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Critiche

Roberto VINCENZOTTO , Il Gazzettino, 8 Luglio 1998

PostDateIconGiovedì 22 Novembre 2007 23:44 | PDF | Stampa | E-mail

FOLKEST 1998

LA COLORATA MACINA CHE DIVERTE CANTANDO LEOPARDI

Si presentano in nero, ma sono molto coloriti. Provengono da una regione colortata, le Marche, hanno il nome di un impianto grigio che trasforma materia  prima chiara. Il quintetto della Macina, dopo Tolmezzo suggella a Cordenons la propria capacità musicale, cogliendo il pubblico di Folkest alle spalle, a viva voce. E' un canto di questua, adulto, quello che apre il dialogo divertito edintenso, un augurio contadino di buon anno nuovo confezionato con allegria. Quest'ultima è l'intercalare della serata, che pur lascia spazio a liriche dense, senza mai snocciolare noia. Sarà il saltarello che attizza subito la simpatia, saranno le ballate arcaiche che prendono forma e suoni in era moderna; pure le liriche d'amore trasudano d'una serenità e di una limpidezza che non sempre si riesce a trasferire con la canzone popolare.                                         

La Milano del centro Italia, Jesi e le sue filande, è solo uno dei fulcri da cui gli "informatori" autoctoni hanno trasmesso alla Macina ritmi e strofe altrimenti dispersi.                             Insieme alla canzone popolare delle Marche emigra fin qui anche la produzione leopardiana. Dallo Zibaldone di Giacomo Leopardi, con gli stornelli del suo tempo, alle rime in ottava italianizzate da Pier Francesco, La Macina riporta al lessico originario una produzione che non è difficile da comprendere nemmeno a Nord Est.                                                                                                I canti di questua inscenati da bambini non tradiscono il carattere giocoso del gruppo e lo spirito marchigiano. Doti oltre l'apparenza che sfociano in una serie di canti licenziosi, facili come accalappiagente, apprezzati come inframezzo agli scioglilingua. Il repertorio della Macina sconfina nell'omaggio alla compianta toscana Dodi Moscati, con un'interpretazione avvolgente del Pan pentito. Sempre con strumenti, poveri, ma autentici: fisarmonica, tamburelli, raganella, campanacci, chitarre e cembalo marchigiano. La forza di essere veri e non dosati in sala d'incisione."

Roberto Vincenzotto, Il Gazzettino, 8 Luglio, 1998

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Corriere Adriatico, Lunedì 25 Ottobre, 1999

PostDateIconGiovedì 22 Novembre 2007 23:22 | PDF | Stampa | E-mail

Dalla Svizzera a Capo Verde il gruppo folk jesino ha incantato il pubblico                                                                                                  ECCO LA MACINA SENZA CONFINI

"Un intenso ottobre di impegni e di successi internazionali per il gruppo di ricerca e canto popolare "La Macina". Infatti, ai primi di ottobre, il gruppo si è esibito in Svizzera, con due concerti, uno a Bellinzona, dove per gli studenti della locale Scuola cantonale, ha presentato un omaggio a Fabrizio De Andrè, dal titolo. "Da Bocca di Rosa a Catarinella" e l'altro alla quindicesima edizione della Tre giorni di Musica popolare di Acquarossa, riscuotendo un particolare e caloroso successo di critica e di pubblico. Tra l'altro q uesta tre giorni, "La Macina" era stata invitata a... fuoror di popolo. Infatti, gli organizzatori dall'edizione dell'anno scorso avevano chiesto direttamente al pubblico presente, con un referendum, i gruppi che avrebbero voluto riascoltare quest'anno, tra tutti quelli passati alla ribalta nelle passate edizioni del Festival ticinese. La "Macina" si è classificata al primo posto, distaccando notevolmente tutti gli altri gruppi, ripagando ed incantando, a sua volta, il numerosissimo pubblico presente, con una prestazione generosa, intensa, davvero memorabile.           

