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Critiche

Franco VASSIA, Nobodys Land, Anno VII, N. 17, Giugno 2001

PostDateIconSabato 29 Settembre 2007 21:39 | PDF | Stampa | E-mail

LA MACINA                                                                          "SILENZIO, CANTA LA MACINA!

" Tra i meriti della musica rock c'è quello di avere edificato la sua abitazione su di un suolo popolare, con mura solidissime e radici profonde; di essere sempre in evoluzione e di rimettersi in discussione continuamente, della sua capacità di comunicare e di filtrare cose e situazioni che, a prima vista, potrebbero sembrare dissimili e lontanissime. Così è stato per Bob Dylan quando, una sera a Newport come se fosse uno dei Re Magi, offrì al rock il folk su di un piatto d'argento; così è stato per il folk inglese degli Steeleye Span, dei Pentangle e dei Fairport Convention. Capita così, una sera, di ritrovare sullo stesso palco i Gang e La Macina e di assistere ad una delle cose più toccanti e sincere che mai sia capitato di ascoltare. Capita che le canzoni passino da una band all'altra per poi esplodere in un comune e vorticoso finale di danza e di festa. Il Gruppo di Ricerca e Canto Popolare La Macina è stato fondato nel 1968 da Gastone Pietrucci. Questo album raccoglie la testimonianza di quello che è l'unico autorevole portavoce di quello che è il ricchissimo patrimonio della tradizione e della cultura orale marchigiana".

Franco Vassia, Nobodys Land, Anno VII, n. 17, Giugno 2001

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Tarciso Vettori,Corriere Adriatico, 8 marzo 1974

PostDateIconGiovedì 27 Settembre 2007 21:57 | PDF | Stampa | E-mail

Presentati dal Gruppo "La Macina"

Canti popolari dal 1200                                                               ad oggi a Serra de' Conti 

 

"Una rassegna di canti popolari dal 1200 ad oggi è stata presentata da un gruppo di giovani di Monsano [...] canti del lavoro, della domenica, d'amore, contro la guerra, canti politici e sociali. "La Macina" è il titolo che si è dato il gruppo. "Sballottato tra Signore e Padrone" hanno chiamato la rappresentazione in due tempi. L'orecchio del pubblico ha recepito pienamente e con conseguenzale interesse. Infatti ogni canto era accolto da applausi convinti ed entusiasti. Il gioco delle luci, ben istallate e opportunamente dosate, la registrazione concertata e tempista, hanno arrecato effetti a livello superiore.  Le voci giustamente calibrate per ogni canzone, ciascuna di diversa estrazione, i gesti semplici e naturali ci hanno dimostrato di trovarci davanti a gente che ha sofferto i testi della varie canzoni. Gastone Pietrucci, regista e conduttore dello spettacolo ha rivelato capacità sceniche e intrepretative sicure. Bravii tutti in coesione perfetta. [...]            In conclusione, questo gruppo di giovani porta un notevole contributo al folk e rispecchia una genuina espressione di una ricerca sofferta: "La Macina" deve esibirsi in teatri di massa. Lo merita."

Tarcisio Vettori, Corriere Adriatico, Sabato, 8 Marzo 1974                                      

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N.C. ,La Gazzetta di Ancona, 25 Agosto 1987; Pier Paolo PASOLINI, Canzoniere italiano, 1972

PostDateIconMercoledì 26 Settembre 2007 11:54 | PDF | Stampa | E-mail

Doveva essere vietata ai minori                                       CRITICHE  ALL'ESIBIZIONE DELLA "MACINA":                       SPETTACOLO TROPPO CRUDO

" Non si è ancora sopito, nonostante siano già trascorsi alcuni giorni, l'eco di vivaci polemiche scoppiate ad Ostra Vetere a seguito dello spettacolo del Gruppo "La Macina".                     Una decina di serate fa infatti il celebre complesso marchigiano, specializzato nella riproposizione degli antichi canti popolari e nella rivalutazione del patrimonio culturale dei centri ruruali collinari, aveva tenuto una sua propagandata manifestazione nella centrale piazza della Libertà di Ostra Vetere. [...]               

