, ci mettiamo insieme, saliamo sul palco e regaliamo al pubblico il sapore diverso dei Macina-Gang".

Gianni Lucini, Liberazione, venerdì 12 Marzo, 2004

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Gianluca POLVERARI, Rock Star , n. 285, Maggio 2004

PostDateIconMercoledì 07 Novembre 2007 19:29 | PDF | Stampa | E-mail

MACINA-GANG
Nel tempo ed oltre, cantando...
(Storie di Note)
Genere: rock folk d'autore
Ha il suono di Gang, Massimo Bubola, Modena City Ramblers

Onore ai maestri

I Gang, considerati inizialmente i Clash italiani, hanno poi intrapreso una carriera maggiormente d'autore, un'evoluzione che trova le sue radici nell'ascolto di uno storico gruppo marchigiano: La Macina di Gastone Pietrucci. E questa collaborazione aggiorna il repertorio di entrambi arricchendo ora con influssi rock, ora con spunti folk, le storie di amore, resistenza e lotta che sono parte del bagaglio culturale della provincia maceratese e che, grazie a questa operazione, assumono un nuovo ed importante valore.

Gianluca Polverari, Rock Star, n. 285, Maggio 2004

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Associazione Culturale STORIE DI NOTE ,Orvieto, 29 Maggio, 2004

PostDateIconMartedì 06 Novembre 2007 19:36 | PDF | Stampa | E-mail

Concerto dei MACINA-GANG
al Piccolo Auditorium, Orvieto
 

LA MACINA di Gastone Pietrucci, storica formazione marchigiana di ricerca nella tradizione popolare regionale ed italiana guidata dall' Aedo malinconico... Gastone Pietrucci,
interprete dalla straordinaria ed inconfondibile voce...
+ GANG dei Fratelli Severini, storica combat-rock band marchigiana, sempre fedele alla linea militante e senza compromessi, tra le formazioni, con Litfiba e Denovo, che hanno aperto la strada al rock italiano
= MACINA - GANG
Una splendida collaborazione che dimostra la distanza minima fra chi lavora al recupero del canzoniere di un'Italia contadina e di fatica che non c'è più o quasi e chi cerca di cantare un'Italia dell'oggi, dove la fatica è nascosta, ma è sempre la medesima (magari cambia il colore della pelle) e il grido in musica è rock nudo e crudo...

Associazione culturale Storie di Note, Orvieto, sabato 29  Maggio, 2004

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Paolo ZACCAGNINI , Diario, Anno X, N. 46/47, 9 Settembre, 2005

PostDateIconLunedì 05 Novembre 2007 19:55 | PDF | Stampa | E-mail

UNA BELLA GITA INTORNO A SAVONA
Avion Travel, Magoni e Spinetti, Gang/Macina e tanti altri. Dal palco del Club Tenco diventa disco un omaggio al padre del Quartetto Cetra

"[...] Inciso durante il Tenco del 2004, Seguendo Virgilio - Dentro e fuori il Quartetto Cetra è un disco di cui poco si parlerà, ma va annoverato tra i lavori più riusciti e stimolanti di quest'anno, la dimostrazione che classe, impegno e intelligenza non hanno limiti di tempo. [...]    

                                           

