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Critiche

Laura MAROTTI ,Jesi e la sua Valle, Anno XXXVII, n. 14/15, 24 Luglio 1999

PostDateIconLunedì 24 Settembre 2007 16:45 | PDF | Stampa | E-mail

I 30 ANNI DE LA MACINA 

"C'è un altro volto della musica rispetto a quello che ci viene proposto ogni giorno dai mass media, ed esiste una tradizione non tanto lontana da noi,ma nascosta, che appartiene alle radici della nostra cultura e che per fortuna non è stata dimenticata. Il noto gruppo di ricerca e canto popolare La Macina si è prodigato, in oltre trent'anni di attività, per far rivivere e ridare voce agli antichi canti popolari marchigiani, legati a quella cultura contadina destinata altrimenti a finire. [...]                              

[...] Dall'anno della sua fondazione ad oggi numerosi sono stati i cambiamenti di organico all'interno del gruppo: "Ho scoperto che ogni nuovo componente è portatore di nuove idee e di stimoli, e che un cambiamento può sempre essere salutare per la Macina, afferma Pietrucci [...]                                                                 [...] Abbiamo chiesto infine che cosa vuole (se lo vuole) comunicare La Macina: "La Macina vuole dire niente e tante cose allo stesso tempo. Il nostro pubblico è vasto e di tutte le età, perchè ci rivolgiamo a tutti quanti, nessuno escluso: con la nostra musica infatti l'anziano ricorda, il giovane scopre e il bambino apprende. Ma la cosa che più ci interessa è che tutti sorridano e si divertano".   

Laura Marotti, Jesi e la sua Valle, n. 14/15, 24 Luglio 1999                             

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Tiziana OPPIZZI e Claudio PICCOLI ,Il Cantastorie, Terza Serie n. 46 (96),Luglio-Dicembre 1993

PostDateIconLunedì 24 Settembre 2007 16:25 | PDF | Stampa | E-mail

VENTICINQUE ANNI DI BUONE NOTE                                        

"Il gruppo di ricerca e canto popolare La Macina ha celebrato quest'anno i venticinque anni di attività. A questo avvenimento è stata dedicata quasi interamente l'ottava edizione del Monsano Folk Festival [...] Il Festival [...] si è concluso con la "Maratona-Macina". Una no-stop di oltre quattro ore in cui sono stati chiamati a raccolta tutti gli informatori, fonte documentale vivente del patrimonio orale marchigiano da cui La Macina ha attinto il suo repertorio. Per l'occasione è stata presentata anche la Mostra "Venticinque anni di buone note" che attraverso le fotografie, manifesti, locandine, articoli di giormali, ripercorre la storia della formazione monsanese.  Costituitasi nel lontano 1968 La Macina ruota da sempre attorno la fugura carismatica del suo fondatore: Gastone Pietrucci [...]            

[...] Pietrucci non ha mai abbandonato l'indagine sul campo che considera fondamentale. Ha dato un contributo importantissimo agli studi di cultura popolare, in particolare dell'area anconetana, con la pubblicazione nel 1985 di una voluminosa raccolta di ballate, canti, strambotti, ninne-nanne, roverbi ecc... Un insieme tra i più cospicui del panorama marchigiano, dove tutto il materiale, frutto di centinaia di ore di interviste e registrazioni sul campo, è ordinato in modo serio e scientifico. Altro importante risultato del suo lavoro di ricerca e di stretto rapporto con gli informatori è stata la rivitalizzazione dei canti rituali di questua, un patrimonio culturale quasi completamente scomparso e defunzionalizzato che con un paziente, costante intervento Pietrucci ha recuperato. [...]