I quattro componenti del complesso si erano esibiti davanti ad un folto pubblico proponendo il loro repertorio.  Purtroppo  fra i numerosi pezzi eseguiti, alcuni e non pochi non hanno incontrato il gradimento dell'uditorio. Canzoni di protesta e di satira son sono state gradite anche per la presenza fra il pubblico di numerosissimi bambini.  I termini crudi e il linguaggio talvolta scurrile hanno colpito la sensibilità  di una consistente parte dei presenti [...] Molti sono stati i giudizi critici rivolti anche nei confronti della Amministrazione Comunale che non ha valutato attentamente la qualità dello spettacolo rappresentato. Più d'uno, pur ritenendo giusto ed opportuno conservare le tradizioni musicali popolari, ha però espresso la convinzione che esibizioni del genere andrebbero tenute in locali nei quali possono accedere liberamente gli estimatori, proporli invece al pubblico più eterogeno , compresi i bambini, è sembrata una forzatrura fuori luogo. "  

N.C., La Gazzetta di Ancona, Martedì 25 Agosto 1987

 

 

"[...] Peccato, davvero peccato, che la pruderie nazionale abbia impedito ai raccoglitori di canti, sia dell'altro secolo che di questo, di pubblicare la poesia popolare, dicamo così, scatologica: che è forse la più gran parte e la più autentica della poesia popolare: e non è mai oscena, tanta è l'allegria o la malinconia che le dà vita poetica, tanta è la naturalezza delle sue metafore [...]

Pier Paolo PASOLINI , Canzoniere italiano, vol. I, Milano, 1972, p. 42)                                                                              

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Roberto SENIGALLIESI ,il Resto del Carlino, 3 Novembre 1988

PostDateIconMartedì 25 Settembre 2007 15:27 | PDF | Stampa | E-mail

VENTI ANNI DI FOLK                                                              Per l'anniversario della Macina concerto all'Alfieri                   Il gruppo jesino ha il merito di aver diffuso la musica popolare

" MONTEMARCIANO - Le luci del teatro "Alfieri" si riaccendono sabato prossimo ore 21,15 per il concerto della "Grande Macina" (con replica la domenica pomeriggio alle 16,30).   Diciamo  subito che si tratta di uno spettacolo eccezionale voluto per festeggiare i 20 anni di attività di questo gruppo di canto popolare. Ed in questo spettacolo celebrativo del ventennale "La Macina" ha voluto nel suo collettivo tutti gli ex componenti di questo ventennio per un concerto unico, straodinario ed irripetibile, riproponendo il meglio del proprio repertorio in un simpatico e festoso scontro-confronto tra i "vecchi" ed i "nuovi" membri della "grande" Macina.                 Ma chi è La Macina? E' probabilmente il gruppo di canto popolare più longevo della musica popolare italiana. Tra i tanti meriti acquisiti, oltre a quello di avere scongiurato la perdita di un patrimonio folclorico preziosissimo c'è quello di avere creato un interesse, un movimento, una "vero" pubblico, attento ed "affamato" di musica popolare, al di sopra delle mode effimere e passeggere. Da segnalare anche la pubblicazione di 4 Lp (un quinto è imminente), nonchè di un voluminso saggio di Gastone Pietrucci dal titolo "Cultura Popolare Marchigiana".  [...]   Tra gli altri meriti del Gruppo quello di avere fatto ricantare e suonare gli autentici portatori della tradizione attraverso le varie rassegne di canti rituali che ogni anno si svolgono a Montecarotto per la "Pasquella", a Polverigi per la "Passione" ed a Morro D'Alba per il "Cantamaggio". Infatti l'intento finale della "Macina" non è stato quello di limitarsi a raccogliere più materiale possibile, cristallizzando il tutto in un nostalgico ed assurdo museo della memoria, bensì di ritrasmettere personalmente questa loro vitalità di cultura alle nuove generazioni".

Roberto Senigalliesi, il Resto del Carlino, 3 Novembre 1988

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Alberto PIERUCCI ,Jesi e la sua Valle, venerdì 21 Aprile 1989

PostDateIconLunedì 24 Settembre 2007 18:27 | PDF | Stampa | E-mail

IL PAGINONE

NOZZE D'ARGENTO CON IL FOLK

Il primo amore nasce nel '65 al festival dei Due Mondi a Spoleto. A Monsano la costituzione del primo club, tre anni dopo. Poi una serie notevolissima di spettacoli e di studi. "La Macina" è un'etichetta conosciutissima e stimata.

