Lucilla NICCOLINI, Corriere Adriatico, 5 Ottobre, 1986

La Macina è la voce della nostra terra

C’era una volta Caterina Nerina baffina de’la pimpirimpina…”. Così comincia la filastrocca più divertente tra quelle raccolte dal gruppo “La Macina”, e continua ossessivamente, come tutte le filastrocche, piena di “nonsense”, di suoni dolci e aspri, di sillabe che rotolano in bocca come le caramelle, tutto un frasario demenziale e sagace, ironico e favolistica che appartiene alla nostra tradizione marchigiana. C’era una volta anche un tesoro di canti e serenate, di balli e racconti popolari, da un colle all’altro, da un comune all’altro della Marca adriatica. Cosa ne resta, oggi, chi sa più cantare, intonare, anche solo ripetere piano piano, per assaporarli, i versi endecasillabi del patrimonio immenso e sommerso dei canti della terra, della terra dei marchigiani? I vecchi, pochi ormai, disseminati per la campagna, sono gli unici depositari di questa tradizione; spesso i loro figli non sanno più neanche il tono di quei canti. Eppure c’è chi con certosina pazienza, ma soprattutto con gusto della riscoperta delle nostre radici, accompagnato da una puntigliosa passione per le tradizioni folcloriche, lavora da anni al recupero filologico di quel tessuto arcaico. […]                                                       […] Più tardi, nel pallone del Teatro della Luna, ecco i menestrelli del gruppo “La Macina”: una esibizione di genere inusuale, piena di fascino ma inconfessabilmente carica di malinconia, anche quando il ritmo si frena e le frasi incomprensibili diventano gioco, favola, invenzione, follia ingenua e scaltra”.

Lucilla Niccolini, Corriere Adriatico, Domenica 5 Ottobre, 1986