Tiziana Oppizzi e Claudio Piccoli, Il Cantastorie, Terza Serie n. 46 (96), Luglio-Dicembre 1993

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Riccardo PIETRONI ,La Gazzetta di Ancona, 29 Dicembre 1988

PostDateIconLunedì 24 Settembre 2007 16:03 | PDF | Stampa | E-mail

IL 1989 SARA' PER 'LA MACINA' L'ANNO                             DEL "CENTRO TRADIZIONI POPOLARI"                    Intervista a Gastone Pietrucci, da vent'anni appassionato promotore                                                                             

" MONSANO - Gastone Pietrucci di Monsano, dai suoi concittadini, è ormai considerato un'istituzione che da lustro al paese natio [...], con la sua ttività di ricerca sul campo delle tradizoni popolari marchigiane, espresse poi attraverso i canti del gruppo "La Macina" ormai conosciuto anche oltre confine. Recentemente si è inaugurato il C.T.P. (Centro Tradizoni Popolari) con sede a Polverigi di cui Gastone Pietrucci è Direttore. Da noi intervistato per essere informati sull'attività di questa nuova istituzione,  ci ha rilasciato una lunga dichiarazione.                                                                         

"Con il C.T.P. si intende istituzionalizzare ciò che 'La Macina' ha realizzato in venti anni di attività volontaristica [...] Catalogare, riordinare tutto il materiale prodotto finora, costituisce il primo passo verso la creazione di un Centro che possa dare contributi validi come quellio già esistenti a Milano (Ernesto De Martino) a Roma (Gianni  Bosio) [...] Le nostre ambizioni appariranno forse esagerate, ma il C.T.P. si prefigge di oltrepassare i confini regionali, per arrivare a dimensioni nazionali, in quanto altrimenti non avrebbe motivo di esistere"                             Sono in molti ad essere convinti che il marchio del C.T.P. coniato dall'Architetto Stefano Santini di Jesi, già molto conosciuto nella nostra regione, diventerà famoso nel volgere di poco tempo [...] ciò in quanto il gruppo di canto popolare 'La Macina', d'ora in avanti, sotto l'egida del Centro Tradizoni Popolari, continuerà la sua attività anche a livello internazionale [...]

Riccardo Pietroni, La Gazzetta di Ancona, Giovedì 29 Dicembre 1988

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CORRIERE ADRIATICO, Domenica, 26 Luglio 1987

PostDateIconLunedì 24 Settembre 2007 15:44 | PDF | Stampa | E-mail

Il gruppo di canto popolare in un'estate ricca di concerti        TOUR SVEDESE PER LA MACINA

"Estate intensa di concerti e di appuntamenti per il Gruppo di canto Popolare "La Macina", una delle formazioni più interessanti ed impegnate del panorama della musica popolare italiana. Reduce da un tour in Piemonte, dove tra l'altro ha partecipato al terzo Festival Internazionale Folk di Torino ed alla seconda edizione di Biella Estate Folk, riscuotendo un grande ed unanime successo di pubblico e di critica, il Gruppo "La Macina" si appresta per una importante tournée in Svezia, dal 26 luglio all'8 agosto p.v. [...]  Per "La Macina" sono già programmate una serie di concerti in varie località svedesi, tutte nei dintorni di Stoccolma, come Hallesberg, Karlskoga, Svarta, Saffle, Gustavsvik, Orebro e la stessa Stoccolma. [...]                          [...] Un gruppo "La Macina" che non finoisce mai di stupire per l'impegno che mette nella ricerca dei vecchi canti che tramandano alle nuove generazioni la cultura dei nostri nonni, una cultura che anche grazie a gruppi come quersto diviene storia."

CORRIERE ADRIATICO, Dom enica 26 Luglio 1987

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Luciano Galassi , Loreto, 21 Aprile 2008

PostDateIconDomenica 23 Settembre 2007 16:48 | PDF | Stampa | E-mail

  Da una lettera ricevuta il 23 Aprile:

