a La Pasquella - b Saltarello

da LA MACINA | VENE IL SABADO E VENE IL VENERE...

GIORGIO CELLINESE & LA MACINA, 2008

JEMECE A FFA’ UN SONNELLINO IN FONDO ALLO STAGNO

ANCORA DISPONIBILE  (560 COPIE)
  1. Cuculo mio cuculo…
  2. Annina ha fatte tarde… (serenata)
  3. Cialvavì cialvavì…
  4. Benediciamo a Cristoforo Colombo….
  5. La pesca dell’anello (Nigra 66)
  6. Cummara Gatta cummara Gatta…
  7. Mo’ t’acconde la favule de cummara Gattucce…
  8. Ahi mammà ahi papà…
  9. Ahi mammà ahi papà…
  10. Trapanarella
  11. Signor capitano prepara un bel lettino…
  12. Caro bon cappitano ‘na grazia io te cerco…
  13. Cecilia (Nigra 3)
  14. Questa è la favola de mamma Prudenze…
  15. Pertesinella
  16. Gran cordojo (Passione Italia Centrale II)
  17. Cappuccetto rosso
  18. Fa’ la nanni fa’ la nanne…
  19. Fa’ la nanni fa’ la nanni…
     Con la partecipazione straordinaria di:
      Marino & Sandro Severini (Gang)
Può accadere in un pomeriggio d’estate. Mentre siamo li annoiati, a seguire la solita ‘lezione di Storia’, ecco che compare davanti a noi un coniglio bianco, con tanto di panciotto e orologio. Un Biancoconiglio! E noi, come Alice, via ad inseguirlo per i campi fin dentro la sua Tana. E poi giù, giù, fino… ‘in fondo allo stagno’.  A Giorgio è capitato; non solo, ma ha voluto trascinare anche noi laggiù, dove abita il Sogno! Perchè qui non si tratta di semplici ricordi o di esercizi di memoria: qui c’è qualcosa in più; qui c’è il Ritorno!  Come nelle favole ritorna un Mondo. Quel Mondo perfetto, magico e feroce come la Bellezza.  Il Mondo dell’infanzia, del nostro giardino segreto e perduto. A portarlo è un Vento che, chissà dopo quanti giri e giri, eccolo che torna di nuovo. Può accadere all’alba o  al tramonto o addirittura in un pomeriggio d’estate. E’ quel Vento che ci fa tremare l’anima come fosse una foglia o un filo d’erba o un’ala di farfalla. Qui a tremare è la voce di Giorgio. Che Canta! Un canto che muove e commuove, vibrando. Senza questa Voce tutto tornerebbe nei recinti e nei confini della realtà, o nella ‘lezione di Storia’ dalla quale siamo scappati per inseguire il coniglio bianco. Invece grazie a questa Voce tutto si incanta, si apre, di distende e… ci s’innamora! Come quella volta che ho visto una carovana di cammelli passare per la cruna di un ago, giuro! Di cuore Grazie Giò, per questo Viaggio in fondo allo stagno.”
Marino SEVERINI, Appignano 17 Aprile 2008. Dalla presentazione del libro “Jemece a ffa’ un sonnellino in fondo allo stagno”

“Il luogo di confluenza tra ricordo e memoria segna la storia di quella iniziatica salvezza che conduce le cose fuori dal gorgo della disperazione.  In tale luogo si porta Giorgio Cellinese, che con questo dono ci rilascia, come li avesse tenuti prigionieri in sè fino a poco fa, i ricordi di quella che era solo la sua infanzia e che ora diventa il punto di storia.  Giorgio, ricercatore che affianca la poderosa ricerca di Gastone Pietrucci, si pone con questo lavoro a mezzo campo tra quel ricercatore che dunque è, e l’informatore che è prezioso che sia, con il magico portato delle sue alchimie, dell’andante coralità delle sue sirene, madre e zie, della sobria scansione maschile, con la grazia del racconto, sia esso in forma di canto, che parlato. E racconto è il suo canto, lui che non nasce cantore, lo diviene nella mappa della memoria a fissarne il disegno, trasportarlo dalle rive della tenera perduranza del ricordo, a quelle della scienza del conservare.  Grazia è anche quella sua lingua gentile, che fa della inintelligibilità di molte parole l’andamento musicale di una misteriosa arcaicità. L’enigmatico canto delle Sirene, appunto.  Egli compie ciò  con la limpidezza delle pietre sul fondo del torrente, che fanno dubitare della presenza dell’acqua tanto essa è tersa, o della in/consistenza delle pietre tanto esse sono trasparenti.  Il solare doppio d’acqua del riparato, protetto, ‘fondo dello stagno’. “

Allì CARACCIOLO a Giorgio. Macerata, il 15 di Aprile 2008, Il doppio d’acqua. Dalla presentazione al libro “Jemece a fa’ un sonnellino in fondo allo stagno”.
 
 
“[…] E così ecco sgorgare, come un fiume in piena, i ricordi, i canti, le tradizioni, i riti, le favole (incredibile, sanguigna e feroce la favola di Cappuccetto rosso, tra l’altro mai nominata e meno che mai con quel nome e lontana anni luce dal modello della favola classica di Perrault, calata perfettamente nel linguaggio, nel clima e nella terra d’Abruzzo) che Giorgio attraverso il suo racconto farà rivivere e soprattutto conoscere, con la nostalgia e l’affetto della memoria […]  La Macina, presenta con piacere, orgoglio e simpatia questo suo (sinora) silenzioso e discreto componente, facendogli da spalla e da colonna sonora, assecondandolo e seguendolo in questo suo e nostro viaggio della memoria”.
Gastone PIETRUCCI, Jesi 27 Giugno, 2001. Dalla Premessa al libro “Jemece a ffa’ un sonnellino in fondo allo stagno”