Dalla Svizzera, poi "La Macina" è letteralmente volata a Capo Verde, dove è stata invitata al 7° Festival "Sete Sois-sete Luas",la Rassegna internazionale di musica, teatro, cinema, prodotta dal gruppo teatrale Immagini di Pontedera. E così dall'11 al 16 ottobre "La  Macina" si è esibita nelle splendide isole della "sodade" di Capo Verde, di fronte ad un pubblico, calorosissimo ed entusiasta, letteralmente trascinato dalla musica e dal ritmo di questa ormai storica formazione folk-revival marchigana. Tra l'altro a Mindelo (nella città di Cesaria Evora) situata nell'isola di Sao Vincente, il gruppo jesino si è esibito nello stesso concerto con Ildo Lobo, una delle più popolari e grandi voci di Capo Verde. Ora "La Macina" si prepara a chiudere questo mese con l'ultima trasferta internazionale, dal 28 al 31 ottobre, in Jugoslavia e precisamente a Dubrovnik, dove parteciperà allo spettacolo tetarale "Sullo stesso mare", prodotto dal Teatro aro Stabile delle Marche, per la regia di Tommaso Paolucci: spettacolo che verrà presentato inprima nazionale, mercoledì, alle 21, al Teatro "Vittoria" di Ostra."

Corriere Adriatico, Lunedì 25 Ottobre, 1999

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Massimo Raffaeli , il Manifesto , 15 Agosto, 2002

PostDateIconMercoledì 21 Novembre 2007 23:51 | PDF | Stampa | E-mail

"Uno spettacolo di sorprendente tenuta e ricchezza musicale è quello che ha chiuso domenica notte il XVII Monsano Folk Festival. Ideato dal poeta Francesco Scarabicchi  , dedicato a Luigi Tenco, L'espressione di un volto per caso ha visto riuniti sul palco Gastone Pietrucci e La Macina  (anima, da sempre, del Folk Festival  e gruppo di punta della ricerca etnomusicale italiana) insieme con i giovanissimi solisti del Concerto Musicale Ambaradan.                                                                             Ospiti, Sandro e Marino Severini dei Gang, che hanno offerto una versione in forma di ballata di Vedrai vedrai [...]"

Massimo Raffaeli, il Manifesto, 15 Agosto, 2002

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Mario CASALE , Roma 24 Luglio, 2003

PostDateIconMartedì 20 Novembre 2007 23:55 | PDF | Stampa | E-mail

" Ti ho conosciuto due anni fa a Invito alla lettura situazione estiva romana nello scenario di Castel S. Angelo e non mi sono lasciato scappare la tua raccolta Silenzio, canta La Macina!. Superfluo dire che l'ho ascoltata cento volte e l'ho fatta ascoltare a tutti gli ospiti della mia casa. Ma quasi più della musica mi ha colpito la storia del tuo lavoro, come la racconti nel libretto che accompagna il CD. Quella "ostinazione" che ti ha fatto superare momenti di incertezza o di flessione da parte degli altri mi ha colpito...
[...] Ma una cosa voglio dirti: se riuscirò a sbloccare la mia impasse, sarà anche per merito tuo, sia di quello che hai scritto, sia della passione e della energia di cui trabocca la tua musica. Allora grazie. Te lo volevo dire...".

Mario Casale, Roma, 24 Luglio, 2003

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Giacomo MEDICI, Portobello’s, 3 Giugno 2004

PostDateIconLunedì 19 Novembre 2007 00:17 | PDF | Stampa | E-mail

Successo discografico per il nuovo disco "Nel tempo ed oltre, cantando"
GASTONE PIETRUCCI: LE ALI E LE RADICI DELLA MUSICA FOLK MARCHIGIANA

 "Aedo malinconico ed ardente, fuoco ed acque di canto" un lavoro che ha un posto riservato e speciale nella "discoteca dell'anima, tra cose che non si devono dimenticare". Queste parole sono state utilizzate dalla stampa specializzata nell'elogiare senza mezzi termini il penultimo lavoro di Gastone Pietrucci e della Macina, fatica artistica che è stata trampolino per una collaborazione musicale mai tanto felice, ossia quella tra il leader della scena folk marchigiana e la Gang dei fratelli Severini, sfociata recentemente nella pubblicazione di un disco intitolato "Nel tempo ed oltre, cantando" (Storie di Note 2004). Abbiamo voluto intervistare un appagato Gastone Pietrucci che, comodamente seduto sulla sua poltrona, ci ha raccontato cosa si prova quando la realtà supera i sogni e scavalca le aspettative di un ragazzo che, circa trent'anni fa, aveva deciso di dedicare la sua vita alla ricerca e alla musica marchigiana.

