GIOVANNI FALSETTI SU L'OPERA DISCOGRAFICA DE LA MACINA SU FRANCO SCATAGLINI

GASTONE PIETRUCCI-LA MACINA
Da "TUTO E' CORPO D'AMORE" a "EL VIVE D'OMO" I-II
Ventiquattro liriche dal canzoniere poetico di Franco Scataglini musicate ed interprretate da La Macina
Doppio Bootleg Live (CD M.C.M. Records 050Cd-W-1509)
"[...] ho finalmente avuto il tempo di ascoltare il doppio cd che mi hai mandato [...] I dischi che mi hai regalato hanno riattizzato in me l'amore che ho sempre avuto per La Macina. Ti confesso che per me che sono 'esule' in Umbria, la musica della Macina è qualcosa che mi ravviva il senso delle radici, anche se soltanto nella nostalgia e nella malinconia. Una cosa mi è risultata chiara, fin dal primo ascolto del disco 'scataglianiano': i tuoi pezzi sono, nella loro bellezza peculiare e inconfondibile, una cosa nuova, diversa, rispetto alle poesie di Scataglini. Non inferiori o superiori, ma una cosa diversa, nuova. Questo, io credo è inevitabile, perché un conto è leggere un testo poetico aspettando che siano la propria immaginazione e voce interiore a dare volto e voce alla parola poetica che risuona dentro di noi e un conto è che la tua voce e la tua musica, Gastone, dotino di un senso, inevitabilmente altro , le stesse parole. Avviene la stessa cosa quando qualcuno che non siamo noi recita una poesia che conosciamo bene e ci pare che essa, per effetto della diversità della voce recitante, acquisti luce e significato nuovi: tanto più con la musica, che è un mezzo espressivo diverso dalla parola e che è  carico di un suo fortissimo senso peculiare.
Cosa sono diventate allora, le liriche di Scataglini dentro la musica e il canto de la Macina? Sono diventate quella particolarissima forma d'arte che viene genericamente classificata come 'canzone d'autore'. In questo senso il fatto che accanto ai titoli delle liriche scatagliniane compaiano tra parentisi anche il tuo nome e quello degli altri che hanno contribuito a creare quest' opera collettiva è la conferma di ciò che ti scrivo.
Le poesie di Scataglini rilette e interpretate (nel duplice senso, teatrale e letterario) dalla Macina, mi sono apparse come un bellissimo lavoro dialogico: da una parte stanno i testi di Scataglini, che per un momento hanno perso la loro autonomia significante; dall'altra la musica e la voce della Macina, che a sua volta ha ceduto al suo interlocutore poetico parte della propria autonomia musicale. Il risultato è un prodotto osmotico, per cui il testo di Scataglini, penetrato dal suono della vostra musica e dal timbro inconfondibile della tua voce, manifesta soprattutto certe armoniche della poesia del poeta di Ancona, quelle più legate all'humus dialettale e popolare; mentre la musica della Macina assorbe in parte le atmosfere popolari e in parte anche quelle medioevali, colte, arcaiche, attraverso l'uso di certi melismi arcaici e anche di strumenti come il violino. La musica della Macina riesce sempre esattamente a entrare in sintonia con lo spirito delle liriche di Scataglini, sia quando vuole essere elegiaca e contemplativa, come in Tuto è corpo d'amore, sia quando assume movenze ironiche come La via della Gabella, o ancora, quando assume i connotati della ballata tragica (Quindici Giugno, Carta Laniena), oppure si impregna di profonde atmosfere mediterranee arcaiche, che ricordano quelle di Creuza de ma, come Carcere demolito.
E' dunque un impasto originalissimo, che per un verso ci riporta alla sintassi comune della musica d'autore italiana (e francese): Ciampi, De André, Brassens. Per un altro verso però, questa musica suona nuovo perché inedite nel panorama della musica d'autore sono le parole di Scataglini e nuova suona la musica della Macina a contatto con questi testi. E qui si colloca il secondo lato del rapporto tra la vostra musica e i testi poetici: se è vero che la musica e la voce inevitabilmente connotano le parole scatagliniane è altrettanto vero che la forma poetica profonda che le strutture si comunica nella sua essenza intatta alla musica, obbligandola, in un certo senso, a esprimere la musicalità implicita che c'è in essa. Così, in questo rapporto triangolare tra testo poetico, musica, voce il tuo lavoro consegue l'originalità.
Per originalità io ho sempre inteso, bada bene, non il capriccio individualistico di chi scrive, dipinge, compone ecc., ma la capacità dell'artista di coincidere con lo Spirito storico collettivo. Nel caso della Macina, l'originalità consiste nel dare forma musicale appropriata al substrato folklorico peculiare delle nostre care Marche, in una forma che chiaramente non è più quella del popolo ma è spiritualizzata dal tuo lavoro interpretativo.
Un'altra perla da aggiungere alla corona! [...]".
 
Giovanni FALSETTI *, da una lettera scritta a Gastone Pietrucci, Perugia, 23 Giugno 2011.
 
* uno dei più importanti e significativi poeti e scittori marchigiani.  
 

Ultimo aggiornamento (Venerdì 09 Novembre 2012 17:34)