"Gentile Gastone,                                                                     non credo tu possa ricordati di me, tuttavia le nostre strade si sono incrociate più volte, da lontano, seguendo con passione il filo longevo e vitale della "Macina", le sue "contaminazioni" con la Gang e il Gran Concerto con gli Ambàradan, e le varie manifestazioni legate ai canti rituali di questua e intese a conservare e riproporre, almeno in parte, al cultura del mondo contadino. [...]  Ti scrivo perché domenica 20 aprile, a Recanati, ho assistito ad un concerto - "Nel fragoroso silenzio di Dio" - proposto da Marco Poeta e l suo gruppo (tra gli altri, anche Adriano Taborro) e dedicato alla vita e al pensiero di Thomas Merton.                                                                                       Tra i vari brani presentati, è stato proposto anche il canto "Sotto la croce Mmaria..." - capolavoro d'amore e di lacerante e lacerata dignità - da te, in precedenza, magistralmente interpretato. A casa ho riascoltato più volte il tuo brano, che è per me ogni volta fonte di grande e profonda commozione, fino alle lacrime e, per quei fili misteriosi che a volte, improvvisamente, ci fanno realizzare la sintesi preziosa di un pensiero, attorno al quale si è magari girato per anni, ho creduto di cogliere il senso di tanta passione e di tante energie dedicate ad un mondo oramai scomparso.

La voce degli ultimi, dei poveri, dei contadini, raramente ha trovato spazio su quel palcoscenico "artificiale" che chiamiamo storia, e che è stato puntualmente amministrato e gestito dalle classi egemoni, che hanno attribuito a loro stesse il primato della cultura, dell'arte, della "voce", del potere di fare e disfare, dimenticando o negando la voce e la presenza di chi, con fatica, il sudore, la sottomissione, la mancanza di riconoscimenti, e a volte anche il sangue, quel mondo nutriva. Di quegli uomini sono rimaste poche tracce (a parte i libri scritti da altri su di loro), come gli oggetti materiali, gli strumenti del lavoro e della quotidianità, ora collocati nei vari musei del mondo contadino, oppure i canti e le danze che sono giunti sino a noi, e ai quali la tua opera e quella dei tuoi collaboratori ha dato testimonianza.                                                                           Quella gente non ha avuto la possibilità né gli strumenti per potersi esprimere al pari di un Dante o di un Petrarca, tuttuvia credo che la tenerezza, la delicatezza, la sensibilità, l'amorevolezza, la tenacia e la forza, abbiano fatto parte integrante delle loro esistenze. Ma lo spazio gestito dai potenti, che erano preoccupati solamente della propria immagine e che troppo spesso "dimenticavano" le violenze, le ingiustizie e i soprusi da loro perpetrati, non consentiva che la realtà di quegli uomini facesse parte della storia da ricordare. Luce accecante per loro e ombra per tutti gli altri.                                            Così mi sento di dire che anche la tua opera, specialmente per quanto riguarda le Marche, è un atto di "dovuta" e riconoscente "riparazione", di recupero di una dignità negata, e testimonianza della vita di esseri umani che hanno certamente contribuito anche loro, come artefici, al cammino dell'uomo.                                                                           Anch'io sono figlio di contadini e anche i miei nonni lo erano. Alla gente dei campi io sono profondamente grato, anche perché ha costituito il mondo della mia infanzia, un buon mondo, semplice e pieno di vitalità, di generosità e di saggezza, seppure segnato da fatiche pesanti e, spesso, dalla miseria. Non intendo certamente farne un'immagine idilliaca, visto che anche quel mondo conteneva una varietà e una diversità di "paste umane", ma la sintesi e il senso ai quali sento di essere ora pervenuto, li percepisco come il mio atto di celebrazione del mondo contadino, ingiustamente posto ai margini dell'esistenza comune. E' "l'altare" di una sacra memoria, davati al quale possiamo ancora accendere il lumicino della nostra riconoscenza, rivendic ando per noi, quali figli ed eredi, quella possibilità di espressione a loro storicamente negata. Un grido del dolore, della dignità e della memoria, che finalmente raggiunga, anche per loro, il cielo, a sciogliere, magari nelle lacrime, un nodo di ingiustizia e di colpevole dimenticanza.                                                          Concludo con una mia breve e semplice poesia che sintetizza tutto ciò:

Canto la gente senza memoria                                                 gettata fuori dai libri di storia                                                     canto la voce, le lacrime stanche                                                    di umili genti,  dalle mani ormai sante.

Grazie per tutto quello che hai fatto e che continui a fare, con passione e generosità.

Luciano GALASSI, Loreto , 21 Aprile 2008"

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