 

Si aspettava tutto questo successo discografico, dall'Aedo in poi (ricordiamo che tra gli ospiti del disco compaiono i nomi di Rossana Casale, Giovanna Marini, Riccardo Tesi e, ovviamente, i fratelli Severini)

"Devo dire di sì, visti i riscontri superlativi a livello di recenzioni. Ho raggiunto un altro obiettivo della mia vita. Con lentezza, ma con tenacia".

Ripercorrerebbe, tappa dopo tappa, il percorso che l'ha portata fino a qui? Ha mai rimpianto alcune scelte fatte in passato?           

"Rifarei tutto fin dal principio, errori compresi, che nel nostro mondo è facile commettere. Condivido ogni decisione presa, anche quelle sbagliate, perchè alla fine la mia costanza e la mia determinazione mi hanno portato a raggiungere i miei sogni. Gli anni sono serviti a temprarmi, ma non ho avuto mai dubbi sull'importanza della Macina, anche se verifiche sono state utili nel proseguire".

La Macina negli anni ha prodotto dischi apprezzati sia dal grande pubblico che da una nicchia di addetti ai lavori, e mi riferisco agli esperti in materia di etnomusicologia e di ricerca popolare (il grande etnomusicolgo italiano Roberto Leydi scrisse una lusinghiera recsnzione riguardo la Macina). Dall'Aedo malinconico in poi si è però registrato un successo discografico ben più significativo di quello dei primi anni. A cosa lo attribuisce?

"Cosa dire, io sono partito semplicemente dall'amore verso la musica popolare e la ricerca, perchè ripeto: se non fai ricerca non puoi fare questo mestiere; poi ho riproposto il tutto, e nel nostro piccolo abbiamo avuto sempre successo, una sorta di miracolo, una formula vincente che mi ha dato sempre voglia di andare avanti per la mia strada. Tutto è stato naturale, ma l'esplosione registrata in questi ultimi lavori è dovuta soprattutto al nuovo assetto del gruppo, formato da grandi musicisti. La Macina in questo modo è cambiata totalmente: io mi sono riappropriato della mia voce, e i musicisti non hanno fatto altro che mettergli le ali. Un connubio felicissimo, una scommessa vincente. Tengo però a precisare che non rinnego affatto la Macina precedente".

Potrebbe darci qualche anticipazione riguardo il Monsano Folk Festival, che si terrà questa estate?

Quest'anno durerà un giorno in più, dal 7 al 15 agosto. Sarà itinerante tra Monsano, Jesi, San Marcello e Montemarciano. Degna di nota è la presenza il 12 agosto del mio amico Moni Ovadia, con uno spettacolo sull'importannza dell'immigrazione ebraica a New York".

Come è nata la vostra amicizia?

" Nel '77, quando fui chiamato a Vercelli per Transitalia, uno spettacolo di musica popolare italiana. E' stato un incontro che ricordo ancora con piacere. L'altro appuntamento importante sarà il 7 agosto con lo spettacolo "Resistere, resistere, resistere"
, sui canti della nostra memoria, che metteremo in scena con Sandro e Marino della Gang".

Chi vorrebbe ringraziare per tutto questo successo?

" Ringrazio Leydi e Filippo Crivelli che mi hanno fatto vedere "Bella ciao" a Spoleto, uno spettacolo che mi ha aperto gli occhi. Poi devo ringraziare il mio professore, Gastone Venturelli, con il quale mi sono laureato. Un ringraziamento particolare ai "folgorati" della Macina, che ci seguono sempre. Infine voglio fare un plauso d'ammirazione ai musicisti che ho oggi".

Probabilmente la compostezza di Gastone Pietrucci è dovuta ad un ben maggiore appagamento del suo animo d'artista. Quella voce costantemente accesa d'amore verso il nostro passato ha sempre avuto radici forti, ma è venuto il momento di adagiarla su quelle ali che ora la fanno volare, verso quei cieli antichi e quei campi tanto cari ad un altro nostro grande poeta, Mario Giacomelli, vecchio amico di un uomo che, per fare musica, si è dedicato alla ricerca più difficile ed impegnativa: quella nella propria umanità.

Giacomo Medici, Portobello's, 3 Giugno 2004

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