[...]  Lasciamo ad altri, legioni, le disquisizioni politiche, qui ci corre far elogio di un disco destinato altrimenti alla clandestinità però prezioso perché permette di conoscere meglio i diversi aspetti della longeva carriera di Savona. Curato da Enrico de Angelis, animatore del Premio Tenco e garanzia per chi in Italia ama la musica di qualità, Segueno Virgilio è un lavoro che in 12 brani fa il periplo dell'universo musicale, e non solo, di Savona, grazie ad artisti che il grande pubblico purtroppo non conosce e riconosce rimbambito come è dalla paccottiglia proposta dalla moribonda discografia nostrana. Il viaggio comincia con un pezzo purtroppo chiarovveggente, Troppi affari Cavaliere
, che risale al 1954 e Peppe Servillo e i suoi formidabili compagni della Piccola Orchestra Avion Travel hanno saputo permeare di humor, tragico visti i tempi, e prosegue con uno dei capolavori del Quartetto Cetra, I ricordi della sera
del 1961, che Pietra Montecorvino rantola con rara efficacia così come Petra Magoni, una delle voci più valide in circolazione e non solo in Italia, e Ferruccio Magoni, contrabassista della già citata Piccola Orchesra Avion Travel, rivitalizzano Il cammello e il dromedario, storiellina leggera ma non troppo del 1963. A Samuele Bersani e alle tre Balentes è toccato Sette piccole streghe mentre Leonardo Manera ripropone con verve, comica come la sua professione, un classico quale Però mi vuole bene, ovvero l'amore può essere non solo cieco e sordo ma anche fortemente assassino, tutte e due risalenti al 1964.
Negli anni Sessanta, nonostante il giusto perdurare del successo televisivo, Savona avvia una carriera solista dal forte sapore politico che qui è ben rappresentata da Sciabola al fianco, pistola alla mano datata 1969 e che l'ineffabile Caparezza propone drappeggiando da par sua in modo molto divertente, ispirato e assai antimilitarista, mentre iprofessorcantautorinterist Roberto Vecchioni - ha insegnato a Paola & Chiara, nessuno è perfetto - è ricorso a Quinto Orazio Flacco, al suo componimento Dove andate?,
per inchinarsi dinanzi a Savona. Evviva lo scopone, il testo è firmato Leo Chiosso, è del 1971, ma grazie ai Lou Dalfin, uno dei segreti più preziosi della nostra musica pesante, e alla loro ghironda sembra una ballata contadina d'altri tempi, quando nei campi non c'erano concimi chimici, mucche pazze e polli influenzati, danza allegra quanto scomposta: del 1972, e dal primo disco solista di Savona, E' lunga la strada, brano che dava il titolo al lavoro, che i Macina-Gang rendono ruvidamente, splendidamente rock,  così come Alessio Lega con i Mariposa rivitalizza la vagamente, ma non troppo, mastersiana Il testamente del parroco Meslier. Chiusura con il fine Carlo Fava, Le burle tratta nel 1984 dall'Opera delle filastrocche di Gianni Rodari, profondamente antimilitarista, e l'interessante Stefano Vergani alle prese con La vocazione
, brano satirico che sa tanto di Becco giallo che Michele L. Straniero cantò nel 1988 e che vide Savona autore delle musiche.
Gran gioiello, questo Seguendo Virgilio, prestategli orecchio.

Paolo Zaccagnini, Diario, Anno X, n. 46/47, 9 settembre, 2005

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Massimo RAFFAELI , Il Manifesto, 5 Agosto 1998

PostDateIconDomenica 04 Novembre 2007 14:56 | PDF | Stampa | E-mail

Musica Popolare                                                                           UNO SPARTITO                                                                       PER VOCE, ANIMA                                                                       E SALTARELLO                                                                                                             

Organetto, chitarra, cembalo e voce sono i semplici strumenti del canto popolare e sono anche gli strumenti de La Macina , il gruppo marchigiano che compie trenta anni esatti di attività e cui è monograficamente dedicata la tredicesima edizione del "Monsano Folk Festival" (Rassegna internazionale di musica popolare originale e di revival) che prende il via domani. Il fondatore,l'anima e la voce solista del gruppo (scandita per lo più sulle cadenze frenetiche del saltarello e del canto a batocco) è Gastone Pietrucci , il cui lavoro di filologo e folclorista è consegnato ad un volume ormai classico nel settore (Cultura Popolare Marchigiana - Canti e testi tradizionali raccolti nella Vallesina, 1985) la cui messa a punto precede virtualmente la nascita del gruppo stesso e ne costituisce il repertorio: con l'apporto vivo di decine di informatori, esso riassume un corpus di oltre seicento testi divisi per aree linguistiche e motivi, dai canti di lavoro ai canti rituali di questua, dalle filastrocche agli stornelli, dalle preghiere ai motti licenziosi. Sui temi del canto popolare, Pietrucci ha accettato di risondere ad alcune domande.                                                                                       

