Oscar GROBETICH, dalla recenzione ad "Angelo che me l’hai ferito ‘l core…", Folk Bulletin, n. 9, Novembre, 1993

" Questo giornale è da tempo un sotenitore di Gastone Pietrucci, della "sua" Macina, del "suo" Centro di Tradizioni Popolari. Ci sarà molto difficile essere obiettivi (ma è proprio vero che un giornale come il nostro deve essere obiettivo? E cosa vuol dire obiettivo?), però cercheremo nonostante tutto di esserlo. Presentato questa estate, durante il Festival di Monsano, nel cuore di quella provincia di Ancona che è da venticinque anni il territorio di ricerca e rivitalizzazione portate avanti da La Macina e da ancor più tempo ragione di vita di Gastone,  Angelo che me l'hai ferito 'l core... rappresenta certamente il punto massimo raggiunto dal gruppo marchigiano per quanto riguarda almeno le loro registrazioni.                                                

Dall'ormai lontano "Vene il sabado e vene il venere..." in poi, pur mantenendo un livello qualitativo pressocchè costante, i dischi de La Macina hanno sempre perso il confronto con le loro apparizioni dal vivo, quantomeno sul terreno della freschezza, del coinvolgimento emotivo, della capacità di comunicare. Questo ultimo lavoro ripaga della sua lunga attesa: senza voler per questo muovere alcun tipo di critica ai vari cantori e musicisti che hanno fatto parte in passato del gruppo, o ai membri attuali nelle loro precedenti registarzioni, possiamo ribadire il concetto che Angelo che me l'hai ferito 'l core... è il miglior disco de La Macina. Poggiare questa affermazione su rigorosi capisaldi e motivarla punto per punto o brano per brano è forse un esercizio inutile: certo è che appena inserito nel cassettino del lettore il CD (finalmente!) dalla bella copertina a fondo rosso e arrivate in cuffia le prime note della "title-track", ci sembra di essere lì seduti in prima fila a goderci un concerto dei quattro amici, di quelli nelle serate di miglior vena, in condizioni ottimali da ogni punto di vista.                                                        Quando poi inizia il secondo pesso "La va giù la va giù pe' sse contrade..."  la sensazione è ancor più rafforzata: ci sembra di immedesimarci nella scena riprodotta nella fotografia che illustra a pagina 6 (purtroppo solamente) il libretto del vinile; c'è un'energia, una carica vitale, una comprensione profonda del significato di quel che si sta facendo che certamente La Macina è riuscita stavolta a trasferire pienamente anche nella freddezza della sala di registrazione.                                                          Unica nota di relativa imperferzione del Compact è il fatto di essere AAD, ma non avrebbe potuto essere diversamente: sul supporto digitale ogni tanto qualche suono vocale "frigge" un pò. Ma la qualità delle voci e anche la maggior cura posta nella parte strumentale (sia negli arrangiamenti sia nell'esecuzione) compensano ampiamente il difetto .                                                                                                  Raccomandatissimo a tutti quelli che non hanno bisogno di trascinanti musiche per danza o di armonizzazioni estreme per apprezzare un lavoro discografico, a tutti quelli che amano il canto popolare, a tutti quelli che vogliono arricchire la propria discoteca con un lavoro fondamentale ".

Oscar Grobetich, Folk Bulletin, n. 9, Novembre , 1993, dalla recenzione al CD, La Macina, Angelo che me l'hai ferito 'l core..., 1993