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Critiche

Luciano MASSETTI, MusicClub, Anno IV, n. 25, Ottobre 1993

PostDateIconMartedì 30 Ottobre 2007 23:10 | PDF | Stampa | E-mail

"[...] Questo Angelo che me l'hai ferito 'l core... è il loro migliore ad oggi [...] achiunque senza predilezione per il folk può amarlo ugualmente[...] Un disco di svolta per il gruppo marchigiano [...] Un lavoro raffinato e sublime per chiunque ami ricercare passioni profonde nella tradizione musicale [...] Un'uscita importante per il modo discografivo".

Luciano Massetti, MusicClub, Anno IV, n. 25, Ottobre 1993

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Massimo RAFFAELI-Francesco SCARABICCHI ,Introduzione della brossura, Gastone Pietrucci-La Macina, El vive d’omo, 2007

PostDateIconMartedì 30 Ottobre 2007 16:35 | PDF | Stampa | E-mail

Perché Scataglini

 

[...] Non si tratta, da parte della Macina, di un meccanico mettere in musica Scataglini, ovvero di illustrarlo (che sarebbe operazione parassitaria, persino temeraria); si tratta, semmai, di interpretarlo e, alla lettera, di tradurlo, come farebbe un pittore, uno scrittore o appunto un musicista che si ispirasse esplicitamente alla sua opera. [...]

 

"E’ stato giustamente rilevato che l’opera in versi di Franco Scataglini, dalla prima raccolta E per un frutto piace tutto un orto (’73) al suo poema-culmine El Sol (’95), si sviluppa secondo un ascendente verticale: dal patimento carnale, nelle forme più dure dell’esproprio e della penuria, alla nuda espressione di un valore per cui la vita coincide esattamente con il senso della poesia. Non perché la poesia sostituisca o surroghi la vita ma, al contrario, perché imponendosi con forza invasiva essa ne restituisce tutto lo spessore e il pulsare lancinante.           All’apice di un lungo viaggio dentro l’esistenza, le immagini terminali della Rosa e del Giardino sono, per Scataglini, come l’antipode e il riscatto di quelle che ne ferivano crudamente l’avvio, vale a dire il Carcere, il Mattatoio e il Labirinto in cui l’uomo si aggirava accecato, senza requie e destino, alla pari di un Minotauro.                                                                             Sono, queste, immagini della cultura classica (e Scataglini fu in effetti poeta di straordinaria raffinatezza) ma traslate in una lingua che si origina da dentro e dal basso. E’ la lingua medesima dei provenzali e di Dante ma, nello stesso tempo, è il bacino in cui rampollano da sempre i dialetti, gli idiomi di un’atavica civiltà rurale e artigianale. Inimitabile è la pronuncia del poeta anconetano ma è di lì che deduce la sua materia prima; ed è lì che La Macina lo incontra, nell’intersezione di carne esplosa e struggente spiritualità, nella speciale risonanza che fa della voce popolare un segno di aristocrazia. Non si tratta, da parte della Macina, di un meccanico mettere in musica Scataglini, ovvero di illustrarlo (che sarebbe operazione parassitaria, persino temeraria); si tratta, semmai, di interpretarlo e, alla lettera, di tradurlo, come farebbe un pittore, uno scrittore o appunto un musicista che si ispirasse esplicitamente alla sua opera.  Infine è un modo per tornare a leggerlo, per accogliere il senso della sua perdurante eredità."

 

Massimo Raffaeli-Francesco Scarabicchi, Introduzione della brossura Gastone Pietrucci-La Macina, El vive d’omo. Dal canzoniere poetico di Franco Scataglini musicato ed interpretato da La Macina, 22° Monsano Folk Festival, 2007

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Raoul MANCINELLI, Jesi e la sua valle, n. 9, 1 Maggio, 1981

PostDateIconLunedì 29 Ottobre 2007 23:21 | PDF | Stampa | E-mail

"[...] La musica popolare non è ancora dietro di noi, piuttosto ci sta davanti, basta solo saperla cogliere e ritrovare: La Macina lavora per questo [...]"

Raoul Mancinelli, Jesi e la sua valle, n. 9, 1 Maggio, 1981

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Stefania ULIVI ,Sette, Corriere della Sera,1 Aprile 2004

PostDateIconLunedì 29 Ottobre 2007 14:46 | PDF | Stampa | E-mail

“Macina-Gang, Nel tempo ed oltre, cantando […].  Ardito innesto di repertori tra l’agro-folk dei Macina e il combat rock industriale dei Gang. E funziona pure….”