        "La Macina"  è nata quando Pasolini denunciava  la    scomparsa, anzi il genocidio, della società rurale e artigianale...                                                                                Nel momento in cui lui ne vedeva la fine io, stranamente, ho coninciato a scoprire una civiltà di cui non sapevo nulla. Nel '64 ho visto per caso  uno spettacolo straordinario del "Canzoniere Italiano", Bella ciao  di Roberto Leydi, con Giovanna Marini, Michele Straniero, Caterina Bueno ed altri, sui temi della civiltà popolare , come la morte, il lavoro, la guerra, l'amore. E lì che fece scandalo una canzone, O  Gorizia tu sei maledetta, di cui parlarono tanto i giornali : stavo dando gli esami di stato e fu come una folgorazione, perchè sentivo finalmente parlare e cantare un'altr'Italia, che non conoscevo anche se ero figlio di una sarta e di un muratore. Quello spettacolo mi ha aperto una prospettiva, e infatti all'università ho scritto poi una tesi sui canti e sulle tradizioni popolari della Vallesina. Paradossalmente è stata quai una fortuna che non conoscessi invece quei versi di Pasolini che dicono Io sono una forza del passato/ Solo nella tradizione è il mio amore , bellissimi e tremendi.                       Così per alcuni anni ho lavorato e ricercato da solo: la ricerca è molto delicata quando vai in ambente contadino e incontri persone diffidenti, timorose, mentre tu sei incosciente e impreparato. Ma ho avuto la fortuna di incontrare presto un vero informatore, Pietro Bolletta di Monsano, purtroppo scomparso, che mi aspettava nella cucina della sua casa con appena qualche foglio di appunti, ed era capace di andare avanti a memoria, per ore.  Però ero ancora convinto che "popolare" fosse solo la poesia lombarda e piemontese; naturalmente mi sbagliavo, anche se è vero che i primi anni del gruppo sono stati prevalentemente il ricalco di altre esperienze : La Macina (il nome viene da un mulino di qui, dove c'era appunto una macina abbandonata, enorme, di marmo, per il grano e l'olive, dove da piccoli si giocava a nascondersi  ) è nata sul serio con la progressiva consapevolezza di una autonomia linguistica e testuale.                                                                                Esistono ancora fonti vive? O meglio: ci sono ancora margini di ricerca o ci si trova di fronte ad un "corpus" defintivamente chiuso?                                                                       Quando abbiamo iniziato pensavo fossimo in effetti alla fine. Tra me e Antonio Gianandrea , che raccoglieva canti nello jesino, c'era in mezzo un secolo di silenzio e di rimozione. E invece gli informatori si sono venuti via via moltiplicando, anche grazie alle rassegne annuali sul canto di questua e del Festival di Monsano. Cantori che erano allo sbando, derisi nelle loro stesse campagne, si sono confrontati ed incoraggiati, insomma si sono riconosciuti come tali, e ad essi si sono uniti diversi giovani e alcune donne, che prima, nei canti di questua per esempio, non erano nemmeno pensabili. Nel mio schedario privato c'erano allora un centinaio di persone, oggi ce ne sono duemila. Non so cosa accadrà fra altri trent'anni, intanto però cantano, suonano, ricordano. Lo dico anche se in altre regioni la situazione mi sembra meno viva rispetto a qui, dove si mantiene una radice, o quella specie di ping-pong che deve stabilirsi fra cantori e informatori.                                                                                   A proposito, i vostri testi risultano negli anni sempre più raffinatamente arrangiati. E' così?                                           Sì, ma a patto di ricordare che noi non produciamo ma semplicemente trasmettiamo parole e musica. Dipende anche dal continuo allargarsi del repertorio, che va da quello, tutto ruspante delle campagne di Monsano a quello già urbanizzato di jesi e delle sue lavoratrici "filandare". Infatti il disco che presentiamo al festival di quest'anno - Je se vedea le porte dell'affanno... - di canti satrici e licenziosi, farà pensare a qualcuno che siamo tornati indietro... Il fatto è che intorno a me sono cambiati e cambiano di continuo i musicisti; in trenta anni più di una ventina, e ognuno, a modo suo, ha fatto nuovo il gruppo.                                                                                      Nel trentennale, se la sente di fornire un bilancio?                Lo dico, con evidente paradosso, La Macina sono io: ciò mi mette al riparo dalla paura dei mutamenti e degli avvicendamenti, e del resto a me piace suonare e cantare semplicemente con "chi c'è" . Ho cinquantasei anni e mi trovo adesso vicino a strumentisti giovanissimi, è una cosa stupenda, che mi fa andare avanti nella ricerca e nella riproposta.       Come sono cambiati nel tempo l'interesse e la partecipazione del pubblico?                                                                L'interesse è aumentato pian piano e senza alcun aiuto dei media, la cui indifferenza per le culture popolari rimane peraltro criminale. Si tratta di un pubblico attento, fedele, persino fiducioso, di età e di estrazione differenziata. Colpisce, in particolare, l'attenzione di certi giovani che, ad esempio, non hanno mai avuto la possibilità di ascoltare, fra tanta musica insignificante che viene trasmessa, una ballata antica e sublime come Il marito giustiziere, o un canto d'amore come Angelo che me l'hai ferito 'l core... Si tratta comunque di un pubblico vero, motivato, anche se di poche migliaia di persone.                     Nel mondo della cosiddetta "Mcjaad", connubio di globalizzazione e localismo , non c'è qualche rischio di confondersi con chi torna a cantare "sangue  suolo"?                                                                                    Non credo, anche se confesso che è un problema che non mi sono mai posto. Per sua natura la musica popolare eccede il limite e ogni chiusura, sia nell'ordine della trasmissione sia nell'ambito del piacere ricettivo. E' suono, ritmo, è autentico fascino formale. Di recente ci è capitato di eseguire in Svezia e in Portogallo, Colomba Marì, una canzone tutta giocata su un equivoco linguistico intraducibile, eppure le persone presenti erano prese , si lasciavano andare, cantavano e ballavano. del resto, ed è ovvio, nulla è più universale della canto popolare.                                                                        Un'ultima domanda: come si articola il Festival di quest'anno?                                                                               Non è è né vuole essere una autocelebrazione. Semmai è una ricognizione di tutto il nostro repertorio, con tanti ospiti italiani e stranieri, che ci accompagneranno, e tra questi Valeria Moriconi nell'omaggio finale al grande folclorista ottocentesco Antonio Gianandrea. Una prova dura, durissima, ma anche una salutare sfida alle risorse di cui disponiamo.   