 

"Il Gruppo di canto Popolare "La Macina", com'è noto, svolge la sua attività in vari centri dellaprovincia di Ancona, attraverso alcuni appuntamenti fissi che coincidono con l'Epifania per la Pasquella, l'avvento della primavera per lo Scacciamarzo, la Settimana Santa per la Passione ed il mese di maggio per il Cantamaggio; inoltre con tante esibizioni supplementari e non certo secondarie che hanno luogo al Teatro Pergolesi di Jesi ed in altre sedi, non solo in ambito provinciale e regionale, ma anche nazionale ed auropeo. Ma non sarebbe facile immaginare "La Macina" senza la figurta di Gastone Pietrucci; egli infatti, del gruppo, è stato l'ideatore,l'artefice primo e ne è tuttora il cervello e l'anima. Per entrare meglio nello spirito di questa interessante realtà che ha pertinenza sia con lo spettacolo che con la cultura in un senso più ampio, per conoscerne la storia, intenti e programmi, abbiamo formulato proprio al leader del gruppo queste domande.

 

Quando è nata "La Macina" e perchè questo nome?              "Era il 1968 quando ha avuto la sua origine, a Monsano, inizialmente con la fisionomia di un club. Eravamo un gruppo di amici con la passione del canto popolare che ci univa e così ci incontravamo nella cantina del parroco, a parlare, cantare, suonare. Lì fuori c'era una di quelle vecchie macine da mulino, di pietra: è stata una cosa immediata assumerla come nostro emblema. Riferimenti anche alla vita con il suo girare continuo, come quello di una macina? Oppure il richiamo a qualche cosa di umile e forte insieme, legato alla vita di una volta? Ma la macina era comunque lì, la vedevamp ogni giorno ed era un riferimento".

Come ti è sorto l'interesse per il canto popolare? Che cosa ti proponevi all'inizio?                                                                  "E' cominciato verso il '65. Dimoravo a Spoleto allora, e fu determinante l'incontro con Giovanna Daffini, Caterina Bueno, Giovanna Marini, Michele Straniero ed il Trio di Piadena nella sua genuina forma originaria: si esibivano al Teatro "Caio Melisso" nello spettacolo "Bella ciao" nell'ambito del Festival dei Due Mondi. Era musica popolare autentica, roba che aveva un'anima ed un significato; davvero un altro pianeta rispetto agli steroptipi di sanremo e della musica commerciale in genere. Si può dire che sia nato lì, dunque, il mio interesse per questo genere. Poi la mia tesi di laurea con il professor Venturelli, sulle tradizioni popolari, alla Facoltà di Sociologia di Urbino, nel '77. A livello operativo, cominciai con "Dolorosa ci fu la partenza..." del '68 e di "Sballottato fra Signore e Padrone" del 1973, chiari rifacimenti mirati a "Bella ciao" e mi proponevo solo questo; era nata "La Macina", come ricordavo. Poi, nel '73, ho dato il via alla ricerca nel territorio e nel '76 ho iniziato a dare forma alle cose, più o meno con il criterio con cui nascono oggi.".

In quali direzioni è volta oggi la tua ricerca per quanto riguarda i generi, le persone, i luoghi e dove andavi a frugare inizialmente?                                                                             "La prima fonte di conoscenza alla quale ho attinto è stata la campagna di Monsano: si chiama Pietro Bolletta, l'uomo che mi ha fornito il primo materiale. Poi la ricerca si è allargata e così ho conosciuto altri portatori orali della tradizione canora della nostra terra: cantori e suonatori che avevano ormai smesso la loro attività spontanea per l'avanzare inesorabile di un nuovo tipo di civiltà, quella attuale appunto, che rapidamente ha travolto gli antichi valori, sommergendo usi e tradizioni. In seguito ho esplorato quello che restava dell'ambito fecondissimo delle ex filandare jesine. Quartina Lombardi, Armanda Animobono e altre straordinarie, a volte commoventi testimoni di un passato così povero ed insieme così ricco. Ora, ovviamente, la ricerca è condotta anche fuori dello stretto circondario di Jesi ed i suoi castelli, per estendersi in tutta la regione marchigiana edcanche nello Spoletino".

Il tuo impegno personale non consiste solo nel tenere in piedi "La Macina", nel dirigerla e nel cantare insieme agli altri elementi del gruppo, ma hai anche pubblicato un libro. Vuoi parlarne? Hai anche altri programmi in questa direzione?     "Sì. Il libro, come tu sai, s'intitola "Cultura Popolare Marchigiana" e reca per sottotitolo "Canti e testi tradizionali raccolti nella Vallesina". In effetti, la ricerca dei testi, la loro raccolta, la ricomposizione attenta e meticolosa costituiscono la ragione principale del mio impegno, anche per il futuro".