(Stefania Ulivi, Sette, del Corriere della Sera, 1 Aprile 2004)

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Marco G. La Viola, Folk Bullettin, , n. 7 , Settembre 2001

PostDateIconDomenica 28 Ottobre 2007 23:28 | PDF | Stampa | E-mail

9 giugno 2001                                                                         Vercelli, piazza Cavour                                                   Folkermesse 2001                                                                     "La memoria, le radici e le ali"                                               Macina & Gang

 

" Io c'ero è il titolo della rubrica. E in questo caso ben si potrebbe aggiungere " e peccato per chi non c'era". Perchè il concerto che Macina-Gang hanno tenuto nella seconda giornata vercellese fi Folkermesse è uno dei migliori spettacoli degli ultimi anni. Quasi due ore di musica, in un continuo rimando tra rock e tradizione, in cui i due gruppi marchigiani hanno dimostrato la possibilità di ottenere un efficace equilibrio tra stili diversi, in un rispetto tra forme musicali che si concretizza nel vicendevole arrangiamento di brani dei rispettivirepertori.           

"La memoria, le radici e le ali", si intitola lo spettacolo, dove le radici e le ali rimandano all'omonimo album della Gang del 1991, e la memoria ricorda il grande lavoro che Gastone Pietrucci e i suoi compagni della Macina hanno fatto per conservare, riscoprendolo e reinterpretandolo, il patrimonio musicale dell'area marchigiana. Si inizia con "Le radici e le ali", della Gang, si prosegue con "Angelo che me l'hai ferito 'l core". E poi ancora "Kowalsky", "Stavo 'n bottega che llavoravo" e altri brani, spesso inblocco, come è d' uso de La Macina. E anche se la serata non promette niente di buono e l'impianto d'amplificazione fa le bizze [...] la forza e il piacere di suonare insieme dei nove musicisti sul palco compensano pienamente le machevolezze tecniche, con alcuni momenti d'intensa emozione e gradevolezza.  Le minacce di pioggia (concretizzatesi verso la fine del concerto) hanno penalizzato la partecipazione del pubblico, ma quello che era presente ha seguito con interesse e calore il concerto, in cui sono stati proposti oltre venticinque pezzi. Fra essi ricordiamo in particolare "La canzone dell'emigrante" (da Reds, album del 1989 della gang), una versione quasi "dylaniana" della "Cecilia", l'emozionante "Sesto san Giovanni", "Fra giorno e nnotte so' ventiquattr'ore".   Il risultato è uno spettacolo di grande compattezza e energia, in cui i differenti stili dei due gruppi sfumano l’uno nell’altro, creando una sintesi in cui si avverte, al di là delle differenti esperienze artistiche e musicali, come sia analogo il sentire e vivere l’impegno di dare voce alla cultura popolare. Nel caso della Macina ciò avviene con un approfondito e mai concluso lavoro sul patrimonio tradizioanle, per la Gang si concretizza ponendo al centro dei propri testi le problematiche sociali e politiche contemporanee. Tutti i partecipanti meritano una citazione: la Gang schierava, oltre al leader Marino Severini (voce e chitarra), Sandro Severini (chitarra elettrica), Francesco Caporaletti (basso), Paolo Mozzicafreddo (batteria), Fabio Verdini (tastiere e fisarmonica). Nuova (almeno per noi) la formazione per La Macina: accanto alla grande voce di Gastone Pietrucci c'erano Marco Gigli alla chitarra e voce, Roberto Picchio alla fisarmonica, Adriano Taborro alle chitarra e mandolino, con la presenza coordinante di Giorgio Cellinese. Da questa esperienza comune, che come è noto non si limita al concerto di Vercelli, verrà probabilmente tratto entro l'anno un disco, che promette di rinnovare il piacere di ascoltare o riascoltare questo insolito supergruppo.

Marco G. La Viola, Folk Bullettin,  Io c'ero, n. 7, Settembre, 2001

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Altri articoli...
  • Massimo RAFFAELI ,“World Music”, n.51, Novembre-Dicembre, 2001
  • Francesco SCARABICCHI, Ancona, Teatro delle Muse, 26 Novembre 2006
  • Francesca ALFONSI ,TG3 Marche, 21 Maggio 2001;
  • Ilario GALATI, MusicbOOm , Marzo, 2004

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