Fabio BRISIGHELLI , Corriere Adriatico,26 Gennaio 1999; 4 Maggio, 2003; 1 Marzo 2004; 12 Giugno 2006

" Cinque autentici menestrelli                                                   LA VERA VOCE DEL RICORDO E' LA MACINA

Assistere dal vivo a un concerto de "La Macina" ha rappresentato per noi un'esperienza nuova ed emozionante. Nel caso di questo straordinario gruppo capace di andare alla ricerca delle radici e delle tradizioni più autentiche legate al canto popolare, in un contesto operativo segnatamente legato alla marca anconitana, valgono oltretutto alcune precise riserve di originalità che ne fanno un piccolo "classico" del genere: prima fra tutte il contatto diretto con la fonte orale, sia essa il contadino della campagna di Monsano o la lavoratrice di filanda jesina, ovverosia i custodi più veritieri e spontanei di un repertorio vocale  che si è tramandato di bocca in bocca da tempi più o meno lontani, e che per nostra fortuna è potuto di recente passare per la trascrizione intelligente e rispettosa dell'originale di ricercatori benemeriti, come gli artisti del complesso in questione, decisi a fissare su uno spartito a memoruia presente e futura un prezioso patrimonio in musica altrimenti destinato all'oblio[...].

[...] Erano cinque i protagonisti del concerto "in famiglia" (per un ristretto numero di persone) a cui abbiamo assistito [...].       Tutti indistintamente danno voce e suono ai canti proposti, di volta in volta intonandoli in assolo, in coralità separata per gruppi o d'insieme, o in una sorta di rapporto "concertante" con un'ugola che svetta e le altre in controcanto.                          Con l'ausiliodegli strumenti consueti per questo particolare tipo di performance artistica (le chitarre, la fisarmonica, le percussioni, ma anche di fattura originale come il "segone", il cosiddetto violino dei poveri), La Macina riesce a condurre con il pubblico un dialogo musicale di grande suggestione, di impatto  emozionale immediato per chi ascolta [...]                                [...] Ecco, La Macina nei suoi interventi sa come trasmetterti questo riposto sapore di autenticità antica, con comunicativa rara. Sa inanellare nel canto sorriso e dramma, gioia e tristezza, secondo che si trascorra dalle cantilene iterative per divertire i bambini (di queste ce n'è piaciuta una in particolare, una secolare canzone a ballo del XVI secolo, "L'anatra", resa all'uninsono vocale con un'intesa  di prorompente allegria), ai canti del repertorio della filnada jesina, pervasi da un'amarezza di fondo bellisima e struggente ("Cattivo custode", della collezione Nigra, è semplicemente da antologia); secondo che si passi dai canti del popolo recanatese [...] al saltarello, alle ballate arcaiche o ai canti licenziosi di ammiccante allegria. Fino a un insospettato recupero del sacro, all'insegna di un "Salve Regina" popolare di poetica intensità".

Fabio Brisighelli, Corriere Adriatico,  Martedì , 6 Gennaio, 1999

 

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"[...] Ma l'appuntamento clou della serata è stato con Gastone Pietrucci e La Macina [...]. Gastone, all'aperto, con i suoi amici strumentisti, ha presentato ripercorrendo dal vivo i brani principali della sua ultima fatica discografica, il bellissimo, appena uscito CD, Aedo malinconico ed ardente, fuoco ed acque di canto; col suo splendido timbro arrochito, con quelle note che sembrano sprigionarsi appassionate dagli anfratti reconditi dell'anima, pronte ad aprirsi al dolore come all'allegria, nella rivisitazione colta ma fedele delle storie dei semplici, della gente del popolo. Il filo diretto con l'emozione più intensa era per ogni pezzo, ma si superava con canti quali "Benediciamo a Cristoforo Colombo", "La ballata del brigante Pietro Masi detto Bellente","Sotto la croce Mmaria".
Li avete tutti nel disco.
In fuoriprogramma, alla fine del concerto, il nostro straordinario "aedo" marchigiano ci ha intonato "Bella ciao". Sapete che il canto della Resistenza era in origine un canto, dolente, delle mondine delle risaie? Il pubblico ha potuto ascoltarlo anche in questa prima versione."