Lo scorso inverno, nel nostro Teatro, avete proposto al pubblico ("La Macina canta Nigra") i canti popolari piemontesi raccolti nel secolo scorso da Costantino Nigra ed eseguiti da cantori di quella regione (Donata Pinti e Maurizio Martinotti); in parallelo, voi avete cantato brani popolari marchigiani che presentano un contenuto analogo. E' evidente che solo una ricerca filologica attenta e sapiente ha potuto condurti a queste esperienze ed a questi approdi.                                  "Se sei uno studioso di questo settore, il Nigra devi tenerlo presente come caposaldo, un riferimento costante e soprattutto non puoi ignorare il suo libro "Canti popolari del Piemonte". Assumeva poi un significato particolare un'iniziativa come quella che hai ricordato, in quanto nell'88 cadeva il centenario della pubblicazione di quel libro preziosissimo. Quanto all'importanza del confronto fra canti popolari di diverse regioni, procura emozione talvolta, oltre al piacere della scoperta, vedere come la sostanza delle parole e magari anche del motivo musicale siano sovrapponibili in una matrice unica che affonda le radici lontano nel tempo; addirittura, a volte, fino ai canti del Medio Evo, che la tradizione orale ha portato fino a noi e sui quali le varie culture locali hanno depositato a poco a poco i loro segni distintivi, la specificità dei loro caratteri particolari. La comparazione anche a livello di spettacolo, quindi, costituisce un aspetto importante e che offre anche allo spettatore motivi di cerscita, stimolandolo all'analisi e quindi ad una fruizione più ricca ed interessante. E' evidente,quindi, che lo studio di ricerca sottende tutto questo e resta pertanto il lavoro principale anche per il mio futuro".

Le vostre incisioni, in dischi e cassette, oltre alla funzione di dilettare chi oggi vi apprezza, hanno anche quella di documentare la tradizione del canto popolare nella nostra terra. Rimarranno perciò come strumenti di conoscenza per i posteri. Immagino che questo sia per te ed i tuoi compagni de "La Macina" un motivo di soddisfazione e di orgogglio. E' così?                                                                                   "Sicuro. Ogni nuova opera che incidiamo ci dà la misura di quanto sia proficuo il nostro lavoro. Il successo che riportiamo nel corso di una serata di spettacolo, gli applausi, possono essere cose effimere, in fin dei conti. Ma quello che rimane scritto od inciso ha un suo valore oggettivo, che resta come documento e sussidio per ulteriori indagini e ricerche che altri sicuramente faranno dopo di noi. E' questo, forse, lo stimolo più grande che noi stessi ci diamo per continuare".

Raccogliere testimonianze orali autentiche di ulteriori antichi canti sarà sempre più difficile, ovviamente. Ad un certo punto, quindi, quando il repertorio non potrà più crescere, sarete costretti a ripetervi. Ed allora, quale sarà il futuro de "La Macina"?                                                                                   "Non devi credere, intanto, che il materiale non ancora riportato alla luce vada esaurendosi. A saper cercare e ad avere tempo per farlo, c'è ancora un pozzo di poesie, canti, filastrocche da reperire. Inoltre, con il solo cumulo di pezzi già raccolti in quaderni, c'è' da lavorare per anni e di testi da offrire al pubblico, non ancora "rispolverati", ce ne sono in abbondanza. Attualmente, per esempio, sto lavorando per poter giungere ad una nuova pubblicazione che avrà per titolo "Angelo che me l'hai ferito 'l core..." e raccoglierà ben tredici pezzi inediti. Il futuro della nostra attività si volgerà in particolare al lavoro di ricerca, di catalogazione e di studio oltre che all'organizzazione di rassegne, festivals, spettacoli. E' proprio in questa prospettiva che è sorto il "Centro Tradizooni Popolari", con sede a Polverigi e di cui sono direttore e che per la fisionomia specificamente culturale che intende darsi riceve contributi e sovvenzioni dalle Amministrazioni provinciale e regionale e che costituirà anche un centro di proposta di lavoro, nel proprio ambito, anche attarverso l'istituzione di borse di studio. Tutto lascia supporre, che il nostro futuro possa essere ancora più fecondo del passato e del presente".

Alberto Pierucci, Jesi e la sua Valle, Venerdì 21 Aprile 1989

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  • Tiziana OPPIZZI e Claudio PICCOLI ,Il Cantastorie, Terza Serie n. 46 (96),Luglio-Dicembre 1993
  • Riccardo PIETRONI ,La Gazzetta di Ancona, 29 Dicembre 1988
  • CORRIERE ADRIATICO, Domenica, 26 Luglio 1987

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