Luca ANGELUCCI , Diario , Anno VIII, n. 18, 9-15 Maggio 2003

FILASTROCCA ROCK

" Storie italiane di ieri e di oggi raccontate attraverso sonorità antiche che si fondono persino con la psichedelia. E' in uscita il nuovo album di Gang e Macina dedicato alla memoria., Nel tempo ed oltre, cantando.
"Nel nome della memoria, delle radici e delle ali. Tre facce di un sodalizio musicale, quello tra i Gang e La Macina, cioè il rock e il folk che sgorgano dalle colline marchigiane, abbattono i confini regionali e confluiscono in sala di registrazione, dove sta per nascere un disco a quattro mani [...]
[...] Se Gang significa fratelli Severini, Macina rimanda a Gastone Pietrucci. Sessant'anni, jesino, barba bianca ma una vitalità da ragazzino, ha dedicato oltre metà della vita alla canzone popolare e alla ricerca etnomusicale. Un artista-studioso [...] che solo da pochi anni può permettersi il "lusso" di lavorare da professionista. Gli altri musicisti del gruppo, tutti trentenni, rappresentano le nuove leve. La "prima" Macina, con chitarre, fisarmonica e cembali, si esibiva nella Valle dell'Esino trentacinque anni fa. Oggi ha all'attivo dieci album e tournée in Europa, Canada e Sudamerica. In repertorio, serenate, brani licenziosi [...], canti degli emigranti e delle filandare, le setaiole marchigiane della prima metà del Novecento. Il tutto condito da sonorità sempre raffinate.

Come si possono, però, conciliare chitarre elettriche che chiedono al "vento tristo" di portarsi via la nuova borghesia berlusconiana, con un mandolino che inneggia a Cristoforo Colombo, scopritore del Paese in cui cent'anni fa si andava in massa a lavorare? Con uno stratagemma. Che è poi l'idea vincente del progetto: arrangiando e cantando i testi degli altri. I Gang reinventano, suonano e cantano La Macina, e La Macina fa altrettanto. E così può accadere che la filastrocca Cioetta cioetta (la civetta) assuma i contorni di un pezzo rock dai toni psichedelici, o che Sesto San Giovanni, ballata dedicata agli operai della periferia milanese, si trasformi in una delicata serenata. Sul palco salgono tutti assieme, una decina, perfettamente amalgamati, alternando un brano a testa. I cori, a volte, fanno venire la pelle d'oca.
I due gruppi si "corteggiano" a vicenda da dieci anni, ma il "matrimonio" si è consumato solo da due.                        "Apprezziamo il lavoro di Pietrucci da tanto tempo", ammette Marino Severini, "e quando ci ha proposto di collaborare non ci siamo tirati indietro. Suonare con la Macina è un onore".        Parole sincere di uno che, due anni fa, a metà concerto, ha giurato: "Il mio sogno era di suonare con tre autori: Bob Dylan, Joe Strummer, leader dei Clash, e Gastone Pietrucci".
"E' una grande emozione
", dice Severini, "vedere che le nostre canzoni possono far parte, a pieno titolo, della tradizione popolare. Perchè è da lì, in fondo, che tutti noi proveniamo. E considero il rock stesso il linguaggio popolare del Novecento".
Gli fa eco Pietrucci: "Il rapporto con i Gang è travolgente. Uno scambio di sonorità e di emozioni che sta arricchendo e divertendo entrambi. Nel rispetto del messaggio, mai futile, che ci sta a cuore e che ha ispirato i brani del cd: la memoria..."
[... ] Certo, la memoria. E le doti divinatorie?. Nel loro concerto, compare anche un testo scritto nel 1995 dai Gang che sembra l'anticipazione del girontodismo. Il brano s'intitola Il palazzo di Babele e chiude così: "Gira, gira e fai la ruota, gira, gira girotondo, che a forza di girare faremo insieme un altro mondo". Nanni Moretti approverebbe".

Luca Angelucci, Diario, Anno VIII, n. 18, 9-15 Maggio, 2003