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Home Critiche Marco G. La Viola, Folk Bullettin, , n. 7 , Settembre 2001

Marco G. La Viola, Folk Bullettin, , n. 7 , Settembre 2001

PostDateIconDomenica 28 Ottobre 2007 23:28 | PDF | Stampa | E-mail

9 giugno 2001                                                                         Vercelli, piazza Cavour                                                   Folkermesse 2001                                                                     "La memoria, le radici e le ali"                                               Macina & Gang

 

" Io c'ero è il titolo della rubrica. E in questo caso ben si potrebbe aggiungere " e peccato per chi non c'era". Perchè il concerto che Macina-Gang hanno tenuto nella seconda giornata vercellese fi Folkermesse è uno dei migliori spettacoli degli ultimi anni. Quasi due ore di musica, in un continuo rimando tra rock e tradizione, in cui i due gruppi marchigiani hanno dimostrato la possibilità di ottenere un efficace equilibrio tra stili diversi, in un rispetto tra forme musicali che si concretizza nel vicendevole arrangiamento di brani dei rispettivirepertori.           

"La memoria, le radici e le ali", si intitola lo spettacolo, dove le radici e le ali rimandano all'omonimo album della Gang del 1991, e la memoria ricorda il grande lavoro che Gastone Pietrucci e i suoi compagni della Macina hanno fatto per conservare, riscoprendolo e reinterpretandolo, il patrimonio musicale dell'area marchigiana. Si inizia con "Le radici e le ali", della Gang, si prosegue con "Angelo che me l'hai ferito 'l core". E poi ancora "Kowalsky", "Stavo 'n bottega che llavoravo" e altri brani, spesso inblocco, come è d' uso de La Macina. E anche se la serata non promette niente di buono e l'impianto d'amplificazione fa le bizze [...] la forza e il piacere di suonare insieme dei nove musicisti sul palco compensano pienamente le machevolezze tecniche, con alcuni momenti d'intensa emozione e gradevolezza.  Le minacce di pioggia (concretizzatesi verso la fine del concerto) hanno penalizzato la partecipazione del pubblico, ma quello che era presente ha seguito con interesse e calore il concerto, in cui sono stati proposti oltre venticinque pezzi. Fra essi ricordiamo in particolare "La canzone dell'emigrante" (da Reds, album del 1989 della gang), una versione quasi "dylaniana" della "Cecilia", l'emozionante "Sesto san Giovanni", "Fra giorno e nnotte so' ventiquattr'ore".   Il risultato è uno spettacolo di grande compattezza e energia, in cui i differenti stili dei due gruppi sfumano l’uno nell’altro, creando una sintesi in cui si avverte, al di là delle differenti esperienze artistiche e musicali, come sia analogo il sentire e vivere l’impegno di dare voce alla cultura popolare. Nel caso della Macina ciò avviene con un approfondito e mai concluso lavoro sul patrimonio tradizioanle, per la Gang si concretizza ponendo al centro dei propri testi le problematiche sociali e politiche contemporanee. Tutti i partecipanti meritano una citazione: la Gang schierava, oltre al leader Marino Severini (voce e chitarra), Sandro Severini (chitarra elettrica), Francesco Caporaletti (basso), Paolo Mozzicafreddo (batteria), Fabio Verdini (tastiere e fisarmonica). Nuova (almeno per noi) la formazione per La Macina: accanto alla grande voce di Gastone Pietrucci c'erano Marco Gigli alla chitarra e voce, Roberto Picchio alla fisarmonica, Adriano Taborro alle chitarra e mandolino, con la presenza coordinante di Giorgio Cellinese. Da questa esperienza comune, che come è noto non si limita al concerto di Vercelli, verrà probabilmente tratto entro l'anno un disco, che promette di rinnovare il piacere di ascoltare o riascoltare questo insolito supergruppo.

Marco G. La Viola, Folk Bullettin,  Io c'ero, n. 7, Settembre, 2001

 

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