Massimo Raffaeli, il Manifesto, mercoledì 5 Agosto 1998

 

 

MONSANO FOLK FESTIVAL

SILENZIO IN PIAZZA,                                                           CANTA LA MACINA                        

Il  XIII Festival, dedicato al trentennale de "La Macina" , si apre domani 6 agosto: ore 22 (Piazza dei Caduti) "Silenzio, canta La Macina!"; ore 0,30 (via Rastelli) Mireille Ben, Sara Modigliani , Emma Montanari, Laura Parodi, Donata Pinti e Luisa Poggi in "Le voci dell'anima". La donna nella musica popolare. Venerdì 7 agosto: ore 22 (Piazza dei Caduti) "Statevi zzitti che adesso 'ncomincia..." (Materiali di fiabe marchigiane in forma di concerto); ore 01 (Chiesa SS. sacramento) "Concerto per Adelaide". sabato 8 agosto: ore 12 (Chiesa SS. Sacramento) "Il cavalier crudele" (sulla ballata de "Il marito giustiziere"); ore 22 (Piazzetta Matteotti) "Je se veda le prte dell'affanno..." (canti satirici e licenziosi della cultura orale marchigiana). Domenica 9 agosto: ore 12 (Chiesa degli Aròli) "La Macina canta Dodi Moscati"; ore 18 Coro "La Fonte " di Ortezzano; ore 23 (Piazza dei Caduti) "Concerto Grosso per Gianadrea", con La Macina & Valeria Moriconi

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