Fabio Brisighelli, Corriere Adriatico, Domenica 4 Maggio, 2003

 

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"Nel tempo ed oltre, cantando"
LA MACINA E I GANG CONQUISTANO LE MUSE

ANCONA - Il canto di Gastone Pietrucci fuoriesce con un'intensità viva e screziata di ricordi, nel fluire dei racconti raccolti dal vivo nella terra della Marcae rielaborati nel testo e nella musica, o raccordati a "universali fantastici" che interpretano i cicli ricorrenti della vita e della morte, del coraggio e della sopraffazione, della fedeltà e dell'amore: la sua voce è una raucedine dell'anima, che ti coglie nel profondo: Marino Severini è il folksinger militante, limpido e struggente, di ballate "politiche" della storia recente, il rapsodo di palpitante vitalità che attualizza e adatta i miti del passato.
Cantano bene insieme, l'uno con la sua Macina, l'altro con i suoi Gang. E insieme alle Muse di Ancona l'altra sera hanno presentato a un pubblico numeroso e plaudente "Nel tempo ed oltre, cantando", un suggestivo CD di dodici brani che incrociano le rispettive esperienze in musica e che vedono i due "interpolarsi" a vicenda nelle esecuzioni, l'uno sui pezzi dell'altro, per poi anche all'occorrenza fondersi, con esiti espressivi straordinari.
Nel teatro dorico, ci hanno fatto rivivere le storie "paradigmatiche" di Kowalsky e dei suoi sogni indistinti, dei sette fratelli Cervi, di Iside "raggio di luna", di Cecilia che piange "pel suo mmarì", della fabbrica di Sesto San Giovanni che "ruba e divora" gli anni migliori della vita, di Eurialo e Niso, giovani partigiani uniti nella vita e nella morte, come i due adolescenti eroi del mito di Enea; peraltro intervallandole con l'allegria e l'ammiccamento malizioso della filastrocca e della satira.
Nella seconda parte della serata, dopo l'umanissimo canto di Maria "madre" ai piedi di Gesù sulla Croce, il coro muto del pubblico in rimando al meraviglioso "Buonanotte ai viaggiatori" la diceva lunga sulla capacità di coinvolgimento emotivo delle due formazioni unite.
"Mala tempora currunt", caro Gastone e caro Marino, in periodi come questi di politica sopra le righe e di superficialità mediatica. Noi però vogliamo "resistere", magari sulle ali di una semplice canzone, che sappia come le vostre parlare alla memoria, oltrechè al cuore. "E domani chissà/ se ci incontreremo/ sulla riva di un sogno/ su una piazza italiana/ sotto l'arcobaleno".

Fabio Brisighelli, Corriere Adriatico, 1 Marzo, 2004

 

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"E' uscito il secondo CD dell' Aedo malinconico e ardente. Un lavoro tutto da ascoltare.
PIETRUCCI DELLA MACINA DUETTA CON MONI OVADIA

[...] La scrittura yiddish, sin dal primo verso (Unter dayne vaise shtern) ci restituisce quasi un tedesco ingentilito (ne costituisce del resto una parafrasi quasi letterale), non fosse altro che per l'intonazione accorta e sognante di Moni Ovadia, che canta il bellissimo testo insieme con Gastone Pietrucci, il quale nel suo adattamento italiano (Sotto la tua bianca stella) gli fa da contrappunto vocale con il corredo consueto della struggente tenerezza della sua ugola. Questo canto sarebbe piaciuto a Heine poeta e a Schubert musicista, perché un Lied in yiddish che ti entra nel profondo, con l'intensità della parola. E quando le due lingue e le due voci si intersecano nella strofa finale, pare proiettarsi con il canto in una sfera universale, in una sorta di esperanto degli affetti. Il brano in questione è il n. 10 dei 12 che compongono il secondo volume, appena pubblicato, della trilogia dell'Aedo malinconico ed ardente, fuoco ed acque di canto in via di realizzazione da parte del noto e apprezzatissimo complesso La Macina di Gastone Pietrucci appunto, rabdomante colto e insuperato di un repertorio vocale e strumentale tradizional popolare che affonda le sue radici nelle Marche ma che è tributario al tempo stesso di altre similari e al pari emozionanti tradizioni italiche. L'altro brano singolare è Pan pentito, un canto toscano del repertorio della compianta Dodi Moscati (anche in questo, come in un altro ancora con Pietrucci e Giovanna Marini, si esibisce Ovadia), di delizioso incanto in quel ritornello cadenzato sulla levità scandita di un tango argentino. E intrigante sempre, nell'emozione della viva voce, è ne La sposa morta, Marino Severini dei Gang, che con Gastone duetta in modo sempre stimolante ed espressivo.
Ma tutto il prezioso CD è da ascoltare, anche perché Pietrucci mette in campo altri importanti "compagni di viaggio", Allì Caracciolo, come Federico Mondelci e il suo impareggiabile sax, come tanti altri.
C'è anche, in fondo al libretto, un'interessante testimonianza dell'artista Enzo Cucchi, anche lui ammiratore sincero della Macina.

Fabio Brisighelli, Corriere Adriatico, Lunedì 12 Giugno, 2006